Lo tiravano tutti per la giacchetta da giorni: «Pierluigi sul caso Penati devi parlare tu...». E alla fine il segretario del Partito democratico non si è tirato indietro. Ieri durante una festa del Pd a Pontelagoscuro, vicino a Ferrara, Bersani ha affondato il colpo, “scaricando” l’ex capo della sua segreteria politica, accusato di tangenti incassate quando era sindaco di Sesto San Giovanni, comune alle porte di Milano, e chiedendogli in pratica senza giri di parole di rinunciare alla prescrizione. «In uno stato di diritto – ha detto Bersani – la scelta (se rinunciare o meno alla prescrizione, ndr.) va lasciata alla persona e ai collegi di difesa. Come partito possiamo dire che le prescrizioni non ci piacciono, anche se si parla di cose, di 7-10 anni fa, perché vorrei che su queste vicende non ci fossero ombre e si arrivasse alla verità». D’accordo con lui anche il capogruppo alla Camera Dario Franceschini: «La rinuncia alla prescrizione di Penati sarebbe giusta e positiva, ma è l’individuo che deve decidere: se si distingue, come ha fatto giustamente Penati, il percorso personale da quello del Pd, il Pd non può dirgli cosa fare».Insomma, nessuna ombra si deve addensare sopra ai democratici. È questa la linea da tenere. Per quanto riguarda invece la questione relativa ad una eventuale espulsione dal partito dell’ex segretario del Pci della “Stalingrando d’Italia”, Bersani ha precisato che «sono meccanismi affidati allo statuto e alla commissione di garanzia che è al lavoro, si farà un’opinione e ci dirà. Noi non intendiamo interferire in nessun modo con la magistratura, perché abbiamo un profilo etico che ci interessa preservare». Ma il problema dello statuto sarà affrontato comunque a breve. Infatti, a riguardo, ha chiarito Luigi Berlinguer, presidente della commissione di garanzia del Pd, bisognerebbe rendere più chiara la definizione di «correttezza di un politico» in modo da evidenziare al meglio la possibilità di scegliere l’espulsione come “punizione” adeguata. Berlinguer dice che già dal 9 di settembre il Pd si metterà al lavoro su questo punto. «Quanto a Penati – ha spiegato ancora Berlinguer – dopo averne parlato con Pier Luigi Bersani, si è convenuto che avesse tutti i diritti di difendere la sua onorabilità come qualunque altro cittadino, ma ha altrettanto diritto di farlo il suo partito». Penati, uomo in passato vicinissimo a Bersani, con il suo caso giudiziario continua a lacerare il partito. Ieri ancora una volta c’è chi ha fatto quadrato nei confronti del segretario nazionale, cercandolo di proteggerlo dal fuoco nemico e amico. «Siamo un partito di oltre 10 milioni di elettori e non consentiamo a nessuno giochini, né operazioni di sciacallaggio sul Partito democratico», ha ammonito Francesco Boccia, esponente di punta del partito in Puglia e molto viciono a Massimo D’Alema. E intanto, dopo Walter Veltroni, anche Piero Fassino, ex segretario dei Ds e attualmente sindaco Pd di Torino, ha deciso di querelare Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato per le sue dichiarazioni sui democratici e su Penati. «Ho dato mandato ai miei legali di sporgere querela nei confronti del Senatore Gasparri per le sue affermazioni calunniose e denigratorie», ha detto Fassino. Ma Gasparri insiste: «Le intimidazioni non mi faranno tacere».