mercoledì 13 aprile 2022
A piazza di Spagna il sit-in dei giovanissimi per la pace in Ucraina. Più di cento studenti delle medie coinvolti dai "Giovani per la Pace", in unità con Papa Francesco.
Il "Peace-mob" dei Giovani per la Pace di Sant'Egidio

Il "Peace-mob" dei Giovani per la Pace di Sant'Egidio - Foto Palmucci

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​​Poche parole, tanti gesti. In una calda mattinata di primavera, sono una nuvola di colori i ragazzi delle scuole medie di Roma, riuniti a piazza di Spagna per il “Peace mob” di Sant’Egidio. Manifestazioni per la pace in Ucraina, quelle organizzate dai “Giovani per la Pace”, che sono diventate a Roma ormai un appuntamento fisso di queste settimane, dopo il sit in a piazza del Campidoglio e i raduni a piazza Vittorio.

I ragazzi mostrano striscioni contro la guerra

I ragazzi mostrano striscioni contro la guerra - Foto Palmucci

​«Siamo qui oggi perché vogliamo che in tutto il mondo si scenda in piazza per chiedere la pace in Ucraina», dice Gabriele, 13 anni, e poi sale sul palchetto allestito davanti alla scalinata di Trinità de’ Monti, insieme ad Eleonora, di 14. «La guerra sta uccidendo tante persone innocenti – ricordano i due giovanissimi al microfono, emozionati, - e noi ragazzi non possiamo più stare a guardare. Diciamo stop alle bombe!». Poi, quando srotolano davanti alla fontana della Barcaccia i teloni con i colori della pace, inizia la festa. Già perché la pace per gli adolescenti, più che tante parole, è qualcosa che si vede, si ascolta, si tocca.

La bandiera della pace srotolata in piazza di Spagna

La bandiera della pace srotolata in piazza di Spagna - Foto Palmucci

«Siamo nati senza guerra, vogliamo anche invecchiarci», si legge su uno dei tanti cartelloni colorati che i ragazzi muovono a tempo di musica. Sono più di cento, da circa dieci scuole della città, e sono molto attenti. Cala il silenzio soltanto quando è il momento di ascoltare le testimonianze di chi ha vissuto la guerra sulla propria pelle. Per prima la piccola Maria, fuggita dalla Siria, che ha visto cadere bombe accanto a casa sua. Poi è stato il turno di Lea Polgar, donna ebrea di 89 anni e testimone della Shoah, che, rivolta ai giovani, ha pesato ogni parola. «Ricordo a Roma gli aerei nemici che attraversavano il cielo, quasi oscurandolo, diretti verso il nord Italia, - ha raccontato, - tremava la casa e tremavo io, perché avevano una paura terribile». Poi ha chiesto ai ragazzi di combattere l’indifferenza, di aiutare i compagni ucraini, di coinvolgerli nella loro vita per alleggerire i loro dolori. Giovanissimi ucraini come Julia e Lilia, di 15 e 17 anni, a Roma da alcuni anni, ma spezzate a metà, con parte della famiglia sotto le bombe di Leopoli. «I nostri padri sono a combattere, - dicono, - Perché tutto questo? Siamo una nazione pacifica, con la guerra tutto è perduto».

Lea Polgar interviene al flash mob dei Giovani per la Pace

Lea Polgar interviene al flash mob dei Giovani per la Pace - Foto Palmucci

Alcuni dei presenti sono poco più che bambini. Arianna e Paolo frequentano la prima media all’Istituto Visconti, e sembrano avere le idee molto chiare. «Non capiscono che russi e ucraini sono popoli fratelli, - dice Arianna, - che senso ha uccidersi tra fratelli?». Paolo ascolta e poi interviene: «Gli accordi tra gli Stati servono, sicuramente, ma i soldati devono mettere giù le armi adesso, non c’è alternativa». Quello che i ragazzi possono fare, spiegano i due 12enni, è «organizzare flash mob come questo» e «parlare il più possibile di pace a tutti».

I ragazzi delle scuole medie in piazza per la pace

I ragazzi delle scuole medie in piazza per la pace - Foto Palmucci

Le professoresse guardano i giovani alunni mentre muovono gli striscioni. «I cartelloni li abbiamo fatti insieme in classe, - racconta una docente di matematica del Visconti, - ogni volta che possiamo partecipiamo ai sit-in». Poi Gabriele, 14 anni, legge la lettera dei "Giovani per la Pace", breve ma chiara. «Oggi ci uniamo all’appello di Papa Francesco, - dice, - e chiediamo una “tregua pasquale” al conflitto in Ucraina. Vogliamo un mondo in cui violenza e razzismo, non siano più nei nostri dizionari».

Più di cento ragazzi delle medie in piazza per la pace

Più di cento ragazzi delle medie in piazza per la pace - Foto Palmucci



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