venerdì 25 novembre 2011
A Strasburgo va in scena l’alleanza italo-franco-tedesca con il nostro Paese subito protagonista. Il presidente del Consiglio prova a fare la sintesi per smorzare la tensione tra le due Nazioni. «Dobbiamo andare verso l’unione fiscale, ma per fare questo occorre una revisione dei trattati comunitari».
Olli Rehn: in Germania imprenditori ostili a eurobond, Italia tagli debito e favorisca crescita
La serietà «impressiona» di Vittorio E. Parsi
L'ANALISI Il piano? Una politica di bilancio comune di Giuseppe Pennisi
Merkel: dal governo Monti «misure impressionanti»
Oggi il Cdm: nel mirino Ici e rendite catastali
COMMENTA E CONDIVIDI
«Noi siamo le tre principali economie d’Europa. Dobbiamo migliorare la governance, dobbiamo andare verso un’unione fiscale e una revisione dei Trattati che renda governabili le discipline di bilancio. Mario Monti è perfettamente all’altezza del suo compito. Francia e Germania presenteranno nei prossimi giorni proposte comuni perché ci sia più integrazione e convergenza nelle politiche economiche».Impalpabilmente, davanti a quel fondale blu che vorrebbe esprimere il fasto tranquillo della grandeur francese, Nicolas Sarkozy («le petit Napoleon», come lo chiama in privato la Merkel) invoca l’unione fiscale come urgente rimedio per rimettere in sesto l’Europa che vacilla di fronte ai colpi di una crisi che non risparmia nessuno, né i tanto decantati Bund tedeschi (che due giorni fa hanno rimediato una figuraccia all’ultima asta pubblica), né la supremazia virtuosa della Francia.Nessuno nei corridoi diplomatici lo ammetterebbe mai, ma è come se il duopolio Sarkò-Merkel, quell’asse, quel direttorio a volte invocato, tante altre volte esecrato, stesse tendendo la mano a un partner indispensabile, se pure in difficoltà, come l’Italia. E Monti raccoglie immediatamente il richiamo: «Dobbiamo andare verso l’unione fiscale – dice – se vogliamo una stabilità radicale dell’Eurozona. L’unione fiscale richiede regole, meccanismi per l’applicazione sicura e credibile di quelle regole. In questo contesto, e solo in questo contesto, c’è la questione della modifica del Trattato Ue per raggiungere questa unione fiscale. In questo modo molti altri temi a mio giudizio si sdrammatizzano. Gli stability bond quindi potrebbero dare un contributo significativo. Tutto è possibile a mio giudizio - conclude – dentro una solida unione fiscale».L’incontro trilaterale si chiude nella concordia. Ma è una concordia che nasconde la discordia più profonda. «Ritengo non opportuno, non utile e addirittura pericoloso che si propongano gli eurobond senza parlare della governance», dice Sarkozy, particolarmente irritato per le chiusure della Germania. «Siamo ancora lontani dall’avere tutti la stessa idea sul rafforzamento del Patto di stabilità – rincara Angela Merkel –: io temo che gli eurobond o stability bond finirebbero per livellare la competitività. Se tutti convergeranno insieme si potrà centrare l’obiettivo, altrimenti ci indeboliremo tutti».Certo, non è un idillio quello fra Sarkozy e la cancelliera. E forse sarà proprio Monti, che si pone come terza gamba del tavolo, un ponte che media fra i due grandi ma anche fra l’Europa del direttorio e i piccoli che raramente partecipano alle decisioni che contano.Su una cosa Merkel, Monti e Sarkozy concordano, se pure a denti stretti: l’indipendenza della Bce non si tocca e le riforme dei Trattati non coinvolgeranno i compiti né le prerogative della Banca centrale. Per il resto, disaccordo totale: la Francia vorrebbe trasformare la Bce in prestatore di ultima istanza, così come avviene con la Fed e la Bank of England, la Merkel proprio non ci sta. Disuniti alla meta. Ma con la ferrea volontà di salvare l’Europa e se stessi. Con l’aiuto dell’Italia.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: