martedì 29 ottobre 2019
Il cardinale: Obolo di San Pietro ben gestito. E l'ex sostituto Becciu: la Segreteria di Stato agì correttamente
Il cardinale Piero Parolin, segretario di Stato vaticano (Ansa)

Il cardinale Piero Parolin, segretario di Stato vaticano (Ansa)

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Per il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, l’operazione immobiliare londinese che ha innescato un procedimento giudiziario nello Stato della Città del Vaticano è «piuttosto opaca» e «quindi adesso si sta cercando di chiarire». Il porporato ha fatto questa affermazione parlando con i giornalisti a margine di un evento culturale ospitato nell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.

In precedenza il cardinale, alla domanda su come sia amministrato l’Obolo di San Pietro a suo parere, ha risposto: «Io credo che sia amministrato bene». I commenti di Parolin, i primi di un alto esponente vaticano sulla vicenda, arrivano dopo che la magistratura vaticana - su denuncia dello Ior e dell’Ufficio del Revisore generale vaticano - ha cominciato ad investigare su alcuni investimenti operati da alcuni uffici della Segreteria di Stato. Investimenti che, secondo L’Espresso, sarebbero stati fatti utilizzando anche l’Obolo di San Pietro.

In serata il cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi e Sostituto alla Segreteria di Stato fino al giugno 2018, tirato in ballo sulla vicenda dai media, ha replicato con una ferma dichiarazione all’Ansa: «Sono accuse infanganti che respingo in modo fermo e sdegnoso. Ho la coscienza a posto e so di aver agito sempre nell’interesse della Santa Sede e mai mio personale. Chi mi conosce da vicino lo può attestare».

L’accusa che il porporato sardo respinge con maggior forza è quella di «avermi dipinto come uno che ha giocato e manomesso i soldi dei poveri». «In Segreteria di Stato – spiega Becciu – avevamo un fondo intitolato: "soldi dei poveri". E ai poveri venivano destinati. Se invece per soldi dei poveri ci si vuole riferire all’Obolo di San Pietro, dobbiamo chiarirci. L’Obolo non è soltanto per la carità del Papa ma anche il sostentamento del suo ministero Pastorale». Entrando nel merito della vicenda il cardinale Becciu ribadisce che gli investimenti immobiliari dalla Segreteria di Stato erano «regolari». Le «difficoltà sono nate con il socio di maggioranza, con il quale mi risulta sono sorte questioni circa la gestione della parte della liquidità». E senza mai nominare il gestore del fondo, Raffaele Mincione, ha aggiunto: «Egli infatti, disattendendo le indicazioni reiterate in innumerevoli occasioni, anche per iscritto, continuava ad investire in attività che la Segreteria di Stato non poteva assolutamente condividere né approvare».

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