martedì 16 gennaio 2018
Istituto delle Domenicane al capolinea. Ma il Comitato genitori non si arrende
Parma, lotta per vivere la scuola più antica
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Chiude i battenti una delle più antiche istituzioni educative di Parma, attiva dalla fine del 1700. Il calo delle iscrizioni e la mancanza di ricambio tra le suore sono i motivi principali addotti dalle Domenicane della Beata Imelda per interrompere - dal 1° settembre di quest’anno - l’attività nella scuola paritaria dell’infanzia e primaria “Santa Rosa” e nelle secondarie di primo e secondo grado “P.G.E. Porta”. La drastica decisione è stata comunicata con una lettera del 9 gennaio a firma della priora generale della congregazione, suor Cristina Simoni, indirizzata alle famiglie dei 270 studenti e ai 43 dipendenti, tra personale docente e amministrativo. Ieri il Comune di Parma durante un’affollata riunione pubblica della commissione consiliare Scuola ha fatto sapere che ci sarebbe un soggetto interessato - ma nomi non ne sono stati fatti ufficialmente - a subentrare alle suore.

E domani è previsto un nuovo incontro per verificare la fattibilità della proposta. Intanto i genitori, riuniti in un comitato, intendono seguire da vicino l’evolversi della vicenda: «Abbiamo le idee molto chiare», spiega Radwan Khawatmi, imprenditore siriano di nascita, musulmano convinto che il cristianesimo sia un patrimonio della cultura italiana da difendere, scelto come portavoce delle famiglie. «Si sta facendo avanti qualcuno per subentrare e abbiamo posto una condizione precisa: qualsiasi acquirente deve far partecipare noi genitori alla trattativa perché vogliamo assicurarci che venga conservata l’identità religio- sa della scuola, salvaguardato il corpo docente e se possibile mantenuto anche l’immobile».

Edificio costruito ex novo nel 2007, cinque anni dopo che le Maestre Luigine - ordine fondato nel 1755 dal padre domenicano Giuseppe Eugenio Porta con la “cittadina” Rosa Orzi e titolari delle scuole fin dal 1779 - avevano scelto di fondersi con le Imeldine proprio per salvaguardare l’attività scolastica. «Il punto – precisa Giuliana Marcon, mamma di cinque figli, il primo dei quali è entrato nell’istituto paritario nel 2002 – non è quello di far sì che vengano assorbiti i nostri figli in altre scuole cittadine, ma mantenere il cuore della nostra scuola».

Che è anche il desiderio degli stessi studenti che hanno indirizzato una lettera aperta al sindaco Federico Pizzarotti: «Questa scuola ha insegnato a tutti noi alunni come poter vivere serenamente al di fuori della scuola, nel mondo del lavoro e in realtà differenti tra loro. Siamo una grande famiglia, che si porta rispetto e che soprattutto si vuol bene», scrivono. Che l’istituto sia una grande famiglia che va dall’asilo al liceo lo testimoniano le suore della congregazione che sono a Parma e che «si stanno spendendo per trovare una soluzione indolore», conferma il preside Giovanni Ronchini che a sua volta sta facendo tutto il possibile per «salvare il salvabile. La decisione delle suore è legittima ma quello che più addolora è il metodo scelto per la chiusura». Di sofferenza per la decisione presa e di scelta solo «apparentemente drastica» parla suor Leonia Dainese, vicaria generale della congregazione, che ha avuto l’incarico dalla priora di comunicare ufficialmente la chiusura.

Suor Dainese si augura che le sue parole «possano aiutare a dare maggior lucidità alla vicenda». La decisione, infatti, è frutto di una valutazione iniziata «da alcuni anni alla luce delle flessioni nelle iscrizioni - dal trend negativo è risparmiata solo la scuola dell’infanzia - e ai conseguenti maggiori oneri per noi. Cui va aggiunta la contrazione di vocazioni religiose e la mancanza di competenze interne alla nostra famiglia, necessarie per gestire la scuola. Non tutte le suore possono fare tutti i servizi». In ogni caso «la presidenza e le suore di Parma si prenderanno cura di contattare le scuole del territorio per cercare una soluzione», conclude suor Dainese.

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