giovedì 15 dicembre 2011
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​Scatta dal primo gennaio per i vitalizi dei parlamentari il passaggio al contributivo, sistema adottato per le pensioni di tutti i lavoratori. Lo hanno deliberato ieri l’ufficio di presidenza della Camera ed il corrispondente organo del Senato. A Palazzo Madama le nuove regole, che coinvolgono anche la diaria e il trattamento previdenziale dei dipendenti, sono passate all’unanimità, a Montecitorio si è registrato il voto contrario di Idv e Lega. Il contributivo si applicherà integralmente per i nuovi eletti, e pro rata per chi già siede in Parlamento. Con le nuove norme i rappresentanti del popolo sovrano non percepiranno più la pensione a 50 anni, ma allo scattare dei 65 nel caso abbiano versato i contributi per una sola intera legislatura. La scadenza viene avvicinata di un anno per ogni dodici mesi di mandato ulteriore, ma il limite inderogabile è fissato a 60 anni. Camera. La deputata di Idv Silvana Mura ha spiegato il suo "no" con il fatto che «i vitalizi non possono essere equiparati alle pensioni» e quindi non si può parlare di «diritti acquisiti», per cui il contributivo doveva applicarsi anche al passato. Per il Carroccio, Giacomo Stucchi ha riferito di aver proposto nell’ufficio di presidenza della Camera di portare a 65 per tutti l’età in cui è possibile ricevere la pensione. La nota di Montecitorio, nel ricordare l’impegno in tal senso preso dall’ufficio di presidenza il 21 luglio e gli indirizzi concordati tra i "numeri uno" Gianfranco Fini e Renato Schifani a novembre, puntualizza che per molti deputati le nuove regole comporteranno il differimento fino a dieci anni del vitalizio.Retribuzioni. Fini ha assicurato anche che entro il 30 gennaio convocherà l’ufficio di presidenza della Camera «per deliberare sulle nuove forme retributive» per i deputati «e su tutte le altre voci di spesa relative ai servizi ad essi fino a oggi garantiti». «Alla ripresa dei lavori – ha confermato Schifani – d’intesa con la Camera, ci occuperemo dell’adeguamento delle indennità dei parlamentari ma lo faremo senza arrenderci alle pericolose e irragionevoli spinte dell’antipolitica».Diaria. Il consiglio di presidenza di Palazzo Madama, comunque, ha deciso già norme più rigorose sulla diaria, che è una delle voci che formano lo stipendio del Senatore. Per la prima volta viene introdotta la penalizzazione in caso di assenza alle sedute delle commissioni e giunte: ai senatori non presenti nelle sedute in cui si svolgono votazioni sarà trattenuto un trentesimo della diaria per ogni giornata. Qualora nella stessa giornata siano convocate sedute dell’assemblea e delle commissioni, in cui si svolgano votazioni, verranno effettuate ritenute distinte. Per quanto concerne la disciplina dalle sedute del "plenum" di Palazzo Madama, viene mantenuta intatta la vigente normativa, in vigore dal 2002, che prevede la riduzione di un quindicesimo se non si partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell’arco della giornata. Sanzioni per la diserzione dalle sedute delle commissioni sono in vigore a Montecitorio già dall’ultima settimana di novembre. Dipendenti. La stretta sui costi della politica colpisce anche il personale delle Camere per il quale varranno le norme pensionistiche varate per tutti i lavoratori. Intanto i collaboratori parlamentari accolgono «con soddisfazione» l’impegno di Fini per regolamentare il loro rapporto di lavoro.
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