sabato 24 marzo 2012
​Il ministro Profumo: più autonomia per gli istituti. Appello dall’Associazione genitori scuole cattoliche per un progetto educativo che sappia rimettere al centro la persona. Don Viviani (Cei): nell’educazione responsabilità e speranze.
COMMENTA E CONDIVIDI
​Famiglia e scuola alleate in un progetto educativo con al centro la persona, ma anche unite per il rinnovamento del sistema scolastico italiano che si fondi sull’autonomia, sulla valutazione degli istituti, sulla professionalità degli insegnanti e sul pluralismo dell’offerta formativa. Dunque, sì ad una reale libertà di scelta per le famiglie del percorso più adatto per i propri figli, che concorre a dare maggiore consapevolezza del loro ruolo ai genitori. Il messaggio che arriva dall’Associazione genitori scuole cattoliche è un grido d’allarme per la sofferenza degli istituti paritari e la discriminazione che vivono da tempo. Tutto questo comunque, secondo il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, va inserito in un programma più ampio, che «superi gli steccati tra scuola statale e non, perché entrambe concorrono al bene comune». Non si esce dalla crisi senza un progetto sull’uomo, è il filo rosso del ragionamento del capo del dicastero; ecco perché la questione va affrontata puntando «sull’autonomia responsabile» degli istituti e «sulla competizione tra i centri educativi». Strumento essenziale, per Profumo, è da un lato la valutazione dell’insegnamento e «la nuova professionalizzazione» degli insegnanti, ma anche il raccordo tra i banchi e il mondo del lavoro. Nella scuola e tra le persone che la animano, convivono tre dimensioni che appartengono alla fede cristiana. Il direttore dell’ufficio Educazione, Scuola e Università della Cei, don Maurizio Viviani, infatti, più volte ribadisce l’importanza di avere «fiducia nell’educazione che ci carica di responsabilità» e speranza per una crescita armonica dei figli «con la famiglia che diventi una chiesa domestica», ma anche la necessità di continuare ad «esercitare la carità intellettuale».Riconoscere la funzione pubblica delle paritarie, significa adeguarle a livello europeo, un primo passo è nel finanziamento. «Liberalizzare l’istruzione e razionalizzare le spese - sottolinea così Maria Grazia Colombo presidente Agesc - costituisce la base per favorire una concorrenza virtuosa fra scuole paritarie e non, necessaria per il miglioramento della qualità didattica e della formazione del capitale umano». Nella scuola di oggi, però non vanno alzati muri, ma creati ponti tra istituti e genitori. Occorre dunque un patto, un’alleanza famiglia-scuola, aggiunge Claudio Marcellino, presidente del Faes (Associazione famiglia e scuola), «che aumenta la responsabilità nei confronti dei ragazzi, il termine ultimo dei nostri intenti». Il coro unanime del mondo dei genitori è «il grado di difficoltà del sistema educativo attuale», ricorda la presidente del Coordinamento genitori democratici Angela Nava, un’apnea «di ordinamenti, d’investimenti e di formazione dei docenti». Quello che appare è un’autonomia incompleta della scuola, che va perciò rilanciata ma, ricorda il presidente dell’Age (Associazione italiana genitori) Davide Guarnieri, «non c’è qualità in nessun sistema se non c’è il coraggio della valutazione dell’insegnamento», che è qualcosa di diverso da una punizione del docente. Quello che in fondo si chiede è una "liberalizzazione" del sistema, che «metta su uno stesso livello, davvero eguale, scuole statali e non», aggiunge il direttore del Moige Antonio Affinita, perché si confrontino «con diverse gestioni al di là della questione di reddito delle famiglie».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: