martedì 26 ottobre 2021
Approvato il Testo unificato che dispone una "certificazione della parità di genere" per le aziende con più di 50 dipendenti. Sgravi per chi è in regola. Le reazioni
Parità per le donne al lavoro

Parità per le donne al lavoro - Archivio Ansa

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Un "vittoria delle donne", ma forse semplicemente una vittoria di civiltà e di giustizia. La parità salariale e di carriera tra uomini e donne da oggi è legge anche in Italia. Almeno sulla carta. Con l'approvazione da parte della commissione Lavoro del Senato (in sede deliberante), il testo unificato che già 15 giorni fa era passato alla Camera è diventato legge. Un passo definito fondamentale dalle forze che lo hanno portato avanti, M5s e Pd in prima fila, e che hanno ottenuto il consenso anche del resto della maggioranza.

Cosa prevede

Il testo unificato tratta di "pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo". Si tratta di 6 articoli, frutto della sintesi di diverse proposte di legge avanzate dal 2018 ad oggi, e che vanno a modificare e integrare il Codice delle Pari opportunità (decreto legislativo 11 aprile 2006).

L'art. 1 prevede che il Consigliere o la Consigliera nazionale di parità presenti al Parlamento ogni due anni una relazione che valuti l'applicazione della legge.

L'art. 2 stabilisce altri casi di discriminazione sul lavoro rispetto a quelli già previsti, ad esempio includendo tra le forme di "discriminazione indiretta" anche gli atti di natura organizzativa e oraria delle aziende, che nel caso delle lavoratrici con figli, possono limitare progressioni di carriera.

L'art. 3 estende alle aziende con più di 50 dipendenti (prima erano 100) l'obbligo di redarre un report sulla situazione delle pari opportunità e delle retribuzioni. Sul sito del ministero del Lavoro saranno pubblicato l'elenco delle aziende "trasparenti". Il rapporto indicherà quanti lavoratori e quante lavoratrici (in forma anonima), le differenze tra gli stipendi, l'inquadramento contrattuale, le mansioni. Dovranno essere indicati anche i metodi di reclutamento del personale e le misure per la conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita. E' prevista una multa per chi non trasmette i dati o offre informazioni non veritiere.

Le aziende più piccole, con meno di 50 dipendenti, possono fare lo stesso, ma su base volontaria.

L'art. 4 Dal primo gennaio 2022 ci sarà una "certificazione delle parità di genere". I parametri minimi per ottenere la certificazione (riguarderanno la retribuzione, le opportunità di carriera e la conciliazione) dovranno essere stabiliti a breve.

L'art. 5 Le aziende che avranno la certificazione di parità di genere avranno accesso a sgravi dei contributi previdenziali (con un massimo di 50mila euro all'anno), con una dotazione complessiva di 50 milioni di euro.

L'art. 6 prevede che queste norme si applichino anche alle società controllate da pubbliche amministrazioni (non quotate).

La legge, dunque, introduce una certificazione, incentivata da una premialità, per le aziende che rispettano e diffondono buone pratiche in materia di pari opportunità.

Il modello sembra essere l'Index de l'égalité femmes-hommes, introdotto in Francia dal settembre 2020: le aziende con più di 250 dipendenti sono obbligate a elabrare un indice che ha un massimo di 100 punti distribuiti in base a cinque criteri, tra cui il divario salariale, la percentuale di donne nelle retribuzioni più alte, la possibilità di avere gli stessi aumenti e promozione, in particolare dopo i congedi parentali. Più ci si avvicina ai 100 punti, minore è la discriminazione salariale tra uomini e donne.

Le reazioni

"Un passo avanti fondamentale per le lavoratrici", scrive la senatrice Valeria Valente, del Pd, presidente della commissione Femminicidio. "Ora tutti i nostri sforzi devono concentrarsi affinché sia applicata pienamente", aggiunge Anna Ascani, vicepresidente dem. Entusiasmo anche in casa 5 stelle: i senatori e le senatrici del Movimento dicono che con questa legge "diciamo basta a forme di discriminazione che penalizzano le lavoratrici sul piano economico e sociale. Questo provvedimento guarda al futuro, alle nuove generazioni, alle bambine e alle ragazze che saranno le lavoratrici di domani".

Si sottolinea anche la celerità con la quale si è approvata la legge: 15 giorni tra la Camera e il Senato, segno che sulla parità tra u omo e donna sul lavoro (e non solo) si scommette per la ripresa dell'Italia.

Soddisfazione in particolare per le relatrici della legge alla Camera, Chiara Gribaudo, e al Senato Valeria Fedeli, entrambe Dem: "Con il via libera definitivo di oggi al Senato, giunto all'unanimità, alla legge sulla parità salariale il nostro Paese compie un passo di fondamentale importanza verso il completo superamento delle disuguaglianze di genere, l'aumento dell'occupazione femminile, l'assunzione del principio di condivisione tra donne e uomini delle opportunità e delle responsabilità sul lavoro e in famiglia".

Il Gender Gap in Italia

In Italia il dislivello di situazione socioeconomico tra uomini e donne si è acuito con il Covid: la pandemia ha infatti colpito duramente soprattutto le donne o, meglio, quei settori prevalentemente occupati da lavoratrici. Si tratta dei servizi, del turismo e della ristorazione. Contemporaneamente la necessità di maggiori cure in ambito domestico, specialmente verso i figli a casa da scuola, è pesata soprattutto sulle spalle delle donne. Ciò ha peggiorato una situazione che risultava negativa ancora prima dell’emergenza sanitaria, con un basso tasso di occupazione (in Italia lavora meno di una donna su due), un’alta percentuale di contratti part time (49,8%) e una forte differenza salariale (stimata nel 5,6%). A ciò si aggiunge poi la risicata presenza femminile in posizioni manageriali, nonché in professioni afferenti alle STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), le discipline scientifico-tecnologiche.

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