mercoledì 16 febbraio 2022
La denuncia di Oxfam e Emergency alla vigilia del summit di Bruxelles tra i leader dell'Unione europea e Unione africana. Appello per sospendere i brevetti e permetterne la produzione nei paesi poveri
«In Europa 55 milioni di vaccini da buttare, all'Africa donati solo 30 milioni»
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C'è chi i vaccini li butta perché scaduti. E c'è chi vaccini non ne ha, tanto che ha immunizzato solo un decimo della popolazione. Uno scandalo, che potrebbe ritorcersi anche contro la parte ricca del mondo, se nei paesi in via di sviluppo il virus continua a circolare rischiando di dare vita a nuove varianti in grado di "bucare" la protezione dei vaccinati. È la denuncia diffusa oggi da Oxfam e Emergency, membri della People's Vaccine Alliance, alla vigilia del summit tra i leader dell’Unione europea e dell’Unione africana, in programma a Bruxelles domani e dopodomani, 17 e 18 febbraio.

L’Unione europea infatti entro febbraio dovrà buttare 55 milioni di dosi di vaccini Covid, perché in scadenza, mentre all’Africa ne ha donate appena 30 milioni dall’inizio dell’anno. Proprio a causa della scarsità di vaccini, in Africa appena l’11% della popolazione ha ricevuto le prime due dosi. Da inizio anno si stima che almeno 250 mila persone siano morte a causa del virus, quasi 7 mila al giorno. Non va dimenticato che l’Ue è il maggior esportatore di vaccini al mondo, ma nonostante ciò solo l’8% è andato all’Africa.

Credit Oxfam

«Nonostante la retorica di una relazione speciale con l'Africa, l’Unione europea ha dato la priorità alla vendita di dosi prodotte in Europa ai Paesi ricchi in grado di pagare prezzi esorbitanti – spiegano Sara Albiani di Oxfam Italia e Rosella Miccio presidente di Emergency – facendo prevalere unicamente la logica del profitto delle case farmaceutiche. Solo l’8% delle dosi esportate è andato al continente africano. BioNTech, l’azienda tedesca partner di Pfizer, ha venduto solo l’1% del suo export nei Paesi africani. Allo stesso tempo, fino ad oggi è l’Ue , sotto la spinta della Germania, ad opporsi con maggiore forza alla proposta di sospensione dei diritti di proprietà intellettuale sui vaccini Covid, avanzata da India e Sud Africa all’Oms col sostegno dell’Unione africana e di oltre 100 paesi. Un passo che, se accompagnato dalla condivisione di tecnologie e know-how, consentirebbe la libera produzione di vaccini, test e cure, bloccando lo sviluppo di nuove varianti del virus».

Credit Oxfam

La scorsa estate, il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato il suo sostegno alla proposta di sospensione dei brevetti sui vaccini, ma da allora ha fatto molto poco per portare gli altri Paesi dell’Unione su questa posizione. L’Italia è stata assente - sostengono Oxfam ed Emergency - da questo dibattito a livello europeo, schiacciandosi sulle posizioni della Commissione europea e della Germania, sebbene il Parlamento si sia più volte espresso per chiedere al Governo di promuovere la sospensione dei brevetti. «L'Ue sostiene di promuovere una partnership tra pari con l'Unione Africana, eppure sta gettando più dosi di vaccino di quante ne stiano donando a noi, continuando a bloccare la sospensione dei brevetti. Cosa c'è di paritario in questo?» chiede Sani Baba Mohammed, segretario regionale per l’Africa e il Medio Oriente del Public Services International. «L’"apartheid vaccinale", che l’Unione europea continua a perpetuare, ha un costo immane in termini di vite perse, impatto sulle economie e sui sistemi sanitari dei Paesi africani».

Il fallimento dell’iniziativa Covax

finanziato dalla Ue con 3 miliardi di euro

Nel frattempo il Covax - l’iniziativa dell’Organizzazione Mondiale che avrebbe dovuto garantire l’accesso ai vaccini nei Paesi in via di sviluppo, sostenuta dalla Ue con 3 miliardi di euro – sta facendo i conti con la mancanza di finanziamenti da parte dei Paesi donatori, dopo aver mancato l’obiettivo di vaccinare il 20% della popolazione dei Paesi più poveri entro la fine del 2021. Ad oggi Covax ha consegnato 1,18 miliardi di dosi, a fronte dei 2 miliardi che si era impegnato ad inviare entro fine anno. Il tutto, mentre la sola Germania ha incassato 3,2 miliardi di euro di entrate fiscali da BioNTech, l’azienda che, insieme a Pfizer, aveva ricevuto 2,5 miliardi di dollari dei contribuenti, già prima di ricevere l’autorizzazione all'uso di emergenza dei vaccini.

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