mercoledì 19 luglio 2023
Il capo dello Stato omaggia il giudice e la scorta: «La Repubblica si inchina». Meloni: «Stop alle polemiche. Non interveniamo sul concorso esterno». "Messaggi" a Nordio e a Marina Berlusconi
Messaggio di Mattarella in ricordo della strage di via D'Amelio

Messaggio di Mattarella in ricordo della strage di via D'Amelio - Ansa

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Nel giorno del ricordo di Paolo Borsellino, Sergio Mattarella lancia un monito alla politica perché segua la strada tracciata dal giudice ucciso il 19 luglio di 31 anni fa e non rinunci a «combattere le zone grigie della complicità con la stessa fermezza con cui si contrasta l'illegalità». Un invito a non dare segni di cedimento nella lotta al crimine organizzato, che cade in giorni dominati dalle polemiche sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Tema sul quale anche la premier decide di mettere la parola fine («non c’è e non ci sarà alcun intervento in proposito»), per di più sottolineando di non avere nulla da dire circa le recriminazioni di Marina Berlusconi sulle accuse di «mafiosità» rivolte al padre. E questo perché, spiega Meloni, «non può essere considerata un soggetto della coalizione, nel senso che non è un soggetto politico».

Le dichiarazioni del capo dello Stato sono un riferimento esplicito al lascito del magistrato assassinato dalla mafia, che «mantiene inalterabile forza di richiamo ed è legato ai successi investigativi e processuali che misero allo scoperto per la prima volta l'organizzazione mafiosa. Borsellino e Falcone – prosegue il presidente della Repubblica – avevano dimostrato che la mafia poteva essere sconfitta». Poi il rinnovo del sentimento di «cordoglio e vicinanza ai familiari» del giudice, così come a quelli degli uomini della scorta che Mattarella ricorda citandone singolarmente i nomi: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. «La Repubblica – dice – si inchina alla loro memoria».
La premier, come già annunciato martedì, non partecipa alla fiaccolata della sera, virando su quella che definisce la «scelta istituzionale» più consona al suo ruolo attuale: prima la cerimonia con la corona di alloro alle lapidi in memoria dei giudici Falcone e Borsellino, poi la visita nei luoghi in cui sono sepolti i due magistrati, a seguire il Comitato di Ordine e Sicurezza pubblica in Prefettura. Ma non evita di replicare a chi (Salvatore Borsellino compreso), l’accusa di non voler farsi vedere per paura di eventuali contestazioni. «Sono qui a testa alta e sarò sempre qui quando ci sarà da combattere la mafia». «Chi è che mi dovrebbe contestare, esattamente?», incalza il capo dell’esecutivo. E ancora: «Se qualcuno vuol venire a contestare, sono i mafiosi e non ne dubito. Non sono mai scappata in tutta la mia vita e non lo faccio particolarmente quando si parla di mafia». Poi le risposte sulla presenza alla fiaccolata, dove sarà assente per «un’altra iniziativa a Civitavecchia che riguarda la Guardia Costiera e alla quale avevo annunciato la mia presenza». Una giustificazione che non soddisfa il fratello di Borsellino, convinto che la decisione della premier sia dettata dalla «paura di contestazioni. A lei dico – aggiunge – che non deve avere paura, noi siamo quelli che veniamo respinti non quelli che respingiamo».
La priorità di Meloni è però cancellare la polemica sul concorso esterno. Per questo all’uscita della prefettura torna sul caso Nordio e ribadisce che «le cose che si vogliono fare si fanno e del resto si può evitare di parlare. Nordio – specifica – ha risposto a una domanda in tema di concorso esterno in associazione mafiosa, ma lui stesso ha detto da subito che non è previsto dal programma di governo e infatti non c’è. Diciamo che forse dovrebbe essere più politico in questo, ma far diventare questo un fatto» succede «quando si vuole fare polemica pretestuosa» e «i fatti sono che noi abbiamo salvato il carcere ostativo, che abbiamo difeso la legislazione antimafia, che negli ultimi otto mesi sono stati arrestati 1.300 mafiosi».
Lo stesso numero uno di Via Arenula, al question time alla Camera, tiene a palesare lo «sconcerto» e lo «sdegno» per chi lo «ha definito favoreggiatore della delinquenza mafiosa». Anche perché, spiega, la sua «interpretazione è anche più severa di quella dei miei critici: perché anche chi non è organico alla mafia, se comunque ne agevola il compito, è mafioso a tutti gli effetti» e poi «le voci per introdurre una norma tipica sono quasi universali nel mondo universitario e forense».
Non entra invece nella polemica Elly Schlein, che pure si fa vedere a Palermo e in via D’Amelio, anche al momento solenne delle 16.58. La leader dem preferisce smorzare i toni con chi gli chiede un commento sulla mancata presenza della premier: «Siamo qui solo per ricordare l'impegno di Paolo Borsellino e degli agenti della scorta, quindi oggi è il giorno in cui chiediamo a tutte le istituzioni, a tutti i livelli, di fare un salto di qualità in avanti per contrastare il fenomeno mafioso». Poi l’apprezzamento per le parole del capo dello Stato: «Mi hanno molto colpito le parole sulla complicità, sulle zone grigie che dobbiamo contrastare e su questo inchino delle istituzioni della Repubblica a questo esempio e a questa memoria, che deve essere coltivata quotidianamente in ogni aspetto della vita politica e civile del Paese».



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