giovedì 30 agosto 2012
Subito esclusa la pista mafiosa. I tre morti sono incensurati. Il killer ha usato una calibro 9. Si è salvato invece un quarto componente della famiglia, che ieri è stato interrogato.
Una cultura violenta che va estirpata
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C’è un sospettato nelle indagini sul triplice omicidio compiuto la notte scorsa a Rizziconi, in provincia di Reggio Calabria. La polizia sta cercando prove a conferma della propria tesi. Gli investigatori, infatti, avrebbe concentrato le proprie attenzioni su un giovane, che al momento non è stato rintracciato, che avrebbe avuto una lite con una delle vittime, pare per una questione legata ad una ragazza. Allo stato, comunque, non è stato emesso alcun provvedimento.Il responsabile dell’omicidio di Remo Borgese, 48 anni, e dei suoi due figli Antonio e Francesco, 27 e 21 anni, tutti e tre uccisi con una pistola calibro 9 impugnata dall’assassino, avrebbe quindi le ore contate. È invece sopravvissuto alla strage Antonino Borgese, 29 anni, nipote di Remo, che era sul luogo della lite ma è riuscito a sottrarsi ai proiettili. È stato anch’egli ferito, a una spalla, ma in maniera leggera. Ricoverato in ospedale, appena i medici hanno dato il via libera, è stato sentito dai poliziotti del commissariato di Gioia Tauro e della squadra mobile di Reggio Calabria che hanno assunto la guida delle indagini, coordinate dalla procura della Repubblica di Palmi. Pare abbia chiarito la dinamica e il movente ma non il nome dell’assassino. Comunque già ieri mattina gli agenti si sono messi sulle tracce di un sospettato, che poche ore prima della mattanza avrebbe avuto una discussione con uno dei figli di Remo Borgese. Tutta la vicenda non è in alcun caso legata a storie di ’ndrangheta. D’altronde spingeva in questa direzione anche il passato giudiziario senza macchie di Remo Borgese e dei suoi figli, tutti e tre incensurati. Gestivano un’officina di riparazioni meccaniche con annesso servizio di soccorso stradale, oltre a un’agenzia assicurativa. E vivevano in una villetta a due piani poco lontana dalla piazza in cui sono stati uccisi. I corpi ormai senza vita dei figli sono rimasti lì, mentre Remo Borgese, ferito alla schiena, forse mentre provava ad allontanarsi, è stato soccorso e trasferito nella notte all’ospedale di Polistena dove però è giunto morto. Nell’area della strage gli investigatori hanno trovato nove bossoli calibro 9 esplosi dalla pistola impugnata dall’assassino, ma è possibile che l’omicida abbia sparato anche più colpi i cui bossoli sono ancora da individuare. Non ci sono testimoni che hanno assistito alla sparatoria, né alla lite precedente, anche se la piazzetta in cui s’è conclusa tragicamente è poco lontana dall’area interessata dalla sagra in corso martedì notte. È probabile che i quattro Borgese e l’assassino, forse affiancato da un amico, si fossero appartati proprio per discutere in maniera più tranquilla per appianare il diverbio di qualche ora prima. Sia durante la notte sia ieri mattina sono stati sentiti pure i familiari dei Borgese, in evidente e comprensibile stato di choc. Il sindaco, Giuseppe Di Giorgio, che conosceva bene le vittime, ha proclamato il lutto cittadino in occasione dei funerali.
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