mercoledì 28 novembre 2018
Festa per l'anniversario dell'iniziativa: un pacco dono con i prodotti delle cooperative sociali che gestiscono i beni confiscati nel Casertano: vino, pasta, sughi, sott'oli, nocciole, biscotti...
Foto di Antonio M. Mira

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Gaetano era stato condannato per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga. Oggi lavora come socio della cooperativa "Al di là dei sogni" che coltiva terreni confiscati alla camorra. "Invece di trattarmi come un delinquente mi hanno dato fiducia", spiega emozionatissimo. "Oggi è un uomo libero", dice sostenendolo Simmaco Perillo, presidente della cooperativa. "È una storia di riscatto", sottolinea Valerio Taglione, presidente del Comitato don Diana.

Una delle tante storie contenute nel "Facciamo un pacco alla camorra", il pacco dono che contiene i prodotti delle cooperative sociali che gestiscono i beni confiscati nel Casertano: vino, pasta, sughi, sott'oli, nocciole, biscotti. Un'iniziativa che compie 10 anni. Una grande festa presso la "Fattoria sociale fuori di zucca", nell'ex manicomio di Aversa, sede del consorzio Nuova cooperazione organizzata (Nco) che organizza queste cooperative. "Sono 10 anni di follia, iniziati nel 2008, il momento più buio, quando si sparava e uccideva - ricorda Valerio -. Nasceva questo piccolo germoglio, l'inizio di un percorso che si innestava in quella partito 15 anni prima nel nome di don Peppe Diana". "Avevamo visto la pasta delle cooperative di Corleone. Perché non farlo anche noi? - spiega Peppe Pagano di Nco - Questa scatola l'hanno costruita i più deboli, anche i folli (le cooperative nascono per dare nuova vita a persone con disagio mentale, ndr). E le istituzioni non ci hanno mai lasciati soli. Questi 10 anni dicono che si può fare se si è insieme".

Tanti gli amici che hanno voluto partecipare alla festa. Il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo. "Dobbiamo lavorare non solo per vincere ma per convincere. Passare da un'autonomia di solitudine a una di comunità, come la cooperazione. Il "pacco" è un segno in questo senso. Una luce accesa che deve crescere". Il prefetto Raffaele Ruperto. "Noi vogliamo fare fronte comune, perchè la solitudine favorisce la camorra. Ma ora ci vuole la risposta di chi oggi non c'è e che ancora subisce in silenzio". Il questore Antonio Borrelli, a nome di tutte le forze dell'ordine. "Il nostro impegno è pieno e costante, con tanta voglia di essere vicini alla gente. E queste iniziative ci stimolano".

Il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra. "Siete un modello che deve essere esportato, società civile che crea fiducia. Dobbiamo tutti insieme fare un pacco alla camorra". Gianni Solino, Libera Caserta. "Non è un gioco da ragazzi ma una risposta alternativa al sistema criminale". Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva lancia l'allarme. "La legge sull'uso sociale dei beni confiscati è l'unico esempio di democrazia diretta. Nessuno tocchi i suoi principi, in particolare che ciò che è stato tolto ai mafiosi poi gli ritorni dalla finestra", con chiaro riferimento alla vendita all'asta contenuta nel "decreto sicurezza".

E di questo parla anche il presidente di Libera, don Luigi Ciotti. "Il pacco, quei prodotti, quei campi, il lavoro, sono segni di speranza come bene comune. Dobbiamo lottare perchè i beni non tornino in mano alle mafie attraverso la loro vendita, ma siano segno di vita. Hanno un valore etico, sono uno schiaffo ai mafiosi. Non si può pensare solo a fare cassa, non si gioca sulla pelle di tanti". Anche perchè, avverte don Luigi, "c'è il rischio che la camorra faccia pacchi a noi. Dobbiamo - spiega - dare una mano a far emergere le cose positive, ma c'è qualcosa che non torna. C'è una sottovalutazione della pericolosità mafiosa, ci si è fermati ai fatti di sangue, alle stragi". E allora, insiste, "serve continuità, corresponsabilità, condivisione. Il pacco ha costruito varchi di speranza e di futuro. I prodotti del pacco sono nel percorso indicato dalla Laudato si' che è Laudato qui: il grido della terra, il grido dei poveri, il grido di don Peppe Diana".

Così i 10 anni del pacco si legano ai 25 dall'uccisione del parroco. "Dobbiamo risalire sui tetti per annunciare parole di vita come ci invitava a fare Peppino. Ne vale la pena. Non facciamoci travolgere da sfiducia, apatia, rassegnazione. Qui ci sono cose belle, qui c'è la speranza".

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