sabato 14 gennaio 2023
Nel 2020 l'1% più ricco ha accaparrato il 63% dei profitti, il 37% è andato a tutti gli altri. Il nuovo rapporto di Oxfam all'apertura del World Economic Forum, a Davos dal 16 al 20 gennaio
Sempre più ricchi, sempre più poveri: la disuguaglianza non conosce crisi
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I ricchi si arricchiscono, i poveri aumentano. Dal 2020 l'1% più ricco si è accaparrato quasi il doppio dell’incremento della ricchezza netta globale, rispetto alla quota andata al restante 99% della popolazione mondiale. Le fortune dei miliardari crescono alla velocità di 2,7 miliardi di dollari al giorno, mentre almeno 1 miliardo e 700 milioni di lavoratori vivono in Paesi in cui l'inflazione supera l’incremento medio dei salari, erosi nel loro reale potere di acquisto. E gli Stati? I tre quarti dei governi del mondo stanno pianificando tagli alla spesa pubblica, compresa sanità e istruzione, per 7.800 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni.

È l'analisi preoccupante che emerge da La disuguaglianza non conosce crisi, il nuovo rapporto di Oxfam, l'ong internazionale impegnata nella lotta alle disuguaglianze, pubblicato proprio in occasione dell’apertura dei lavori del World Economic Forum, a Davos da oggi, 16 gennaio, fino al 20. La stessa Banca Mondiale afferma che stiamo probabilmente assistendo al più grande aumento di disuguaglianza e povertà globale dal secondo dopoguerra: interi Paesi rischiano la bancarotta e quelli più poveri spendono oggi quattro volte di più per rimborsare i debiti rispetto a quanto destinano per la spesa pubblica in sanità.

Nel biennio pandemico 2020-2021 infatti l'1% più ricco ha visto crescere il valore dei propri patrimoni di 26 mila miliardi di dollari, in termini reali, accaparrandosi il 63% dell’incremento complessivo della ricchezza netta globale (42 mila miliardi di dollari), quasi il doppio della quota (37%) andata al 99% più povero della popolazione mondiale. Battuto dunque il record dell’intero decennio 2012-2021, in cui l'1% aveva beneficiato di poco più della metà (il 54%) dell’incremento della ricchezza planetaria. Per la prima volta in 25 anni aumentano - simultaneamente - estrema ricchezza ed estrema povertà.

«Mentre la gente comune fa fatica ad arrivare a fine mese – dichiara Gabriela Bucher, direttrice esecutiva di Oxfam International - i super-ricchi hanno superato ogni record nei primi due anni della pandemia, inaugurando quelli che potremmo definire i "ruggenti anni ’20" del nuovo millennio». Le crisi continuano ad ampliare i divari: iniquità generazionali, disparità di genere, squilibri territoriali. «Pur a fronte di un 2022 nero sui mercati, a non restare scalfito è il destino di chi occupa posizioni sociali apicali, favoriti anche da decenni di tagli alle tasse sui più ricchi».

Oxfam - Enzo De Boni

 

Per invertire una tendenza drammatica, che si traduce in povertà, migrazioni, conflitto sociale e crisi delle democrazie, basterebbe secondo Oxfam «un sistema fiscale più equo, a partire da un maggiore prelievo sugli individui più facoltosi: è uno degli strumenti di contrasto alle disuguaglianze. Un’imposta del 5% sui grandi patrimoni - sostiene la direttrice Gabriela Bucher - potrebbe generare per i Paesi riscossori risorse da riallocare per obiettivi di lotta alla povertà a livello globale affrancando dalla povertà fino a 2 miliardi di persone».

Chi sono i super-ricchi? I grandi gruppi dell'energia e dell'agroalimentare. Nel 2022 le 95 aziende mondiali più grandi dei due settori hanno più che raddoppiato i propri profitti rispetto alla media del quadriennio 2018-2021, versando 257 miliardi di dollari (l’84% degli extraprofitti realizzati) a ricchi azionisti. Qualche esempio? Oxfam cita il caso della dinastia Walton, proprietaria di metà della Walmart, la multinazionale statunitense che controlla la più grande catena al mondo di supermercati. I Walton hanno ricevuto dividendi per 8,5 miliardi di dollari nell'ultimo anno. Oppure il miliardario indiano Gautam Adani, azionista di riferimento in molte grandi compagnie energetiche, che in soli sette mesi ha visto la propria ricchezza aumentare di 42 miliardi di dollari (+46%). Profitti societari esorbitanti che hanno avuto un ruolo predominante nella crescita dell'inflazione in Australia, Stati Uniti e Regno Unito.

Allo stesso tempo, nel 2021 si stima che siano tra 702 e 828 i milioni di persone che hanno sofferto la fame, quasi 1 persona su 10. In ogni regione del mondo, la prevalenza dell'insicurezza alimentare è più alta tra le donne che tra gli uomini. Nel 2020 si calcola che quasi il 60% delle persone colpite da insicurezza alimentare fossero donne e ragazze. E da allora il divario di genere è solo aumentato.


«Quelli che chiamano "cigni neri", gli eventi imprevedibili come la pandemia o la guerra in Europa, per le grandi compagnie dell'energia e dell'agroalimentare sono state grandi opportunità», è l'analisi di Francesco Petrelli, portavoce di Oxfam Italia. «Allo stesso tempo è dato ormai per perso, lo dice anche la Banca Mondiale, il primo degli obiettivi dell'agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, quello dello sradicamento della povertà. L'aumento delle disuguaglianze e la diminuzione del potere di acquisto dei salari - sostiene il portavoce di Oxfam Italia - temo possa tradursi anche in Occidente in una erosione del patto sociale che è alla base del patto democratico».








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