martedì 29 aprile 2025
I giudici bocciano lo schema dei cosiddetti “passaporti d’oro” già abbandonato da Cipro e Bulgaria e ampiamente sfruttato da russi sotto sanzione. Il governo maltese si difende
«La cittadinanza solo a chi paga». Così per la Corte Ue Malta viola i Trattati

REUTERS

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I “passaporti d’oro” venduti a facoltosi cittadini terzi sono illegali, in plateale violazione dei Trattati dell’Unione Europea e della correttezza e lealtà nei confronti degli altri Stati membri. La Corte di giustizia Ue ha dato pienamente ragione alla Commissione Europea, che nel 2020 aveva aperto una procedura d’infrazione contro Malta per i «passaporti d’oro». Una sentenza che arriva solo pochi giorni dopo le rivelazioni del Financial Times, secondo il quale l’isola mediterranea ha “venduto” passaporti anche a cittadini russi poi finiti sulle liste nere delle sanzioni Ue per l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca.

Con il passaporto maltese in tasca, che è anche prova di cittadinanza europea, questi personaggi possono entrare e circolare a piacimento in tutta l’Unione Europea in barba alle sanzioni. Particolare scalpore il caso dell’uomo d’affari russo Albert Avdolyan, proprietario di società di carbone e gas in Russia, il quale, secondo il quotidiano britannico, aveva potuto comprare un passaporto maltese nel 2015: l’uomo è stato inserito nelle sanzioni Ue in quanto “strettamente associato” al gigante dell’industria bellica russa Rostec. Un altro esempio citato dal Financial Times riguarda Evgenija Bernova, anche lei sulla lista nera Ue, e accusata dagli Usa di avere «acquistato in modo ingannevole attrezzature a doppio uso» suscettibili di utilizzo per scopi militari da parte della Russia. In totale, scrive FT, sarebbero 16 le persone politicamente esposte (tra cui anche cittadini sauditi) che avrebbero potuto acquisire un maltese.

Al centro del contendere è una legge del 2020 che stabilisce le modalità di acquisizione della cittadinanza maltese «per naturalizzazione e in ragione di servizi eccezionali tramite investimenti diretti». Nel dettaglio, possono diventare cittadini maltesi (e dunque Ue), oltre ai casi ordinari di naturalizzazione, anche quanti hanno dato un «contributo» di almeno 600.000 euro con un periodo di residenza di tre anni (o solo un anno se il «contributo» sale a 750mila euro); acquistato una proprietà di residenza di almeno 700mila euro, che deve essere mantenuta per cinque anni, o, in alternativa, un affitto per cinque anni di una proprietà con un valore annuo di almeno 16mila euro; una donazione di 10mila a un’ong o associazione senza scopo di lucro. Nell’ottobre 2020 la Commissione aveva avviato una procedura d’infrazione contro Malta e Cipro per i “passaporti d’oro”. Cipro, però, nel 2021 ha soppresso il programma. Tra i Paesi che concedevano “passaporti d’oro” figurava anche la Bulgaria, che però ha soppresso anch’essa il programma, nel 2022. Malta, invece, si è sempre rifiutata, sostenendo che la concessione di questi “passaporti d’oro” è sempre avvenuta dopo scrutinio attento. Si è così arrivati al deferimento di fronte alla Corte Ue.

La sentenza dei giudici europei è chiarissima. Certo, si legge, la concessione della cittadinanza con relativo passaporto è competenza nazionale degli Stati membri. Tuttavia, «il vincolo di cittadinanza con uno Stato membro si basa su un rapporto specifico di solidarietà, lealtà e reciprocità dei diritti e dei doveri tra lo Stato e i suoi cittadini. Quando uno Stato membro concede la cittadinanza, e quindi automaticamente la cittadinanza dell’Unione, come contropartita diretta di investimenti o di pagamenti predeterminati mediante una procedura avente natura di transazione, esso viola manifestamente tali principi». In effetti, prosegue la sentenza, «una tale “commercializzazione” dello status di cittadino è incompatibile con la concezione fondamentale della cittadinanza dell’Unione definita dai trattati. Essa viola il principio di leale cooperazione e mette a repentaglio la fiducia reciproca tra gli Stati membri in merito all’attribuzione della loro cittadinanza, fiducia che è sottesa all’istituzione della cittadinanza dell’Unione nei trattati». «La posizione della Commissione sui programmi di cittadinanza per investitori – ha affermato ieri un portavoce dell’esecutivo Ue - è stata molto chiara fin dall’inizio: la cittadinanza europea non è in vendita». Con la sua sentenza, ha aggiunto, «la Corte ha chiarito che uno Stato membro non può concedere la propria nazionalità e con essa la cittadinanza europea in cambio di pagamenti o investimenti predeterminati, poiché ciò equivale essenzialmente a rendere l’acquisizione della nazionalità una mera transazione commerciale» e dunque «Malta ha violato il diritto Ue». Se l’isola continuerà a non ottemperare, si potrà arrivare anche a pesanti multe.

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