martedì 25 marzo 2014
​Il ministro della Giustizia a Strasburgo incontra i vertici Consiglio d'Europa e della Corte europea dei diritti dell'uomo. L'Italia deve adeguarsi a una sentenza o rischia di pagare tra i 50 e i 100 milioni di euro all'anno ai carcerati. Il governo italiano però non intende risolvere un problema complesso come quello del sovraffollamento carcerario con risarcimenti pecuniari.
COMMENTA E CONDIVIDI
L'Italia a Strasburgo affronta la questione del sovraffolamento dei nostri carceri e delle condizioni di vita pessime in cui si trovano spesso i detenuti. Oggi il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha incontrato i vertici Consiglio d'Europa e della Corte europea dei diritti dell'uomo. L'Italia, come ha ricordato lo stesso guardasigilli rischia di dover risarcire «tra i 50 e i 100 milioni di euro l'anno» ai detenuti soggetti a condizioni irrispettose della loro dignità, in caso di mancata soluzione al problema del sovraffollamento delle carceri. L'Italia deve infatti adeguarsi ad una sentenza della Corte di Strasburgo entro il 27 maggio. Per questo il ministro ha discusso oggi una serie di misure strutturali per far fronte al problema delle carceri, «pena una serie di ricadute sul nostro sistema e anche sul nostro bilancio che rischiano di essere drammatiche» come ha osservato Orlando. «Non c'è nessuna volontà del governo italiano di risolvere un problema complesso come quello del sovraffollamento carcerario con risarcimenti pecuniari - ha detto, affrontando la questione, Orlando -. Non intendiamo proporre baratti tra condizioni disumane di detenzione e denaro. Non c'è per questo nessun bisogno che si auspichi che la Corte europea dei diritti umani respinga questa strategia poiché questa strategia non c'è. Abbiamo invece enucleato il tema dei rimedi, con la Corte di Strasburgo e anche perché riteniamo ci possano essere forme diverse di rimedio a seconda della condizione dei detenuti». «Oggi noi vogliamo aggredire il problema sovraffollamento ma ci rendiamo disponibili a ulteriori passaggi per dar conto degli elementi di accelerazione che intendiamo introdurre nell'ordinamento», ha aggiunto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, facendo riferimento al problema della durata dei processi e sui richiami dell'Europa all'Italia anche su questo punto. «Un fatto da sottolineare - ha notato Orlando - è che per quanto riguarda l'ambito del civile, dal 30 di giugno entrerà in vigore il processo telematico obbligatorio che costituisce sicuramente una parziale, ma significativa risposta al tema dei tempi processuali». In quanto ai numeri Orlando, dopo il colloquio con il segretario generale del Consiglio d'Europa, Thorbjorn Jagland, ha fatto presente che «la forbice tra numero detenuti e posti disponibili si è dimezzata passando da ventimila a diecimila» per effetto della diminuzione delle presenze in carcere e «con le misure all'esame del Parlamento il gap si può ulteriormente ridurre l'affollamento». La cifra si riferisce al divario tra la capienza regolamentare delle carceri e la popolazione carceraria: quando la Corte dei diritti dell'Uomo condannò l'Italia per il sovraffollamento delle carceri, nel gennaio 2013, i detenuti erano 65.700, oggi, in base ai dati sul sito del ministero della Giustizia, sono 60.800 circa, rispetto a capienza regolamentare di circa 50mila posti. Il guardasigilli ha però specificato un punto: «Stiamo chiedendo alla Corte di non pensare sono in un'ottica quantitativa, ma anche in un'ottica qualitativa. Per questo stiamo predisponendo una banca dati per una mappatura qualitativa delle carceri, che tenga conto anche degli spazi complessivi che i detenuti hanno a disposizione e dell'attività che possono svolgere fuori dalle celle». Il ministro ha manifestato anche l'intenzione di venire più spesso a Strasburgo per un confronto.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: