lunedì 21 gennaio 2019
Nessuna invasione o rischio di epidemie. Al contrario: i migranti sono molti meno di quanto percepiscano i cittadini e una volta arrivati in Europa aumenta la loro esposizione alle malattie
(Ansa d'archivio)

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Nessuna invasione o rischio di epidemie. Al contrario: i migranti sono molti meno di quanto percepiscano i cittadini e una volta arrivati in Europa, date le condizioni in cui spesso si ritrovano a vivere, aumenta la loro esposizione alle malattie.

L'Organizzazione mondiale della sanità sfata alcuni falsi miti e luoghi comuni nel primo Rapporto sulla salute dei rifugiati e dei migranti nella regione europea dell'Oms, realizzato in collaborazione con l'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp).

È FALSO DIRE CHE I MIGRANTI PORTINO MALATTIE

I migranti costituiscono il 10% (90,7 milioni) della popolazione dei 53 Stati dell'area europea dell'Oms. Meno del 7,4% di questi sono rifugiati. In alcuni Paesi europei, invece, i cittadini stimano che ce ne siano 3 o 4 volte di più. "Nonostante l'opinione diffusa, esiste un rischio molto basso che rifugiati e migranti trasmettano malattie infettive alla popolazione ospitante", si legge nel report. Anzi, se i migranti "si trovano in condizioni di povertà, la durata della loro permanenza nei Paesi di accoglienza aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, ictus o cancro. Poiché i migranti e i rifugiati rischiano di cambiare stile di vita per dedicarsi a meno attività fisica e consumare meno cibo sano, sono anche più inclini a fattori di rischio per le malattie croniche".

I processi di spostamento possono rendere i migranti più vulnerabili alle malattie infettive, anche se, comunque, emerge ad esempio che la loro incidenza tra i casi di tubercolosi di un Paese ospite varia ampiamente a seconda della prevalenza della tubercolosi nella popolazione nazionale e che una percentuale significativa di migranti e rifugiati sieropositivi ha contratto il virus solo dopo l'arrivo in Europa. Diventano più vulnerabili della popolazione ospitante al rischio di sviluppare malattie non trasmissibili e trasmissibili, è quindi «necessario che ricevano un accesso tempestivo a servizi sanitari di qualità, come tutti gli altri - ammonisce Zsuzsanna Jakab, direttore regionale dell'Oms per l'Europa -. Questo è il modo migliore per salvare vite umane e ridurre i costi di trattamento, oltre che per proteggere la salute dei cittadini residenti».


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