mercoledì 19 gennaio 2011
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Linee roventi nelle segreterie dei partiti di opposizione. I leader si sentono, si consultano, studiano le prossime mosse. Quello che emerge in queste ore ormai cambia lo scenario possibile e le ipotesi di sostegno al governo sfumano come un ricordo lontano. «A questo punto della vicenda non serve più minimizzare quello che sta uscendo, siamo alla sostanza e non più alla forma, e non serve prendersela con la magistratura», per dirla con le parole di Pier Ferdinando Casini. Che suggerisce: «Se fossi il presidente del Consiglio valuterei con molta serenità l’ipotesi di fare un passo indietro per far sì che la politica torni ad occuparsi dei problemi degli italiani e non solo di quelli di Berlusconi». Il leader dell’Udc si sente con Gianfranco Fini, Francesco Rutelli (tra i più agguerriti contro il premier), ma anche con Pier Luigi Bersani. Insieme concordano con la necessità di premere per le dimissioni. Il segretario del Pd non ha ancora riposto nel cassetto la sua idea di un governo di salvezza nazionale, per evitare le urne. L’idea di andare alle elezioni, come sintetizza Fli, con questo clima avvelenato è preoccupante. E non piace a nessuno. Ma l’ipotesi Bersani stenta ancora a prendere corpo e mentre ormai tutti chiedono la testa del premier e soprattutto lo invitano a chiarire con i magistrati, gli stessi partiti si dicono tutti pronti anche a tornare a votare.«A nessuno piace sindacare in casa d’altri», insiste Casini, «ma così non si può più andare avanti». Sarebbe il caso di chiarire con i giudici, per il leader udc, per il quale, se poi «ritiene di affidarsi al giudizio degli elettori noi siamo pronti, anche se ancora una volta, è una non decisione. Sconsiglio a Berlusconi di percorrere questa strada ma se intende farlo allora andiamoci il prima possibile». Anche perché «siamo sulla bocca di tutti, facciamo ridere il mondo».Meno espliciti e più sobri i consigli di Futuro e libertà, fermo e deciso, comunque, nella richiesta di dimissioni. L’ordine di scuderia partito da Fini è quello di mantenere i toni bassi. «Non avremmo nulla in contrario che Berlusconi, dopo aver aperto la crisi di governo con le sue dimissioni, possa proporre il nome di un nuovo premier, essendo egli il leader del partito di maggioranza e della coalizione di governo, ruolo che ormai non può più coincidere con quello di presidente del Consiglio», dice Carmelo Briguglio. Ma l’importante, per il coordinatore Adolfo Urso è fare «chiarezza» per evitare un «ulteriore devastante scontro istituzionale, altrimenti è meglio andare al voto».E in questo concorda pienamente Bersani, che ancora una volta è pronto a chiedere in Parlamento le dimissioni di Berlusconi. «Si liberi e ci liberi dall’imbarazzo e vada a farsi giudicare», commenta il leader del Pd. «Si dimetta e affidi il percorso al presidente della Repubblica e al Parlamento». Ormai, dice, «la situazione vista dal mondo segna un allarme rosso». Il premier, visto «che ce l’ha così intensa, si ritiri a vita privata». A quel punto, incalza il segretario democratico, il Pd sarebbe pronto a «fare le riforme».
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