mercoledì 31 agosto 2011
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Altro che lo champagne e le bollicine del premier. Le opposizioni, in coro, bocciano senza appello la manovra, nel merito dei provvedimenti, ma anche sul saldo finale. Il solitamente prudente Pier Ferdinando Casini, che ha comunque promesso che in Parlamento il Terzo Polo farà di tutto per migliorare la manovra, allarga le braccia: «I conti non tornano. Questa manovra – spiega preoccupato – non ha coperture. I mercati internazionali non tarderanno a capirlo. Credo che nelle prossime ore ci saranno novità aggiuntive, perché così com’è non regge». Il leader dell’Udc si scaglia contro «il pasticcio truffaldino» che riguarda il riscatto degli anni di laurea e del servizio militare, definisce «iniquo» il contributo di solidarietà chiesto solo ai lavoratori statali e avverte il governo: non pensi di cavarsela ricorrendo alla questione di fiducia, perché «contraddirebbe tutto quello che è stato detto ad agosto, a partire dagli appelli condivisi da tutti che il Capo dello Stato ci ha rivolto». Gli fa eco Italo Bocchino, vicepresidente di Fli: «All’appello mancano almeno cinque miliardi di euro, non c’è nulla per la crescita, non si colpisce seriamente l’evasione, non si fanno riforme strutturali né si toccano i costi della politica e la spesa pubblica improduttiva». Mentre Francesco Rutelli parla di manovra «di tasse e senza riforme». La musica per il governo non va meglio nell’altro campo dell’opposizione, il centrosinistra. Se il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha detto che con le nuove modifiche la manovra è diventata «più equa e sostenibile», il segretario del Pd Pierluigi Bersani è dell’idea diametralmente opposta: «Non solo la manovra non è migliorata ma è peggiorata: sia nel senso dell’equità che in quello della tenuta dei conti, perché i conti non tornano». E aggiunge: «Siamo nella confusione totale  e chi ci guarda nel mondo pensa che la barca sia senza timone. Francamente si fa fatica a dargli torto». Su possibili aggiustamenti alla manovra Bersani taglia corto: «Bisogna essere dei rabdomanti, perché non abbiamo visto nessun emendamento, quindi so anch’io quello che leggo sui giornali». Ma ora «si è veramente passato il limite». Il segretario del Pd ha ricordato la sua proposta di tassare i capitali scudati rientrati dall’estero: «Mi è stato risposto che andare a prendere i soldi da chi li ha portati illecitamente all’estero sarebbe stata la rottura di un patto, mentre rompere il patto con chi ha fatto il militare servendo il Paese o con chi con i soldi suoi si è riscattato la laurea, questo non sarebbe rompere il patto. È un concetto di giustizia che fa rabbrividire». E anche il leader della minoranza interna, Walter Veltroni, si associa al segretario: «La manovra è caratterizzata da confusione, caos e inadeguatezza, ancora oggi ricordate da Bankitalia. Anche l’intervento sulle pensioni fa parte di questo». La sua previsione è fosca: «Se vanno avanti così, bisognerà fare un’altra manovra tra qualche mese». Scuote la testa il vicesegretario Enrico Letta, che di economia ne mastica da sempre: «Berlusconi con il suo obiettivo di rimanere a Palazzo Chigi il più a lungo possibile, ha imposto questo compromesso al ribasso. Ma mancano miliardi, mancano soldi a questa manovra. L’accordo politico è stato fatto a spese della credibilità dei conti pubblici». Spara a palle incatenate anche l’Italia dei Valori. Il presidente dei senatori, Felice Belisario, attacca: «Altro che manovra equa e sostenibile! Quella che governo e maggioranza stanno per scaricare sugli italiani onesti, su quelli che hanno sempre pagato e fatto la propria parte, è solo una vigliaccata che non servirà nemmeno a mettere il Paese al riparo dagli attacchi speculativi».
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