venerdì 24 febbraio 2023
Burocrazia, cavilli, multe e blocco delle navi per fermare chi salva vite umane. Il governo dice di voler bloccare i trafficanti, per le organizzazioni il provvedimento colpisce solo la povera gente
L’assistenza ad un migrante sbarcato a Civitavecchia domenica dalla nave di Emergency

L’assistenza ad un migrante sbarcato a Civitavecchia domenica dalla nave di Emergency - Ansa

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Alla fine, senza nemmeno dover blindare il testo con la fiducia come aveva fatto alla Camera, a Palazzo Madama il governo ha portato a casa la conversione in legge del decreto in materia di immigrazione, passato a Montecitorio il 15 febbraio e la cui efficacia sarebbe scaduta il 3 marzo. Un provvedimento controverso (su cui si addensano i dubbi e le perplessità di giuristi, organizzazioni umanitarie, ma anche dell’Onu) fortemente voluto dalla Lega, che già nel primo governo Conte si era fatta promotrice dei discussi decreti Salvini. Introduce una stretta all’attività di salvataggio del migranti nel Mediterraneo portata avanti da diverse organizzazioni non governative. Nel voto finale in Senato, i sì a favore del testo sono stati 84, a fronte di 61 no.

Muro su proposte opposizioni. Di mattina, all’ inizio della seduta, le opposizioni hanno cercato di fare ostruzione sul piano tecnico, presentando una richiesta di “non passaggio” agli articoli sul decreto. Ma la richiesta è stata respinta, con 85 voti contrari, un astenuto e nessun favorevole. Alla medesima votazione i gruppi di opposizione non hanno partecipato per far mancare il numero legale. Mossa che non è bastata, perché in base al regolamento nel calcolo dei presenti vengono conteggiati anche gli assenti in congedo o missione. «Il numero legale c’è», ha assicurato il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri. E così l’assemblea è passata alle votazioni sugli emendamenti al dl Ong presentati dai partiti di opposizione, bocciandoli tutti. Quindi ha esaminato gli ordini del giorno e infine ha dato il via libera al testo.

Molteni: non criminalizziamo ong. Anche ieri, come nei mesi scorsi, il governo ha difeso il provvedimento. «Non si vuole criminalizzare nessuno, ma regolarizzare l’attività di soccorso in mare», ha detto in Aula il sottosegretario all’Interno leghista Nicola Molteni, sostenendo che il provvedimento «pone regole di condotta in conformità alle regole del diritto del mare». In ogni caso, ha aggiunto, «chiunque è in difficoltà nel mare va salvato, è un diritto sacro santo. In mare non si fa morire nessuno». A parere di Molteni, «siamo l’unico paese che fa soccorsi in mare», ma «la difesa dei confini è una prerogativa dello Stato» e su questo «non prendiamo lezioni da nessuno». Mentre per Michele Barcaiuolo, capogruppo di Fratelli d’Italia nelle commissioni Esteri e Difesa del Senato, «l’obiettivo primario, per Fdi, è fermare le partenze e interrompere il business dei trafficanti: su questo continueremo a lavorare».

Renzi: norme populiste. Dai banchi delle opposizioni, sono piovute ancora una volta critiche e obiezioni taglienti. Un provvedimento «che trasuda populismo e non affronta i veri punti della crisi migratoria e del declino demografico», considera il leader di Italia viva, Matteo Renzi. Gli fanno eco gli esponenti di Avs, che bollano il testo come «vergognoso» e incapace di affrontare la questione dei flussi migratori: «Una norma bandiera, ideologica e cinica, che ha un unico obiettivo chiaro, anche se non dichiarato, rendere impossibili i salvataggi in mare - incalza il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro -. Se il governo vuole impedire che le Ong si sostituiscano agli Stati c'è solo un modo: ripristinare la missione Mare Nostrum». Per il senatore dem Graziano Delrio, il provvedimento è un «gran pasticcio» e serve «solo a fare la guerra alle Ong». E il 5s Ettore Licheri ritiene che «violi la Costituzione».

Gli enti umanitari: barbarie di Stato. Ong, enti umanitari e realtà del Terzo Settore hanno accolto con un misto di indignazione e preoccupazione l’approvazione del testo. Per Emergency, «è inaccettabile, ora ne pagheranno il prezzo i naufraghi, lasciati al loro destino o al recupero della guardia costiera libica. Già nel 2022 - scrive l’associazione - 1.300 persone hanno perso la vita su quella rotta, mentre i naufraghi salvati dalle ong sono stati oltre 11mila. Noi, con la Life Support, proseguiremo nel soccorrere chi è in difficoltà». Critica anche l’Arci, col responsabile immigrazione Filippo Miraglia, che parla di un provvedimento «propagandistico» e di una «brutta pagina per il Parlamento», perché «diventa legge la barbarie di Stato».

Burocrazia e cavilli contro chi salva vite umane

Elenco di requisiti
La legge vincola le navi delle Ong a rispettare una lunga serie di requisiti, compreso il possesso di certificazioni e documenti rilasciati dallo Stato di bandiera. Debbono informare i migranti salvati sulla possibilità di richiedere la protezione internazionale, raccoglierne le generalità e fornirle alle autorità dopo lo sbarco.

No a soste in mare
Non appena effettuato un salvataggio, le navi devono comunicare cosa è avvenuto e chiedere l’assegnazione di un porto di sbarco, da raggiungere quanto prima, senza fermate intermedie. Spesso però in questi mesi alle navi delle Ong vengono assegnati porti lontani dalla zona di salvataggio, rendendo più lunghi e faticosi il viaggio di approdo e il rientro nell’area di soccorso.

Multe e fermo nave
Comandanti, gestori e proprietari delle navi che violano le norme rischiano multe da 10mila a 50mila euro, oltre al fermo amministrativo dello scafo per due mesi (a spese dell’armatore). In caso di reiterazione della violazione, scatterà la confisca. Anche se non si forniscono le informazioni richieste dalle autorità, sono previste sanzioni da 2mila a 10mila euro e il fermo amministrativo della nave per 20 giorni, prorogabile fino a due mesi.



Scatta nei confronti della nave di Medici Senza Frontiere il primo provvedimento emesso contro una Organizzazione non governativa dopo l'introduzione del cosiddetto decreto ong, proprio oggi diventato legge. La comunicazione, arrivata solo in queste ore dopo lo sbarco del 17 febbraio scorso ad Ancona di 48 migranti a bordo, è stata riferita dallo stesso staff di Msf: «Le autorità italiane ci hanno comunicato che la Geo Barents, la nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere, è stata raggiunta da un fermo amministrativo di 20 giorni e una multa da 10mila euro. La Capitaneria di Porto di Ancona ci contesta, alla luce del nuovo decreto, di non aver fornito tutte le informazioni richieste durante l'ultima rotazione che si è conclusa con lo sbarco ad Ancona»

Ma l'organizzazione sta adesso «valutando le azioni legali da intraprendere per contestare l’accaduto. Non è accettabile essere puniti per aver salvato vite».
Il provvedimento contro la Geo Barents rischia ora di innescare una nuova polemica da parte del mondo delle organizzazioni umanitarie impegnate nei salvataggi nel Mediterraneo, le quali già protestano contro il via libera definitivo del Senato al decreto. Quest'ultimo prevede determinate regole: tra queste il possesso da parte delle Organizzazioni di tutte le autorizzazioni rilasciate dalle competenti autorità dello Stato di bandiera e i requisiti di idoneità tecnico-nautica alla sicurezza della navigazione nelle acque territoriali. Inoltre sono obbligate a richiedere subito dopo il salvataggio l'assegnazione del porto di sbarco e in seguito immediatamente dirigersi verso la destinazione comunicata.

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