mercoledì 14 ottobre 2009
Aspre critiche dai vertici del partito alla deputata cattolica, che sulla legge contro l'omofobia ha votato secondo coscienza (e, in questo caso, con la maggioranza). Franceschini pensa all'espulsione. l'Udc: «Vieni con noi». Intanto dall'Onu arriva una bacchettata a prescindere: «Così l'Italia discrimina i gay».
  • Due rischi sventati e un problema di Domenico Delle Foglie
  • LA LETTERA: «Io, omosessuale e lettore, non capisco»
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    Una casa accogliente Paola Binetti ce l’avrebbe. L’Udc, con Buttiglione e Santolini, non fanno mistero di sentirsi onorati di avere la parlamentare teodem al proprio fianco, giudicando, per dirla con Santolini, «gravissimo che un partito teorizzi che la libertà di coscienza viene dopo la disciplina di partito». Ma lei, Paola Binetti, non ha alcuna intenzione di rinunciare alla propria battaglia, né accetta l’aut aut di Paola Concia, la sua antagonista nel Pd, che ha chiesto al segretario di scegliere chi delle due avrebbe titolo a rimanere e chi dovrebbe andarsene. «Spero nessuna delle due – replica Binetti –  perché né io intendo discriminare Paola Concia né mi sembrerebbe corretto che lei discriminasse me». Il giorno dopo la bocciatura della proposta di legge di Concia sull’omofobia, contro la quale Binetti si è unita al voto della maggioranza, la polemica non si smorza. Anche per i toni durissimi usati da Dario Franceschini, tra i primi a sfruttare il "caso" per la battaglia interna delle primarie. Anzi, ieri il segretario del Pd ha detto chiaramente che, se dipendesse da lui, la deputata teodem sarebbe già fuori dal partito. «Io credo che il voto espresso ieri alla Camera da Binetti debba far riflettere sulla stessa permanenza di Binetti nel Pd, ma non sono io a poter decidere: il segretario del partito non ha questi poteri», si rammarica il leader piddì.Binetti, però, reclama i propri diritti e di fronte alla chiusura di Franceschini, annuncia di riflettere su un voto per Bersani alle primarie. Meglio Bersani, che «ha avuto una reazione più equilibrata. Certamente non voterò Franceschini che propone la mia espulsione». Non si entusiasma, però, il candidato ex ds. Che subito detta le sue condizioni alla nuova sostenitrice "scomoda": «Chi vota per me – dice – sa che questo significherebbe accettare le regole: io nell’organismo statutario sarei chiaro, indicherei quali sono le materie su cui ci può essere libertà di coscienza e tutte le altre su cui vige la disciplina di partito». Ma nonostante i paletti, resta l’area franceschiniana la più dura. Antonello Soro, capogruppo alla Camera, non dà alternative. Binetti «dovrebbe andar via». Solo per «gli aspetti formali, lo valuteremo nel gruppo e nel partito nei prossimi giorni».Parole pesanti che tengono ancora più alta la tensione alla vigilia delle primarie. «Esternazioni pre-congressuali», come le definisce la senatrice democratica Dorina Bianchi. Parole che creano una nuova crepa nel partito, dove Beppe Fioroni, sempre dell’area del segretario e sempre ex ppi, rifiuta l’idea della «coscienza collettiva di cui parlava Trotsky». Mentre la stessa Rosy Bindi, che considera «sbagliato» il voto di Binetti, ritiene «sbagliato procedere ora, in fase congressuale e senza regole condivise». Insomma, il caso resta aperto, mentre il Partito democratico, come annunciato, presenta un nuovo testo così come richiesto da Concia. Ma il 25 ottobre con i suoi gazebi si avvicina. E per i candidati tutte le armi sono ammesse. Perfino stracciare il vituperato statuto, che consente la corsa a tre candidati e prevede, in caso di mancata maggioranza, il ballottaggio al congresso tra i primi due. Franceschini e Bersani, però, accolgono il "lodo-Scalfari", vale a dire il consiglio del fondatore di "Repubblica" di rinunciare all’ultimo passaggio, per dare più valore alle primarie. «Sono convintissimo che la gente deciderà da sè», spiega Pd Pier Luigi Bersani. «Ignazio... ma non hai sempre detto che il Popolo delle primarie è sovrano?», chiede Franceschini, pronto a fare un passo indietro, davanti all’eventuale sorpasso di Bersani. Marino si infuria e la battaglia continua.Le critiche dell'Onu. Dopo la battuta d’arresto di martedì, il Pd rilancia sulla questione omofobia, con un testo che il gruppo della Camera ha depositato ieri. È una proposta di legge «armonizzata con il Trattato di Lisbona ratificato all’unanimità dal Parlamento nello scorso luglio». Si tratta di un solo articolo, nel quale è prevista l’aggravante «per motivi di omofobia e transfobia», che è stato presentato dal capogruppo Antonello Soro, dai vicepresidenti Marina Sereni e Gianclaudio Bressa, dai componenti della Commissione giustizia e da Paola Concia. Il testo di quest’ultima è stato poi ripresentato sotto forma di ddl al Senato da Felice Casson, ottenendo l’immediata sottoscrizione dei vetrici del gruppo, Anna Finocchiaro e i vice Luigi Zanda e Nicola Latorre. Anche l’Idv ha presentato una sua proposta a Montecitorio. Mentre si attende, intanto, l’esito del lavoro del ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna, che subito dopo lo stop del Parlamento alla proposta Concia aveva anticipato un testo in cui si preveda l’inasprimento di pena di un terzo per delitti commessi con finalità discriminatorie legate al sesso, alla disabilità, all’età, all’orientamento sessuale e al transessualismo. Il testo potrebbe essere già oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri per un primo esame informale.Iniziative e ipotesi che arrivano nel giorno in cui Navi Pillay, Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani definisce «un passo indietro» per i diritti di gay e lesbiche la bocciatura dell’altroieri. «È necessaria ovunque la piena protezione», ha detto nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles rispondendo a una domanda sull’Italia. «L’omosessualità e gli omosessuali vengono criminalizzati in alcuni Paesi ma non possiamo ignorare che i gruppi minoritari e tra loro gli omosessuali sono soggetti non solo a violenza, ma a discriminazioni in diversi aspetti della loro vita». Parole che Isabella Bertolini (Pdl) giudica «inaccettabili». «Tentare di far passare l’idea che nel nostro Paese gli omosessuali siano una minoranza di perseguitati la dice lunga sul livello di faciloneria che non dovrebbe esserci in persone che occupano posti di tale rilevanza», il giudizio della parlamentare. Che rievoca, infine, «le figuracce rimediate dalla signora nelle vicende dell’immigrazione di questa estate».
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