mercoledì 30 marzo 2011
Dopo 20 anni, incastrato da esame del Dna. L’ex cameriere filippino fermato per il pericolo di fuga. L’indagine era stata riaperta tre anni fa. La contessa Alberica Filo della Torre venne uccisa nella sua abitazione il 10 luglio 1991.
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A poco meno di 20 anni dall’omicidio, svolta clamorosa nel delitto dell’Olgiata, quartiere residenziale di lusso alle porte di Roma. Per l’omicidio della contessa Alberica Filo della Torre è stato fermato il domestico filippino Wiston Manuel Reves, 40 anni: a inchiodarlo l’esame del Dna effettuato su un reperto trovato sul corpo della vittima. La decisione degli investigatori di far scattare il fermo è stata presa per evitare la fuga dell’uomo e dovrà essere confermata dal Gip. Il domestico era stato tra i primi ad essere sospettato quando venne trovato il cadavere della donna, l’11 luglio 1991. Il caso venne riaperto 3 anni fa su sollcitazione del marito della vittima che non aveva mai risparmiato critiche al modo in cui le indagini erano state compiute. Lapidario il commento dell’avvocato della famiglia Mattei: «Sono molto soddisfatto: commenterò quando si saprà di più».  Per Italo Ormanni che da Pm seguì a lungo la vicenda «è la scienza che aiuta a chiudere i vecchi casi: nel 1991 il test del Dna non c’era».Reves venne iscritto nel resgistro degli indagati insieme a Roberto Iacono, il figlio dell’ex governante di casa Mattei. Iacono e Winston erano stati chiamati in causa fin dall’inizio perchè secondo la procura avevano sufficienti motivi per nutrire rancore nei confronti della vittima. Iacono non aveva gradito il licenziamento della madre, che sarebbe stata mandata via perchè chiedeva continui prestiti o aumenti di stipendio. Invece Winston, che avrebbe dovuto restituire alla contessa un milione di lire, era stato più volte visto discutere animatamente con la donna. Il corpo della 42enne nobildonna - che quel giorno festeggiava i 10 anni di matrimonio con il costruttore Pietro Mattei - venne trovato dalla domestica nella stanza da letto. La contessa era stata strangolata dopo essere stata tramortita con un corpo contundente: si ipotizzerà uno zoccolo. Dalla stanza mancava qualche gioiello e denaro. Il marito non era in casa. La prima ipotesi investigativa fu quella del delitto passionale. La villa dell’Olgiata, a quell’ora del mattino, tra le 8.45 e le 9.10, era piena di gente: due domestici, i due piccoli figli della contessa, una baby sitter, quattro operai che lavoravano nella villa per preparare la festa che si sarebbe tenuta in serata. Il delitto si rivelò fin dall’inizio un vero e proprio rompicapo di difficile soluzione. Il marito della contessa promise 500 milioni di lire in cambio di informazioni utili per risalire all’assassino della moglie. Ma passarono due anni e non si arrivò a nulla. Poi dal groviglio di piste ne spuntò una nuova e più misteriosa e inquietante delle altre ed entrarono in ballo i servizi segreti. Si scoprì che proprio uno dei più assidui frequentatori della villa dell’Olgiata, molto amico della contessa, Michele Finocchi, funzionario del servizio segreto civile, era ricercato per aver sottratto diversi miliardi alle casse del servizio. Quel 10 luglio di due anni prima, ricordano alcuni testimoni, proprio Finocchi era stato tra i primi ad arrivare sul luogo del delitto, forse addirittura prima degli investigatori. Si scoprì che Alberica e suo marito disponevano di conti bancari all’estero con cifre miliardarie. Di chi erano quei soldi? Le rogatorie e i viaggi del pubblico ministero Cesare Martellino, titolare dell’indagine, continuarono fino al 1996. Poi il buio più assoluto. Fino a ieri.
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