martedì 28 aprile 2009
Benedetto XVI arriverà alle 9.30 nel paesino distrutto dal sisma, poi raggiungerà il capoluogo per una breve sosta a Collemaggio e alla Casa dello studente. A Coppito infine il saluto dei sindaci e dei parroci dei Comuni colpiti.
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Pioverà anche oggi e stavolta non importa a nessuno. Perché la vi­sita di Benedetto XVI la spiegano bene al quartier generale della Prote­zione civile a L’Aquila: «È poco dire che per questa gente la presenza del Papa è storica. È di una tale importanza, sa­pesse quanto e come lo stanno aspet­tando », spiega Agostino Miozzo, diret­tore generale dell’Ufficio volontariato del Dipartimento guidato da Guido Bertolaso. E i pensieri maggiori sono quelli che non t’aspetti: «Stiamo per­correndo dall’altra sera il percorso del Papa per metterlo in piena sicurezza, aiutati dai Vigili del fuoco - aggiunge Miozzo - . Certo è che quando arriverà in piazza d’armi, qui nella caserma del­la Finanza, alla fine della visita, allora saremo completamente... tranquilli». Ma il gioco vale candela: «La sua pre­senza lascerà il segno qui, eccome». È vero: stanno aspettando il successo­re di Pietro. C’è una grande scritta fat­ta con la vernice spray nera sul muro di un bar, appena fuori L’Aquila, verso Coppito: «Siamo... scossi, ma non mol­leremo mai!». E se per questa gente è stata fondamentale una presenza visi­bilmente forte dello Stato, adesso de­sideravano altrettanto quella della Chiesa: «Ci siamo stupiti anche noi, in tantissimi paesini ci chiedono di rico­struire prima la loro chiesetta delle ca­se ». È venuto spesso il presidente del Consiglio, poi quelli di Senato e Came­ra, adesso il Papa: «Qui ne sono quasi sorpresi. Si sono resi conto che lo Sta­to e la Chiesa non sono virtuali o sola­mente in televisione, ma sono stati pronti a venire qui, in mezzo a loro, e nel momento peggiore». L’ultima riunione dell’arcivescovo Giu­seppe Molinari coi parroci e i religiosi della diocesi aquilana (i sacerdoti sono circa centoventi) c’è stata ieri alle di­ciassette, fra le tende sul piazzale del­la chiesa di San Francesco a Pettino, dov’è anche il centro di coordinamen­to della Caritas italiana. I pullman, mes­si a disposizione dai Centri operativi misti, stamane passano fra le sette e le sette e trenta nelle tendopoli: prende­ranno e poi riporteranno indietro non meno di duemila persone. Non è faci­le partecipare (le ragioni sono eviden­ti, a cominciare da quelle banalmente logistiche per gli spostamenti di per­sone che spesso hanno perso ogni co­sa), ma in tanti hanno fatto di tutto per non rinunciarvi, perché vedere Bene­detto XVI sarà una carezza sull’anima ferita. C’è anche suor Rosa Maria Chiara Tu­fani alla riunione con l’arcivescovo: la responsabile del monastero claustrale delle Clarisse a Paganica, che è total­mente inagibile insieme con la sua chiesa. Il piano con le celle in quella notte del 6 aprile s’è sbriciolato ed è crollato: «Siamo salve realmente per miracolo e con un dolore infinito per la morte della nostra badessa, l’unica che è rimasta uccisa nel crollo. Non ce lo spieghiamo, eravamo tutte vicine, al­cune sorelle sono rimaste ferite, pen­siamo che in qualche modo abbia of­ferto la sua vita per noi». Ora sono preoccupate «per i Vigili del fuoco che entrano nel monastero per mettere in sicurezza quanto possono». Neanche loro si sognano di mollare mai: «Tor­neremo assolutamente a Paganica, ap­pena avremo un monasterino in legno e una cappellina. Ripartiremo da quel­le macerie». Il Papa quest’oggi? Le Cla­risse ci saranno, suor Rosa Maria sor­ride e quasi s’emoziona nel risponde­re: «È la visita del Signore - dice - . Ci darà conforto e aiuto, è Pietro che vie­ne a confermare nella fede i suoi fratelli. Dio è fra le nostre macerie, sta soffren­do con gli uomini». E poi questo terre­moto per certi versi sembra sorpren­dente: «Sta uscendo fuori il meglio del­l’uomo. Penso alla solidarietà che stia­mo ricevendo, tutti quanti. Penso a quanti poveri sto vedendo aiutare altri poveri». Monsignor Molinari e suoi fedeli non potranno che accogliere il Papa con u­miltà, ma anche con amore enorme: «La frase più bella sulla visita di Bene­detto XVI - confida l’arcivescovo - me l’ha detta ieri un padre che ha perso i suoi due figli: 'Questo è un momento di grande fede per tutti noi', e credo che abbia davvero ragione. È grandis­simo il valore d’avere il successore di Pietro tra noi». Ad abbracciare i fami­liari delle vittime ad Onna, prima di tut­to. Poi a Collemaggio a pregare sulle spoglie di Celestino V, sulle macerie del­la Casa dello studente a L’Aquila in­contrando gli universitari, e infine a Coppito coi sindaci dei paesi colpiti e con i volontari.
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