venerdì 11 novembre 2011
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​«C’è fiducia nella leadership del presidente Napolitano per l’istituzione in Italia di un governo ad interim che possa implementare un programma di riforme aggressivo e riportare la fiducia del mercato», ci informa dagli Usa il portavoce di Barack Obama. Il Quirinale tiene dunque salde in mano le redini della crisi che non c’è ancora, ma che ci sarà certamente sabato sera e sarà brevissima. E prima di quella delle Camere il governo Monti (che a sua volta non c’è ancora, ma l’incarico ci sarà, già domenica) incassa la fiducia dei mercati, che tirano il fiato alla sola notizia della sua nomina a senatore a vita. Giorgio Napolitano intanto si porta avanti col lavoro per farne una crisi lampo, in modo che il sistema Paese, sotto la lente in tutto il mondo, possa ripresentarsi alla riapertura dei mercati, lunedì, con la soluzione già a portata di mano. Ieri sera, intanto, Napolitano ha ricevuto l’incaricato in pectore, «in visita di cortesia che ha voluto esprimergli il suo vivo ringraziamento per la nomina», recita lo scarno comunicato del Colle. Ma la durata del colloquio, protrattosi per un’ora e mezzo è servito a fare «un’ampia disamina» della situazione. Monti, reduce da Berlino, ha informato Napolitano sull’aria che tira verso il nostro Paese e sulle possibile soluzioni. Monti, che non accetterebbe mai una soluzione senza i due partiti maggiori nella maggioranza, si è detto molto contento per gli auguri arrivati da Berlusconi, considerandoli un segno positivo per una possibile collaborazione futura. Nulla trapela invece sulla lista dei ministri, che potrebbe iniziare a prendere forma, nella più assoluta discrezione dei diretti interessati, già prima dell’apertura della crisi. La soluzione più accreditata resta quella di un governo prevalentemente tecnico, magari con apporti politico-istituzionali, si parla di Gianni Letta (sottosegretario riconfermato o ministro ai Rapporti col Parlamento) e di Giuliano Amato (all’Economia o più probabilmente agli Esteri).Il comunicato del Quirinale sulla telefonata di Obama si era limitato a rendere noto soltanto che era "a carico" della Casa Bianca, nel senso che era stato il presidente americano a chiamare «per essere ragguagliato sugli sviluppi e le prospettive della situazione politica in Italia in relazione alle grandi tensioni tuttora in atto sui mercati finanziari». Il presidente lo ha rassicurato sulla convinzione che la soluzione ci sarà e sarà ampiamente condivisa. Ma la fiducia di Napolitano sullo sbocco positivo, prima che fosse Obama dagli Usa a renderla nota, era emersa già in mattinata. «Abbiamo alle spalle un passato ricco di straordinari progressi e di momenti gloriosi», aveva detto a un Convegno sul Risorgimento italiano e finlandese. «L’Italia - aveva detto - si trova di fronte a passaggi e scelte molto difficili. L’Europa attende con urgenza segni importanti di piena assunzione di responsabilità da parte di uno degli Stati fondatori della Ue», aveva rimarcato. «Sono sicuro che il nostro Paese, le sue forze sociali e politiche, sapranno mostrarsi all’altezza del compito».
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