giovedì 5 gennaio 2023
La presidenza svedese del Consiglio Ue: in questi sei mesi nessun patto, ma il lavoro avanzerà. La replica dell’esecutivo: serve una strategia europea di lungo periodo
Soccorso in mare della Guardia Costiera

Soccorso in mare della Guardia Costiera - GC

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Nessun accordo sui migranti e il superamento del regolamento di Dublino sull’asilo prima del 2024. In un breve colloquio con la rubrica Europe Express del Financial Times, l’ambasciatore svedese Lars Danielsson riserva una doccia fredda a quanti nel governo speravano in un’intesa nei prossimi mesi, durante il semestre di presidenza di Stoccolma, sul Patto per la migrazione lanciato dalla Commissione Europea nel settembre 2020. «Certamente faremo avanzare il lavoro a piena potenza – dice Danielsson– ma non vedrete il completamento del Patto durante la presidenza svedese». Previsione del diplomatico: l’accordo non arriverà prima della primavera 2024.

Indubbiamente il dossier migrazione per Stoccolma è scottante, visto che l’attuale governo di centro-destra ha il sostegno esterno dell’estrema destra dei Democratici Svedesi (contrari al Patto). Anche se, sottolinea Danielsson, «io prendo le mie istruzioni del governo» e non dai Democratici svedesi. In realtà, però, per chi segue il dossier a Bruxelles non c’è alcuna sorpresa.
«La stessa pianificazione legislativa dell’Unione Europea – conferma un’alta fonte diplomatica ad Avvenire – in materia di migrazione non prevede una conclusione del dossier nel corso del 2023».

La data del 2024 come orizzonte per l’intesa circola da mesi, e la Svezia non c’entra niente: vista anche la complessità del dossier (soprattutto sul fronte della riforma di Dublino), quasi tutti i diplomatici concordano che farcela prima del prossimo anno (sotto presidenza belga dell’Ue) sarebbe più che arduo. E dire che nel secondo semestre del 2023 al timone dell’Ue, dopo la Svezia, arriva la Spagna, per la quale invece il dossier immigrazione è molto importante. Il 2024 non è un caso: in primavera si vota per rinnovare il Parlamento Europeo.

Il tema migranti, comunque, sarà uno dei principali al Consiglio europeo straordinario del 9-10 febbraio.

Immediate le reazioni alle parole dell’ambasciatore svedese che non sembrano però preoccupare il sottosegretario all’Interno Emanuele Prisco (Fdi). «Si diceva che non saremmo mai arrivati anche al price cap, e invece l’accordo è arrivato...».
«Ecco il succo dell’europeismo in salsa sovranista: ognuno per se’ e Dio per tutti» critica Daniela Ruffino (Azione). «La Svezia, al pari dell’Italia, ha un governo di destra. Chi pensa di costruire la solidarietà europea con certe forze politiche prima o poi dovrà rendersi conto che é impossibile. Gli amici svedesi di Meloni e Salvini lasciano l’Italia con il cerino in mano».

Le dichiarazioni dell’ambasciatore svedese «non solo non rappresentano una presa di posizione contro alcuno Stato membro specifico, tantomeno contro l’Italia», secondo il ministro Raffaele Fitto, «ma soprattutto non possono in alcun modo essere strumentalizzate politicamente a livello nazionale». L’intervista al Ft si riferisce «alla riforma strutturale del sistema di asilo, un dossier molto complesso con interessi nazionali molto sentiti e diversi».

Intanto a tenere banco, in Italia, sul fronte migranti, sono sempre le polemiche legate al nuovo Decreto Ong, entrato in vigore lo scorso 3 gennaio. «È in contrasto con il diritto internazionale» accusa l’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi). «Da un lato si vuole limitare l’operato delle Ong nel soccorso perché considerate “pull factor” per l’immigrazione irregolare e il traffico di vite umane, dall’altro si intende dare loro al momento del salvataggio, impropriamente, responsabilità rilevanti sul tema dell’asilo. Una contraddizione evidente» sottolinea Silvia Stilli, portavoce dell’Associazione. «Il decreto dovrà essere convertito in legge: da adesso la responsabilità si sposta al Parlamento – continua Stilli – Chiederemo a deputate e deputati, senatrici e senatori di fare i conti con la propria coscienza personale e coerenza politica».

Anche il Forum del Terzo settore critica le nuove disposizioni per le Ong, che, sottolineano, non saranno certo queste «a frenare gli sbarchi in Italia». «Crediamo che si debba tenere in grande considerazione quanto sottolineato in queste ore dalle reti di Ong che, avendo ormai una lunga esperienza di soccorso in mare, evidenziano il contrasto tra il Codice di condotta introdotto dal Governo e il diritto internazionale, e il conseguente rischio di creare una situazione di incertezza normativa» sottolinea Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum.

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