giovedì 21 settembre 2017
Assemblee e presidi nel capoluogo pugliese: il bando emanato dalla Prefettura prevede la riorganizzazione delle attività, che verranno in futuro suddivise in quattro differenti lotti
Cara, appalti frazionati e al ribasso
COMMENTA E CONDIVIDI

C’è molta preoccupazione a Bari, nel mondo delle cooperative e tra i sindacati, per il nuovo bando della prefettura per la gestione del Centro di accoglienza per richiedenti asilo. Si teme sia per la continuità dei servizi che per la tutela dei circa 170 posti di lavoro. Così Cgil, Cisl e Uil hanno indetto un’assemblea lo scorso 19 settembre, seguita da un presidio davanti alla prefettura di Bari e poi dall’incontro di una delegazioni di sindacalisti e lavoratori col Capo di gabinetto. Domani, infatti, scadono i termini per la presentazione delle offerte della gara indetta lo scorso 17 luglio, per la quale i sindacati avevano chiesto la sospensione. E il 5 ottobre saranno aperte le buste e si capirà chi andrà a gestire il Cara di Bari Palese, da anni ge- stito dalla cooperativa Auxilium. In realtà, se non ci sarà nessun cambiamento, non ci sarà più un gestore unico ma quattro.

È quanto prevede il decreto del ministro dell’Interno, Marco Minniti del 7 marzo di quest’anno che, recependo le linee guida dell’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, contiene il nuovo schema di capitolato per la fornitura di beni e servizi relativi alla gestione e al finanziamento delle strutture di accoglienza dei migranti. Un provvedimento che innova profondamente il sistema delle gare e che viene utilizzato per la prima volta proprio per il Cara di Bari, che ha avuto il riconoscimento anche di istituzioni internazionali come l’Acnur e la Banca Mondiale anche se, non lo nascondo gli stessi attuali gestori, l’affollamento giunto fino a 1.700 presenti ha provocato non pochi problemi. Ricordiamo che originariamente il centro prevedeva 6-700 ospiti e, infatti, il nuovo bando fa riferimento a 744 persone. Ma non è questa la novità.

Come ricorda un’interrogazione al ministro dell’Interno, presentata dal deputato del Pd, Dario Ginefra, «l’appalto è suddiviso in quattro lotti prestazionali » e questo, secondo quanto denuncia la Cisl di Bari, «rischierà non solo di creare un corto circuito nel funzionamento interno alla struttura, con ben quattro soggetti datoriali che dovranno trovare un delicatissimo equilibrio per gestire un fenomeno tremendamente complesso, ma anche una pressoché certa caduta verticale della situazione economica dei lavoratori e la perdita di posti di lavoro». La prefettura di Bari, aggiunge la Cgil, «si è impegnata a chiedere chiarimenti al ministero sul nuovo capitolato», ma per ora le procedure non si fermano.

Va ricordato che il nuovo schema di capitolato prevede la clausola sociale finalizzata proprio a promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato, ma i sindacati temono che la divisione in lotti, e quindi la partecipazione anche di piccole imprese, porti a una riduzione del personale, anche per contenere i costi. Il nuovo bando nasce dopo scandali e inchieste sui centri di accoglienza per migrati, a partire da 'mafia capitale', che negli ultimi anni hanno fatto emergere gestioni quasi monopolistiche di grossi gruppi (ad esempio le cooperative di Buzzi e quelle della Cascina) e un sistema di subappalti nel quale non poche volte si è inserita la criminalità organizzata, come nella vicenda del Cara di Isola di Capo Rizzuto. La soluzione scelta, prima da Cantone e poi da Minniti, in stretta collaborazione, è quella di superare il gestore unico e di 'spacchettare' la gara in quattro lotti, uno principale più legato ai servizi alla persona, e altri tre, più 'materiali', che riguardano vitto, pulizia e fornitura di beni. I dubbi di chi critica il bando riguardano il rapporto tra chi vincerà i diversi lotti. Prima, pur coi rischi del subappalto emersi non poche volte, il gestore unico poteva scegliere collaborazioni di fiducia.

Ora corre il rischio di trovarsi al fianco imprese con impostazioni, formazione e finalità diversa. Anche se uno dei punti innovativi del decreto è proprio il rafforzamento delle attività di ispezione e monitoraggio del Viminale. Ma, secondo alcuni operatori del settore, la mancanza di un effettivo coordinamento farebbe perdere unitarietà all’intervento, perché anche il vitto e l’alloggio, ad esempio, possono essere occasione di socializzazione e integrazione.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: