venerdì 12 dicembre 2014
​Minimo sei anni di carcere, allungamento della prescrizione, confisca dei beni più facile e restituzione del maltolto: ecco le misure del disegno di legge annunciato dal governo.
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​Una stretta in quattro mosse sui reati contro la Pubblica amministrazione, la corruzione in particolare, con l'ipotesi di adottare alcune norme per aggredire i patrimoni previste dalla legislazione speciale per i reati con l'aggravante mafiosa: innalzamento della pena minima da quattro a sei anni e carcere anche per chi patteggia; allungamento del periodo di prescrizione; snellimento delle procedure per la confisca dei beni di chi è stato condannato con sentenza definitiva; intera restituzione da parte del condannato delle somme ottenute con la corruzione. Sono le misure attese nel Consiglio dei ministri di venerdì alle 18, che il governo varerà con un disegno di legge all'indomani degli ultimi scandali esplosi a Roma sugli intrecci tra organizzazioni mafiose e parte della politica per la gestione degli appalti.
Lo aveva annunciato il premier Matteo Renzi, martedì su YouTube: "Al Consiglio dei ministri", slittato poi da giovedì a venerdì pomeriggio per gli impegni all'estero di alcuni ministri, "apporteremo quattro modifiche al codice penale e alla regole del gioco. Pena minima della corruzione da quattro a sei anni. Così se hai rubato, puoi patteggiare ma comunque un po' di carcere lo fai. Non è pensabile che attraverso il patteggiamento uno se ne stia fuori dalla galera". Misure, aveva detto, per rendere "molto più semplice procedere alla confisca (dei beni, ndr) di chi ha rubato. Chi è condannato per corruzione con sentenza passata in giudicato potrà vedere la confisca dei propri beni".E infine si introdurranno norme per costringere i condannati a "restituire il maltolto" per intero: "Il maltolto lo devi restituire, non è che dai una parte. Se è provata la corruzione, tu restituisci fino all'ultimo centesimo"."Su 50 mila carcerati, solo 257 per corruzione. Non è serio. Non basta lo sdegno: regole più dure domani in Consiglio dei ministri", ha ribadito Renzi giovedì su Twitter.Al premier ha però ribattuto l'Associazione nazionale magistrati, che ha acquistato una pagina su diversi quotidiani per chiedere "Vere riforme per una giustizia nell'interesse dei cittadini". "Bisogna passare dalla retorica delle parole ai fatti", ha detto il presidente Rodolfo Sabelli: bisogna prevedere "l'interruzione definitiva della prescrizione al momento dell'esercizio dell'azione penale o comunque all'esito della sentenza di primo grado, questo perché la prescrizione altrimenti rischia di operare come incentivo all'uso distorto delle garanzie".
Mentre per il segretario generale dell'Anm, Maurizio Carbone, "il governo è intervenuto rapidamente in materie come le ferie e la responsabilità civile dei magistrati, mentre le norme sulla corruzione sono ancora ferme e finora ci sono stati solo annunci. Le vere priorità evidentemente sono altre, noi magistrati siamo già al massimo della nostra produttività".
"I provvedimenti anti corruzione arriveranno domani pomeriggio in Consiglio dei ministri. Io sono stato il primo firmatario di quella che poi è diventata la Legge Severino, e sono a favore di un inasprimento delle pene per corruzione, ma in Italia ci deve essere anche la certezza della pena: chi finisce in carcere condannato poi deve restarci, a scontare la condanna, e devono restituire fino all'ultimo euro quello che hanno rubato alla comunità", ha affermato giovedì il ministro dell'Interno Angelino Alfano da Bruxelles, al termine di un'audizione in commissione Libertà pubbliche del Parlamento europeo. Sulla riformulazione dei termini di prescrizione per Alfano bisogna però considerare anche che "se ci sono dei giudici lumaca, non possono scaricare su cittadini indagati la loro lentezza. Credo che ci sarà unaccordo in Consiglio dei ministri, il ministro Orlando lo sta preparando". 
Sempre da Bruxelles il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha annunciato che le nuove norme anticorruzione saranno "misure più dure che esercitino un'effettiva deterrenza. È giusto il segnale che inasprisce la pena anche per chi segue la via del patteggiamento", hacontinuato, sottolineando che è "molto importante la scelta di mettere l'accento sull'aggressione dei patrimoni: chi corrompe o si fa corrompere lo fa per denaro. Sequestrare il denaro, seguirlo e aggredire la ricchezza che ha come fonte la corruzione non è soltanto un modo di restituire alla collettività il maltolto, ma è un modo anche di creare deterrenza nei confronti dei soggetti che attribuiscono a questo aspetto una particolare importanza".
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