mercoledì 26 giugno 2013
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Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana sono ai primi quattro posti della classifica di produzione di rifiuti speciali in Italia, rispettivamente, con quasi 24 milioni di tonnellate, quasi 17, circa 14 e appena più di 12. Mentre, ad esempio, la Campania ne produce 7 milioni e 300mila tonnellate. Sarebbe a dire – tenendo conto del numero di abitanti – che un veneto ne "produce" 3,47 tonnellate l’anno, un toscano 3,27, un emiliano 3,28, un lombardo 2,45 e un campano 1,26.Cifre ufficiali (alle quali sfugge quindi il "sommerso"...) ricavate incrociando le elaborazioni Mud e le stime dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) riguardanti il 2010. Cioè gli ultimi dati disponibili, che raccontano come tre anni fa la produzione nel nostro Paese di rifiuti speciali sia stata di circa 138 milioni di tonnellate (con un incremento rispetto al 2009 del 2,4%), circa 10 dei quali sono classificati «rifiuti speciali pericolosi». Il 43,3% arriva dal settore delle costruzioni, il 27,9 dalle attività manufatturiere, il 20,1 dal trattamento dei rifiuti urbani e il resto, con percentuali assai più ridotte, da servizi, commercio e trasporto, dai settori d’energia elettrica, acqua e gas, dalla sanità e altro.Più o meno 86 milioni di tonnellate di rifiuti speciali vengono avviati ad operazioni di recupero, quasi 39 milioni allo smaltimento ed oltre 21 milioni di tonnellate sono destinate ad impianti di stoccaggio e messa in riserva (definiti «forme intermedie di gestione preliminari alla destinazione finale»). Molti rifiuti speciali vengono poi esportati, molti di più importati: sempre nel 2010 si registra un incremento nelle esportazioni del 19% e nelle importazioni del 46%.Ultima annotazione. Gli impianti d’incenerimento di rifiuti speciali in esercizio sono 103 (trattando un milione di tonnellate all’anno): 63 sono al Nord, 16 al Centro e 24 al Sud.
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