martedì 17 ottobre 2023
L'annuncio del portavoce dell'esercito: «I piani potrebbero essere diversi dall'operazione di terra». Ecco le strategie in campo (e i possibili risultati) dell'offensiva contro Hamas
La colonna di carri armati israeliani

La colonna di carri armati israeliani - Ansa

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Israele «si sta preparando per le prossime tappe nella guerra contro Hamas, ma i piani potrebbero essere diversi dall'attesa invasione via terra della Striscia». Fanno rumore, le affermazioni del portavoce dell'esercito Daniel Hecht, che per la prima volta ipotizza un esito diverso rispetto a quello più atteso sin dall'inizio del conflitto in Medio Oriente. «Ci stiamo preparando - ha spiegato -, ma non abbiamo detto quali piani saranno. Tutti parlano dell'offensiva di terra. Potrebbe essere qualcosa di diverso». Ma che significato avrebbe, l'invasione? E che cosa potrebbe invece andare storto? Ecco le ipotesi sul campo.

Perché no

Invadere la Striscia di Gaza? Si fa presto a dirlo. L’operazione è complessa. Rischia di trascinare Israele in un conflitto su più fronti, coinvolgendo il Libano meridionale e il Golan. Anche se questo scenario da incubo non si concretizzasse, il teatro di Gaza è già di per sé molto problematico. A parte i tunnel, le viuzze strette e gli edifici slanciati offrono un vantaggio immenso ai difensori. Bisognerà combattere casa per casa e affrontare tante incognite. Basteranno le forniture di munizioni, visto che l’Ucraina inghiotte buona parte delle produzioni occidentali? E quando cominceranno i lutti, il fronte interno e l’opinione pubblica internazionale reggeranno? Nell’operazione del 2014, limitata per durata e impegno, erano morti 66 soldati israeliani. Oggi se ne attendono molti di più, perché Hamas è disposta a combattere a lungo.

È una tecnoguerriglia matura, innervata da una fanteria determinata e competente e addestrata quotidianamente alle tecniche di combattimenti. La guerra si annuncia brutale e pericolosa: i tunnel potrebbero rivelarsi trappole mortali per gli attaccanti. Bisognerà snidarle con il genio, i robot e farci entrare i fanti. Forse gli israeliani puntano a far tabula rasa di tutto come fecero con l’Olp nel Libano meridionale. Ma quando si ritireranno dalla Striscia, il vuoto che lasceranno sarà occupato da un Hamas 2.0 o da un’altra organizzazione ostile, in una spirale senza fine. A meno che Tsahal (le forze di difesa israeliane) non punti davvero a occupare un terzo della Striscia, creando una zona cuscinetto che la esporrebbe però a una guerriglia permanente.

Perché sì

Sulla carta, Israele non ha scelta: per chiudere i conti con il gruppo terroristico di Hamas (la maggior parte dei governi occidentali lo definisce in questo modo) la verità è che un intervento terrestre massiccio è indispensabile. Da quando non occupa più la Striscia di Gaza (2005), Gerusalemme è stata costretta a combatterci ogni due anni, senza mai venire a capo del nemico. Senza truppe a terra non risolverebbe il problema nemmeno ora. La storia militare insegna che i conflitti contemporanei si vincono o si perdono con gli scarponi nel fango, non con i droni o i lanci a distanza di missili. Solo la battaglia del Pacifico (1945) è stata risolta da bombardamenti aerei. Ma è un caso anomalo, perché vi si impiegarono ordigni atomici.

Se oggi Israele facesse affidamento esclusivo sulle bombe aviolanciate, non le sarebbe possibile sventrare i sotterranei in cemento armato di Hamas. Una rete di tunnel gigantesca, costruita sotto gli edifici civili a profondità di 40-50 metri, di cui è ignota l’esatta localizzazione. Parliamo di un labirinto esteso per decine di chilometri, sede dei comandi militari, di molte fabbriche di armi, di migliaia di combattenti e di centri per la comunicazione e la guerra cibernetica. Un dedalo in cui sarebbero trincerati anche Mohammed Deif, numero uno dell’ala combattente di Hamas, e gli aguzzini dei prigionieri catturati dai terroristi il 7 ottobre scorso, tutti obiettivi strategici dell’operazione in itinere. Il gruppo di Hamas avrà senz’altro disseminato gli ostaggi in moltissimi punti del reticolo di gallerie della Striscia, complicando il lavoro dell’intelligence e delle forze speciali israeliane, che punteranno a salvarne il maggior numero possibile.

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