sabato 14 gennaio 2023
Primo stop per vizi procedurali nel processo agli attivisti Sarah Mardini, Nassos Karakitsos e Sean Binder
Onu: non criminalizzate chi salvò a nuoto i profughi a Lesbo

Amnesty

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Nel giorno in cui anche le Nazioni Unite hanno chiesto di ritirare le accuse contro la rifugiata e attivista siriana Sarah Mardini e altri 23 soccorritori a processo per aver salvato la vita a tantissimi profughi arrivati sulla coste dell’isola greca di Lesbo, i giudici hanno risposto offrendo solo una parziale vittoria alla solidarietà.

Il verdetto della Corte di appello di Mitilene, di fatto, ha annullato il procedimento giudiziario per vizi procedurali, ma non ha riconosciuto che salvare vite umane non sia un crimine. Sarah Mardini, profuga siriana approdata a Lesbo nel 2015, aveva scelto di tornare, dalla Germania dove aveva chiesto asilo, sull’isola greca per partecipare come volontaria alle operazioni di salvataggio dei migranti: arrestata nel 2018 dalla polizia greca Mardini aveva passato in carcere preventivo tre mesi, prima di essere rilasciata. La sua storia straordinaria, assieme a quella della sorella Yusra, nuotatrice professionista che ha partecipato alle Olimpiadi di Rio de Janeiro e di Tokyo, è stata raccontata dal film distribuito da Netflix “The swimmers”, (”Le nuotatrici”) che ha dato loro un’inattesa popolarità.

Il processo che, oltre a Sarah Mardini, vedeva coinvolti altri 23 imputati citati nel caso, doveva iniziare il 18 novembre 2021, ma è stato dapprima rinviato per poi ripartire solo il 10 gennaio 2023, davanti alla Corte d’appello di Lesbo fino a ieri quando è arrivato il riconoscimento degli errori procedurali. In particolare la non traduzione degli atti aveva messo Mardini e gli altri nella condizione di non comprendere di cosa fossero accusati e dunque di non essere sottoposti a un equo processo. Spionaggio, questo è il capo di accusa meno grave, che sarebbe, comunque, caduto in prescrizione a fine marzo, basato su un rapporto della polizia greca che indicava come gli attivisti avessero monitorato i canali radio che pure non sono crittografati e dunque «possono essere consultati da chiunque disponga di radio Vhf» aveva denunciato pubblicamente la Ong Human Rights Watch, definendo «farseschi» i capi d’accusa. «Salvare vite umane e fornire assistenza umanitaria sono comportamenti che non dovrebbero mai essere criminalizzati, tali azioni sono un imperativo umanitario e dei diritti umani» ha affermato la portavoce dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, Elisabeth Throssel, offrendo pubblico sostegno agli attivisti che rischiavano fino a 8 anni di carcere per spionaggio.

Al di là del riconoscimento della Corte dei difetti procedurali che scagionano Sarah Mardini e altri 21 attivisti, restano valide, però, le accuse contro due imputati di nazionalità greca, il primo per falsificazione di documenti e il secondo per favoreggiamento di un’organizzazione criminale: i loro casi verranno deferiti a un tribunale di grado inferiore. Inoltre, non si può considerare del tutto risolta la vicenda di Mardini, Sean Binder e del greco Nassos Karakitsos coinvolti in un’altra inchiesta parallela con capi d’accusa più gravi: traffico di persone, frode, concorso in un’organizzazione criminale e riciclaggio di denaro, che comportano una pena massima di 25 anni e che prevedono un tempo di prescrizione di 20 anni. «Dopo quattro anni di limbo - ha affermato Binder, convinto che la giustizia greca abbia voluto allungare i tempi per dare un segnale forte agli altri volontari umanitari - abbiamo finalmente ricevuto qualche notizia positiva, ma questa non è giustizia: se la stessa strategia di lunghissimi rinvii e vizi procedurali viene applicata per le restanti accuse, potremmo aspettare ancora 15 anni per dimostrare la nostra innocenza». Definito «il più grande caso di criminalizzazione della solidarietà in Europa» dal Parlamento europeo, il procedimento si è rivelato un deterrente per gli attori della società civile. Attivisti e assistenti sociali, una volta in prima linea nelle operazioni di salvataggio dei profughi, ora ci pensano due volte prima di commettere azioni che potrebbero finire con l’essere messo sotto accusa da parte dello Stato ellenico.

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