martedì 13 maggio 2025
Da Acerra, simbolo dello scandalo ambientale, le Chiese campane annunciano un percorso giubilare di speranza nei territori inquinati. Il via da Pompei. Il vescovo Di Donna: ci guiderà la Laudato si’
Un sito di rifiuti abbandonati in territorio campano

Un sito di rifiuti abbandonati in territorio campano - Fotogramma

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In pellegrinaggio, nel segno della speranza, lungo i luoghi vittime del disastro ambientale che ha ferito la loro terra. Nella biblioteca del palazzo vescovile di Acerra, la città del Napoletano assurta a simbolo dello scandalo Terra dei fuochi, è stato presentato ieri il Pellegrinaggio giubilare di Speranza, organizzato dalle diocesi della Campania. Una trentina di persone con zaino e sacco a pelo, a cui si aggregheranno vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli delle diocesi toccate di volta in volta, marceranno per sette giorni verso i siti inquinati della regione.

Si partirà venerdì prossimo dal Santuario della Madonna del Rosario di Pompei. Lo stesso giorno, i pellegrini raggiungeranno la foce del fiume Sarno, nel territorio dell’arcidiocesi di Sorrento-Castellammare, dove uno dei corsi d’acqua più inquinati d’Europa incontra il golfo di Napoli. Il pellegrinaggio, annunciato il 9 marzo scorso su Avvenire in un dorso a cura degli uffici per le comunicazioni sociali delle diocesi della metropolia napoletana, toccherà poi la diocesi di Nola (17 maggio), passando per altre che ricadono nella Terra dei fuochi: Acerra (18 maggio), Aversa (19 maggio), Caserta (20 maggio), Teano-Calvi e Sessa Aurunca (21 maggio) e Capua (22 maggio). Il 23 maggio, il pellegrinaggio raggiungerà la Chiesa di Pozzuoli, per poi concludersi il giorno successivo con un raduno in piazza del Gesù Nuovo, a Napoli. Saranno toccati alcuni luoghi simbolo dello scempio dell’ambiente avvenuto in Campania negli ultimi decenni: l’inceneritore di Acerra, «segno emblematico di saturazione dal punto di vista dell’impatto ambientale per l’intero territorio»; le discariche di Chiaiano a Napoli, Lo Uttaro a Caserta e Resit a Giugliano (la “madre di tutte le discariche”, in cui è stata sversata ogni tipo di sostanza); il sito di interesse nazionale di Bagnoli, che la cui bonifica non è stata ancora completata nonostante sia partita trent’anni fa, dopo la dismissione completa delle grandi industrie che vi sorgevano.

Non è affatto un caso che i vescovi della Campania abbiano scelto la data simbolica del 24 maggio per la conclusione del Pellegrinaggio giubilare della Speranza. Quel giorno, infatti, ricorre il decimo anniversario della pubblicazione dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco, ispirata tra l’altro anche dal dramma Terra dei fuochi, figlio del traffico e dello smaltimento illegale dei rifiuti che ha colpito e colpisce ancora le province di Napoli e Caserta. «La Laudato si’ – spiega il presidente della Conferenza episcopale campana (Cec), Antonio Di Donna – ha avuto un ruolo fondamentale nel cammino che abbiamo fatto come Chiese della Campania negli ultimi anni. Quell’enciclica ha dato impulso a un percorso di comunione, cominciato proprio qui ad Acerra nell’anno della sua pubblicazione, con la Giornata regionale del creato. Un cammino, questo, fatto di educazione alla custodia dell’ambiente, denuncia delle situazioni di criticità e dialogo con le istituzioni, dai Comuni alla Regione, passando per le Procure. Un cammino nato – ricorda il vescovo di Acerra – dall’ascolto del grido di dolore del nostro popolo, che ci ha convertito alla causa ambientale: il grido delle madri con figli ammalati o morti».

Proprio Acerra è la città da cui è partito il ricorso, in seguito al quale, nel febbraio scorso, la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha condannato lo Stato italiano per aver violato i diritti dei cittadini della Terra dei fuochi, dando al governo due anni per rimediare. «Il pellegrinaggio che promuoviamo – sottolinea il presidente della Cec – non ignora i segni di speranza che pure sono nati in questi anni. Uno di questi è proprio la recente sentenza della Cedu, che ha dato ragione alle preoccupazioni della gente. Il commissario per la Terra dei fuochi ha avuto due mesi per poter preparare la relazione da presentare nei prossimi giorni al governo, il quale dovrà stanziare le risorse necessarie per la prima cosa necessaria da fare: le bonifiche. Non ci illudiamo: sappiamo che l’iter perché siano realizzate è lungo e complesso, ma la nostra speranza è che si arrivi a questo risultato. E, laddove non è possibile, almeno alla messa in sicurezza dei siti inquinati».

Per monsignor Di Donna, il Pellegrinaggio giubilare della Speranza è anche un’occasione, per la Chiesa campana, di recitare il proprio mea culpa sull’ambiente. «Il Giubileo ha a che fare con la remissione delle colpe e con la richiesta di perdono. Per questo, dobbiamo necessariamente chiederci: “Dov’eravamo quando tutto questo è successo?”. Anche sulla stessa Laudato si’, conosciuta più fuori che dentro la Chiesa, c’è ancora molto da fare. E i temi della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato devono entrare stabilmente nella nostra predicazione». Per padre Daniele Moschetti, missionario comboniano che ha collaborato all’organizzazione del pellegrinaggio e opera con i suoi confratelli a Castel Volturno, nel Casertano, altro luogo caratterizzato da un forte degrado ambientale, «Laudato si’ ci insegna − e lo specifichiamo infatti nel libretto che accompagnerà il pellegrinaggio − che la cura del creato inizia con piccole azioni quotidiane e che l’educazione è capace di trasformarla in stile di vita. Sarà un cammino di speranza, non una Via Crucis, anche se abbiamo il dovere di ricordare le vittime dell’inquinamento». Nell’ultima tappa napoletana «lasceremo un documento, che parlerà delle ferite, ma anche di come fare perché tutto ciò non accada più».

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