venerdì 3 dicembre 2021
Questa sera alle 19.30 su Rete 4 il documentario «Il figlio di Tarzan» prodotto dai due artisti che raccontano una giornata a Palermo insieme all’amico tetraplegico
Salvo Ficarra e Valentino Picone con l'attivista Giovanni Cupidi

Salvo Ficarra e Valentino Picone con l'attivista Giovanni Cupidi

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«Il nostro obiettivo è far sperimentare allo spettatore come è la giornata di un disabile, far vivere in prima persona quelle cose che a volte consideriamo con superficialità ». Così Salvo Ficarra e Valentino Picone presentano ad Avvenire il documentario da loro prodotto Il figlio di Tarzan, in prima visione assoluta questa sera alle 19.30 su Rete 4 in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità. Protagonista Giovanni Cupidi, tetraplegico dall’età di 13 anni, brillante statistico, blogger e attivista per le persone con disabilità, che vive a Misilmeri, in provincia di Palermo. Ficarra e Picone, attraverso la lente dell’umorismo – interpretando, scrivendo e producendo film, cortometraggi e docu – con la loro casa di produzione Tramp Limited si sono interessati di disoccupazione, legalità, precariato, migrazione, mafia. «Il nostro intento – spiegano – è quello di contribuire alla presa di coscienza dei cittadini».

Il figlio di Tarzan, scritto e diretto dalla regista Mariagrazia Moncada, in 45 minuti documenta la Palermo-giungla dei disabili, dove Cupidi, nonostante le difficoltà legate al suo handicap e a una società non inclusiva, riesce a mantenere una vita attiva dedicandosi a progetti e battaglie. Il protagonista, malgrado la grave tetraplegia spinale, si è laureato in Scienze Statistiche ed Economiche ed ha preso un dottorato di Ricerca in Statistica Applicata all’Università degli Studi di Palermo. Ha pubblicato Noi Siamo Immortali (Mondadori Electa), con cui ha vinto il Premiolino 2019. «Giovanni è nostro amico da tantissimo tempo – racconta Picone –. Abbiamo collaborato a tante sue iniziative, mettendo la nostra popolarità al servizio della causa delle persone con disabilità. Lui e la regista Maria Grazia Moncada ci hanno sottoposto l’idea di un documentario che seguisse la sua giornata tipo per fare sperimentare alla gente cosa significhi davvero avere disabilità. Noi ci siamo messi a disposizione con la nostra casa di produzione per dare una possibilità materiale al progetto, che abbiamo seguito personalmente ».

Nessun pietismo, anzi, il desiderio di mostrare la normalità nella disabilità. «Importante è la frase di sua mamma: “Quando stai un po’ accanto a Giovanni non ti accorgi più della carrozzina” – spiega Picone –. Se se lo dimenticano i familiari e lui stesso, perché dobbiamo ricordarcelo noi? Lui non ama essere chiamato guerriero e lottatore. Lui è uno di noi che ha solo questo piccolo particolare che non può determinarlo come persona». Un seme, quello dell’impegno, lasciato dal suo insegnante di religione padre Pino Puglisi? «Parlare di padre Puglisi è come parlare del Colosseo, appartiene a tutti – spiega Picone –. Casualmente io l’ho incontrato, è un dono. La sua lezione resta quella delle semplicità schiaccianti».

Gli fa eco il socio e amico Salvo Ficarra: «In questo periodo si parla tanto di inclusione. Ecco, occorre permettere a tutti di vedere cosa è la vita delle persone con disabilità, aiutare a comprendere il perché di certe battaglie. Su queste cose si misura il grado di civiltà di una nazione e di un popolo. Un giorno mi auguro che le persone disabili, quando scendono in piazza, siano accompagnate da tutti noi». Troppo spesso, infatti il nostro sguardo è insensibile. «Occupare il posto auto riservato, posteggiare davanti a uno scivolo è gravissimo. Quante volte ce ne siamo occupati a Striscia la notizia nella rubrica Notizie dal Medioevo – aggiunge Ficarra –. Ma è ancora più grave non fornire i mezzi economici per il minimo indispensabile. Quando Giovanni si muove ha bisogno di tre o quattro persone ogni giorno. Penso alle tante famiglie con disabili in queste condizioni ».

Molti sono ancora i progetti sociali prodotti da Ficarra e Picone, dal film in lavorazione Una femmina di Francesco Costabile sulle donne di ’ndrangheta al corto Il processo a Rocco Chinnici. «A noi piace guardarci intorno – concludono – , è il nostro modo di essere».

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