lunedì 2 ottobre 2023
Premiati la biochimica ungherese Katalin Karikò e l'immunologo statunitense Drew Weissman: «Hanno salvato milioni di vite in tempo record». Gli esperti: una risposta alle “teorie” no vax
I premi Nobel Karikò e Weissman

I premi Nobel Karikò e Weissman - ANSA

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Hanno indotto il nostro sistema immunitario a riconoscere e a disarmare il virus Sars-CoV-2, responsabile del Covid-19, inaugurando l’era dei vaccini a mRna messaggero: per questo, la biochimica ungherese Katalin Karikó e l’immunologo americano Drew Weissman, sono i nuovi Premi Nobel per la Medicina. I due scienziati, per lo stesso motivo, nel 2021, si erano aggiudicati uno dei premi “Breakthrough”, noti come gli Oscar della scienza.

«Hanno salvato milioni di vite e prevenuto malattie gravi - spiega la Fondazione Nobel alla cerimonia del Karolinska Institutet di Stoccolma -, consentendo alle società di aprirsi e tornare a condizioni normali» di esistenza. «Attraverso le loro scoperte fondamentali sull’importanza delle modifiche di base nell’mRna», condotte «a ritmi senza precedenti», i premi Nobel di quest’anno «hanno contribuito in modo cruciale a questo sviluppo trasformativo durante una delle più grandi crisi sanitarie» e «una delle più grandi minacce alla salute umana dei tempi moderni». È per questo che si è scelto di assegnare il premio «congiuntamente» a quelli che possono essere considerati i «genitori» dei vaccini a mRna, Katalin Karikó e Drew Weissman, con questa motivazione ufficiale: «Per le loro scoperte riguardanti le modifiche delle basi nucleosidiche che hanno consentito lo sviluppo di efficaci vaccini a mRna contro il Covid». Scoperte, evidenziano gli esperti dell’assemblea del Nobel, che «sono state fondamentali per lo sviluppo dei vaccini a mRna durante la pandemia scoppiata all’inizio del 2020». E «rivoluzionarie», perché «hanno cambiato radicalmente la comprensione di come l’mRna interagisce con il nostro sistema immunitario».

Karikó è la 13esima donna a ricevere il Nobel per la Medicina. «Ogni ottobre - racconta, sorridendo, in un video diffuso per l’evento dall’Università della Pennsylvania - mia madre mi diceva: “Stavo sentendo alla radio che potresti vincere il Nobel”. Io rispondevo: “Mamma, sai che non vincerò mai”. Lei insisteva: “Ma tu lavori così tanto”, e io le dicevo che molti scienziati lavorano duramente». Nello stesso video, Drew Weissman osserva che il Nobel è «il premio più importante che uno scienziato possa avere, è un onore incredibile. Penso che la cosa importante è che non avremmo potuto ottenere questo riconoscimento se non fossimo stati coinvolti entrambi», nella ricerca sui vaccini a Rna messaggero.

Nata nel 1955, a Szolnok, in Ungheria, Karikó completa gli studi di dottorato nell’Università di Szeged e nella stessa città prosegue gli studi fino al 1985, per poi trasferirsi negli Stati Uniti, alla Temple University di Philadelphia e poi alla University oh Health Science a Bethesda. Nel 1989 lavora all’Università della Pennsylvania, dove rimane fino al 2013. Non sono anni facili perché la scienziata si vede spesso rifiutare i finanziamenti alle sue ricerche. «Esattamente nell’ottobre di 10 anni fa sono stata costretta a lasciare l’università», dichiara adesso. Quindi il passaggio al privato, come vicepresidente dell’azienda tedesca BioNTech Rna Pharmaceuticals. Dal 2021 ha una cattedra all’Università di Szeged, dove aveva studiato, e una alla Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania.

Weissman nasce nel 1959 negli Usa, a Lexington (Massachusetts). Dopo il dottorato all’Università di Boston, nel 1987, lavora nel Beth Israel Deaconess Medical Center della Harvard Medical School e poi nei National Institutes of Health. Dal 1997 Weissman presta la sua opera alla Perelman School of Medicine nell’Università della Pennsylvania.

È la seconda volta, nella storia del Nobel per la Medicina, che viene “premiato un vaccino”. È il 1951 quando il riconoscimento internazionale suggella il lavoro di Max Theiler, il quale mette a punto il vaccino contro la febbre gialla. Dei 113 Nobel per la Medicina assegnati dal 1901, sono sette quelli relativi a scoperte sul funzionamento del sistema immunitario. Quello conferito ieri apre una nuova era per la medicina.

Per la comunità scientifica internazionale, il massimo riconoscimento mondiale assegnato in Svezia è anche una risposta alle farneticanti e dannose campagne no vax che anche in Italia, e persino a livello politico, hanno non di rado trovato terreno fertile.

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