sabato 9 luglio 2016

Aggredita sui social network e lasciata sola dal suo partito la consigliera Pd del Comune di Torino Monica Canalis, che aveva chiesto chiarimenti al sindaco per aver creato l’assessorato «alle famiglie».

Torino, la neosindaca cambia la famiglia

COMMENTA E CONDIVIDI

«Sono pronta a incontrare i rappresentanti del Coordinamento Torino Pride. La mia vita si è sempre basata sul dialogo». Una vera e propria bufera mediatica si è abbattuta intorno alla neo consigliera comunale del Partito Democratico Monica Canalis, che nei giorni scorsi ha depositato un’interpellanza per chiedere spiegazioni al sindaco cinquestelle Chiara Appendino sulla dicitura del nuovo assessorato «alle famiglie» anziché «alla famiglia». Le parole peggiori arrivano dal Web: sui social si leggono nei suoi confronti frasi offensive, persino blasfeme, insulti con accuse esplicite di omofobia e crudeli invettive personali che riguardano persino la sua celiachia. Nessuna espressione di solidarietà risulta pervenuta sinora dai colleghi di partito, che l’hanno sostanzialmente lasciata sola. In molti anzi si sono affrettati a prenderne le distanze, ribadendo che l’interpellanza di Canalis è stata una scelta personale, in totale autonomia. Il capogruppo Stefano Lo Russo ha telefonato personalmente alla consigliera per criticare il suo comportamento dal punto di vista del metodo, visto che le scelte di questo genere devono essere condivise dal gruppo: «Il Pd partecipa ufficialmente al Gay pride». «Non comprendo tutte queste polemiche – spiega Canalis – per la mia iniziativa. Alcuni esponenti del partito mi hanno chiesto di essere presente al Gay pride, ma ho deciso di non andarci: dopo essere stata oggetto di feroci insulti credo che il silenzio possa aiutare a far pensare e ieri non c’era il clima giusto. Ma non mi tiro indietro: attraverso i giornali (non direttamente) il presidente del Coordinamento Torino Pride, Alessandro Battaglia, mi ha invitato a partecipare alla manifestazione. È mia intenzione chiamarlo tra qualche giorno per proporgli di incontrarci e discutere. Sono la conduttrice della Scuola di dialogo del Sermig e la mia è una storia di incontro con tutti. Mi sarei aspettata la stessa propensione anche dalla sindaca Chiara Appendino, prima di cambiare il nome della delega, parlando di famiglie: perché non ha coinvolto il Consiglio comunale?».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: