sabato 10 giugno 2023
Letto dal cardinale Gambetti il discorso del Papa al Meeting mondiale sulla Fraternità: non stanchiamoci di opporci ai conflitti «in nome di Dio e di ogni uomo e di ogni donna che aspira alla pace»
Al Meeting della Fraternità umana, in piazza San Pietro, un grido contro la guerra

Al Meeting della Fraternità umana, in piazza San Pietro, un grido contro la guerra - Cristian Gennari

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«Non stanchiamoci di gridare “no alla guerra”, in nome di Dio o nel nome di ogni uomo e di ogni donna che aspira alla pace». Papa Francesco lancia di nuovo il suo appello alla pace.

Non può partecipare di persona al primo Meeting Mondiale sulla Fraternità umana “Not Alone” ma non vuole far mancare la sua parola. E così il suo discorso viene letto in piazza San Pietro dal cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica vaticana e presidente della Fondazione “Fratelli tutti”, che ha organizzato l’incontro in collaborazione con il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e del Dicastero per la Comunicazione.

Nell’ambito dell’evento il cardinale segretario di Stato Parolin parla di un possibile incontro tra il cardinale Matteo Zuppi e il Patriarca ortodosso russo Kirill, quando il presidente della Cei si recherà a Mosca per la missione di pace affidatagli da Francesco. Il Meeting sulla Fraternità è una grande giornata di festa e di unione ispirata all’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco, per superare «una visione che vincola l’amicizia sociale a legami etnici o di sangue».

«Nel nostro mondo, dilaniato dalla violenza e dalla guerra, - spiega il papa nel discorso letto dal cardinale Gambetti - non bastano ritocchi e aggiustamenti: solo una grande alleanza spirituale e sociale che nasca dai cuori e ruoti attorno alla fraternità può riportare al centro delle relazioni la sacralità e l’inviolabilità della dignità umana». Per questo «la fraternità non ha bisogno di teorie, ma di gesti concreti e di scelte condivise che la rendano cultura di pace».

La fraternità, insiste Francesco, «è bene fragile e prezioso». I fratelli «sono l’ancora di verità nel mare in tempesta dei conflitti che seminano menzogna». Evocare i fratelli «è ricordare a chi sta combattendo, e a tutti noi, che il sentimento di fraternità che ci unisce è più forte dell’odio e della violenza, anzi accomuna tutti nello stesso dolore». Ed è da qui «che si parte e si riparte, dal senso del “sentire insieme”, scintilla che può riaccendere la luce per fermare la notte dei conflitti».

Il Meeting è articolato in due momenti. La mattina le riunioni di cinque gruppi di lavoro, tra cui quelli di una trentina di premi Nobel (ci sono Juan Manuel Santos, Oscar Arias, Shirin Ebadi, Muhammad Yunus, Giorgio Parisi) che elabora un «documento di chiamata all’impegno per la fraternità umana», un appello che verrà diffuso affinché venga sottoscritto da un miliardo di persone.

Nel pomeriggio in piazza il momento finale con le testimonianze e l’esibizione di tanti artisti (Al Bano, Amara, Andrea Bocelli, Roberto Bolle e altri) presentati da Carlo Conti.

In collegamento otto altre piazze, tra cui quelle di Gerusalemme e Nagasaki. Infine il grande abbraccio dei ragazzi provenienti da ogni parte del mondo. Momento clou è il discorso del Papa letto da Gambetti. Con il cardinale Parolin che, a nome del Pontefice, sottoscrive il documento dei Nobel. Una Dichiarazione in cui, tra l’altro, si “grida” al mondo nel nome della fraternità: «Non più la guerra!». E poi: «Diciamo basta alle armi nucleari e alle mine antiuomo».

Il segretario di Stato, in mattinata, partecipa al Panel dei premi Nobel riuniti nel Palazzo della Cancelleria. E a margine confida che l'inviato del Papa per la missione di pace in Ucraina, il cardinale Zuppi, potrebbe incontrare il Patriarca ortodosso di Mosca Kirill.

Parolin riferisce di aver parlato nei giorni scorsi con Zuppi, tornato dalla missione a Kiev: «C'è stato l'incontro con Zelensky, che non era scontato. È stato ricevuto e ha avuto modo di approfondire i concetti che il presidente aveva già espresso al Papa e cioè di un piano di pace che vorrebbero ricevesse il consenso più ampio da parte della Comunità internazionale e certamente in questo potrà associarsi anche la Santa Sede. Adesso si vedrà in che maniera, soprattutto per quello che ricorda gli aspetti umanitari».

Sulla tappa a Mosca, il porporato ribadisce che ora ne dovranno parlare col Papa «e vedere i suoi orientamenti ma credo non ci sarebbero difficoltà per incontrare Kirill. Dagli elementi che ho in mano credo che potrebbe essere prevista». Sulla missione di pace interviene anche il vescovo Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa, durante un incontro a Rondine-Cittadella della pace.

«Quello che il Papa sta facendo con chi lavora al suo fianco e con chi ha chiamato è anche una operazione di un vocabolario nuovo - sottolinea -. Occorre far capire a coloro che stanno combattendo che, se vogliono raggiungere la pace, possono farlo unicamente conoscendo e riconoscendo chi sta dall’altra parte e imparando a contemperare le esigenze dell’avversario con le proprie»

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