domenica 23 gennaio 2011
Soltanto la Regione Puglia si era resa disponibile ma ha dovuto fare marcia indietro per le proteste. Nessuno vuole farsi carico di smaltire le migliaia di tonnellate che non si sa più dove mettere. L’ultimo diniego è arrivato da 24 sindaci del Nolano dove, secondo i programmi della Provincia, dovrebbe sorgere una delle discariche comprensoriali.
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Forse la crisi dei rifiuti è una maledizione da cui Napoli e la Campania non riusciranno a liberarsi, oppure è la manifestazione del ruolo profetico della stessa Napoli, dove quanto accade è annuncio e anticipazione di ciò che sarà per tutti. E, ancora forse, è appunto per questo, per allontanare un destino, che Napoli e la sua spazzatura non smuovono solidarietà. Dalla Spagna alla Puglia sale il rifiuto ad accettare la monnezza napoletana ed ora si aspetta che il recente decreto legge possa essere la svolta in questa e in altre direzioni.Ricordare i giorni di follia e di paura a Pianura, a Chiaiano, a Terzigno, a Giugliano non è solo cronaca. Le barricate di parole e di masserizie tuttora non sono state rimosse, come i rifiuti, e Napoli con i suoi immediati dintorni sono praticamente assediati dalla spazzatura e dalla diffidenza. I conferimenti in Puglia, precisamente nelle discariche del tarantino, unica regione a rendersi disponibile, sono fermi: 500 tonnellate al giorno di spazzatura sigillatissima e controllatissima, per liberare gli impianti di Caivano e di Giugliano stracolmi di immondizia impacchettata, che non viaggiano più dopo tre settimane di andirivieni e di proteste dei sindaci e dei cittadini pugliesi. Nella impossibilità di smaltire migliaia di tonnellate di spazzatura – se non altro quella già stoccata – la Regione Campania ha quindi deciso di riprendere i costosi trasferimenti all’estero, negli impianti di Germania, Spagna, Norvegia e Svezia. A fine dicembre scorso l’accordo con la nazione amica Spagna sembrava concluso: erano state infatti avviate le procedure per il trasporto via mare di circa 30mila tonnellate di spazzatura dall’impianto Stir di Caivano al porto di Cadice in Spagna. Erano stati fissati anche gli orari dei trasferimenti dall’impianto al porto, in orario notturno. Dalla Spagna, guardata con invidia per il termovalorizzatore in pieno centro a Barcellona, hanno però fatto vivacemente sapere che la spazzatura che producono è più che sufficiente per le loro esigenze.L’ultimo fronte del no giunge dai 24 sindaci del nolano dove, secondo il progetto della Provincia di Napoli, dovrà sorgere una delle discariche comprensoriali. I sindaci spiegano che il «nolano è una zona virtuosa perché ha attivato la raccolta differenziata da tempo. Assoluta l’indisponibilità a qualunque tipo di utilizzo seppur temporaneo del nostro territorio come sito di ulteriori discariche. Ci opporremo con ogni mezzo». Il tributo all’emergenza rifiuti, dicono, «è stato già pagato in 10 anni con le discariche di Palma Campania, Piazzolla di Nola e la Penzano una e due, che hanno ingoiato 3 milioni di tonnellate pur avendone prodotte 400mila: abbiamo già dato». Entro il 30 bisognerà però dare a governo e Regione i luoghi delle discariche che in base allo studio dell’ente dovrebbero essere cinque, tante quanti i subambiti in cui è stato diviso il territorio.Il decreto legge sui rifiuti in Campania, definitivamente approvato due giorni fa dalla Camera, è ancora un tentativo di mettere fine ad una crisi circolare che è in realtà strutturale, politica, organizzativa ed economica. Rientra insomma nella serie “fatta la legge, forse troviamo la soluzione”. I poteri, quasi straordinari, che il decreto legge conferisce al presidente della Regione Stefano Caldoro, consentono al governatore di sveltire le gare per la costruzione dei termovalorizzatori e di definire con una ordinanza i flussi di rifiuti per i conferimenti interprovinciali. Una facoltà in particolare in questi mesi – durante una delle ricorrenti emergenze spazzatura d’altronde non ancora risolta – la più reclamata soprattutto dal Comune di Napoli per avere l’assenso e perciò la possibilità di sversare nelle discariche delle altre province campane, tradizionalmente restie ad accettare i rifiuti da Napoli. Una posizione di chiusura anti-monnezza-partenopea, reale e non solo metaforica, di ribellione al cosiddetto napolicentrismo che attraversa tutti i sedici anni della crisi dei rifiuti in Campania. Adolescente anch’essa, come gli adolescenti del 2011 nati con i cumuli di spazzatura con cui continuano a convivere senza che ci siano stati mutamenti.
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