sabato 3 settembre 2016
​A Rimini lo stesso copione di Padova: la vittima, una donna, rifiutava la chemio. La riflessione degli esperti (Enrico Negrotti)
No alle cure, due morti in tre giorni
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Solo un dialogo empatico, segno di un rapporto sereno tra medico e paziente, può evitare che i malati rifiutino le cure più consolidate in caso di patologie gravi, che comportano il rischio della vita. Il rispetto della volontà del paziente non deve infatti far dimenticare anche il dovere di mantenersi in salute. E che una libera scelta è tale solo dopo essere stati adeguatamente informati.Sono tanti i temi affrontati dagli esperti interpellati per commentare il caso della ragazza padovana (colpita da leucemia) e della mamma riminese (vittima di un tumore al seno), morte nei giorni scorsi dopo che avevano rifiutato di sottoporsi alla chemioterapia proposta dagli oncologi.L’oncoematologo pediatrico Franco Locatelli, l’oncologo Alberto Scanni e il bioeticista Antonio G. Spagnolo sottolineano l’importanza di instaurare un’alleanza terapeutica basata sulla fiducia, e mettono in guardia sui pericoli rappresentati da “cure” prive di solide basi scientifiche. Senza ovviamente trascurare che – soprattutto nel campo dell’oncologia – la componente psicologica gioca un ruolo importante. Sullo sfondo anche la scarsa base scientifica presente nella popolazione del nostro Paese.
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