giovedì 28 aprile 2011
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«Guardare da fuori la porta quello che succede in Libia avrebbe condannato l’Italia all’irrilevanza... Rischiavamo di essere scartati da tutti, di diventare un Paese paria del Mediterraneo». Franco Frattini vuole spiegare alla Lega che la linea scelta era ed è l’unica possibile. «Non possiamo nemmeno pensare che quello che sta succedendo alle porte di casa non sia una questione nostra. È una questione anzitutto nostra», ripete il ministro degli Esteri che per un istante torna sul Bossi che accusa l’Italia di essersi inginocchiata davanti a Parigi: «Altro che in ginocchio. Se non ci fossimo seduti al tavolo dove si decide ci avrebbero messo su una barchetta e mandati in giro nel Mediterraneo a fare un bel viaggetto». Sono ore segnate dalla tensione. Il ministro ha lasciato Montecitorio e adesso è nuovamente alla Farnesina. Nella sua testa non ci sono le polemiche interne. C’è la Libia. C’è una guerra che deve finire al più presto. «Siamo super impegnati a esplorare ogni minimo spiraglio per arrivare a un "cessate il fuoco" immediato, serio ed esteso a tutto il Paese. Raccogliamo ogni spiraglio. Anche quelli che altri ci dicono non porteranno a nessun risultato». Per qualche secondo si ferma a pensare. Poi, quasi meccanicamente, ripete le parole ascoltate da Mustafa Abdel Jalil, il presidente del consiglio nazionale di transizione: «"Affido alla vostra coscienza le decine di migliaia di donne e bambini di Misurata e di Zintan che muoiono sotto le bombe di Gheddafi". Beh, noi non ce la siamo sentita di voltarci dall’altra parte. Ed è triste che in Italia ci sia qualcuno che non capisca». Allude alla Lega?Ora penso soprattutto alle opposizioni. È avvilente usare questioni alte per fare campagne elettorale. Pensa a un voto parlamentare sui raid in Libia?Già, penso a chi vuole mettere ai voti una decisione che non merita ulteriori approfondimenti. Il capo dello Stato ha detto formalmente che la scelta di rendere più flessibile l’intervento militare è già compresa nel voto positivo del Parlamento. E allora, se l’opposizione chiede di votare cercando di solo di aprire una breccia nella maggioranza, strumentalizza per fini di politica interna una questione seria e delicata di politica estera. E questo è davvero avvilente e inammissibile.Ministro, proprio ora anche Maroni dice che un passaggio parlamentare è inevitabileUn passaggio parlamentare non impone una votazione. Se questo fosse l’epilogo si contraddirebbe quello che dice il capo dello Stato e quello che dice il Pdl, che fino a prova contraria è il primo partito del Parlamento non una pezza da piedi.I giornali racconteranno di un governo nel caos...Non è così: governo e maggioranza discutono. E poi la Lega non ha mai avuto una posizione positiva in nessuna delle missioni internazionali. Ma le missioni internazionali, ci sono state e continueranno ad esserci. Questo è assolutamente evidente.Ministro insisto: davvero non la sorprende la durezza della Lega su Berlusconi?Dobbiamo vincere le elezioni amministrative. Dobbiamo vincere a Milano. E non credo sia opportuno  aprire a tutto vantaggio delle opposizioni un botta e risposta all’interno della maggioranza. Noi non facciamo il gioco dei nostri avversari, non cadiamo nella trappola. Noi siamo una forza politica che ha sempre dimostrato equilibrio e responsabilità.La Lega meno?La Lega ha sempre avuto un messaggio di lotta e di governo, è il suo valore aggiunto e noi proviamo a comprenderlo. E ci limitiamo ad osservare che quello che davvero conta è la lealtà mostrata negli anni da Bossi su tutte le scelte che contano. La Lega ha degli obiettivi e li persegue con determinazione e con capacità: questo gli va riconosciuto.Pensa a qualcosa di preciso?Maroni sull’immigrazione ha avuto un successo: europeizzare il tema insieme alla Francia vuol dire portare Parigi su una posizione nuova. Non è più "chiudiamo la frontiera di Ventimiglia", ma chiediamo insieme all’Europa di dividere il peso dei migranti. Questo è un risultato che Maroni ottiene e di cui è giusto dargli atto.Torniamo alle opposizioni. Casini ragiona sullo scontro Lega-Berlusconi e parla di discredito.Noi screditati? Crede che se avesse ragione Casini saremmo stati considerati in questa partita come partner indispensabili? Il Cdm slitta per le tensioni?No, solo perchè Tremonti ha chiesto di posticiparlo per mettere a punto dei provvedimenti non ancora maturi. È una decisione che non c’entra nulla con la Lega e sono sorpreso da una domanda del genere. Se davvero il rinvio fosse legato alle tensioni con la Lega avremmo riunito il Cdm stanotte.Torno su un possibile voto parlamentare: davvero lo esclude?Non c’è nessuna condizione per votare. Per ripetere una seconda volta che tutto si sta svolgendo nei limiti della risoluzione 1973. Eppure si continua a chiederloBasta, chi lo fa gioca su una questione di grande interesse nazionale. Questo dibattito sulle agenzie non è accettabile. Io a questo gioco non ci sto. Ho delle responsabilità davanti ai miei partner internazionali e davvero non mi sento di spiegare che nel mio Paese c’è un pezzo di Parlamento che è contro l’interesse nazionale. È una cosa indegna, soltanto indegna.Raccontano di uno sfogo di Sarkozy contro i giornali italiani: l’ha ascoltato?Non c’è stato nessuno sfogo, ma solo un ragionamento sulla questioni di politica industriale. "Francia e Italia – ha detto –  hanno la possibilità di costruire insieme grandi operazioni economiche. E allora è necessario non scontrarsi; è solo un interesse comune". Certo i toni erano accalorati, ma uno sfogo è un’altra cosa.
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