venerdì 10 marzo 2023
L'ex segretario Ppi, presidente dell'associazione I popolari: «Il nostro è un partito democratico, l'ultimo rimasto. La linea la danno gli organi direttivi, non un leader da solo, Schlein lo sa»
Pierluigi Castagnetti

Pierluigi Castagnetti

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Roma «Sbaglia chi dice che con l’elezione di Elly Schlein nel Pd non c’è più posto per i cattolici. Noi siamo un partito democratico, plurale. Anzi. Siamo l’ultimo partito sulla scena. E un Pd senza i cattolici non sarebbe più il Pd. Ma Schlein non ha alcuna intenzione, come non l’aveva Bonaccini, di creare l’ennesimo partito del capo». Pierluigi Castagnetti non cambia casacca. Non ha ruoli nel Pd, e tantomeno aspira ad averne, ma da presidente dell’associazione “I popolari” si considera in qualche modo “custode” dell’intesa che portò alla nascita del Pd. Rivendica diritto di cittadinanza anche sui temi sensibili. Ma questa diventa, ora, anche una sfida. «I riformisti, con questa legge elettorale, vincono solo se uniti, lo abbiamo imparato il 25 settembre».

Nel vostro ultimo documento parlate di «auspicio».

La maggior parte di noi ha votato Bonaccini, anche io, ma è stata legittimamente eletta Schlein ed è lei la segretaria di tutti. Avevamo lanciato un allarme per il rischio di cambiare la Carta dei valori del Pd senza legittimazione. Ma nessuno si è spinto a tanto.

C’è chi non si fida, Fioroni ha deciso di lasciare.

La sua scelta la rispetto ma non la condivido. In ogni caso questi interrogativi non si pongono mai nei partiti di destra, dove comanda uno solo. Il confronto si avvia adesso, va portato alla prova dei fatti.

Renzi dice che si è fatta chiarezza finalmente, ora voi sareste la sinistra-sinistra e lui getta le reti al centro.

Noi invece restiamo convinti che la nostra identità sia di centro-sinistra, poi in politica, nei partiti democratici, si vince e si perde. Il Pd ha avuto sette segretari, tre erano credenti e praticanti e quattro no. Ma anche quando siamo stati in minoranza c’è stato sempre rispetto e i parlamentari hanno potuto votare secondo coscienza.

Ma si dice che siete sempre meno visibili e più marginali.

A guardare le ultime Regionali non si direbbe. A Brescia Emilio Del Bono ha riportato ben 36 mila preferenze, altrettanto a Bergamo il più votato è stato Davide Casati, e anche nel Lazio i cattolici, grazie alle preferenze, sono risultati fra i più votati. Senza di loro, senza un’alleanza dei riformisti, non sarà possibile un’alternativa alla destra. Vale per il Pd, ma anche per Renzi. Con lui e con il Terzo polo il dialogo va proseguito, nell’interesse di tutti. Vedo un altro tema che deve unirci: il no al presidenzialismo che demolirebbe l’impianto costituzionale di democrazia parlamentare.

Schlein si è scagliata contro gli obiettori di coscienza all’aborto, fra i quali ci sono anche cattolici che votano Pd.

La linea del Pd la fanno insieme a lei gli organismi dirigenti, non lei da sola. Ha espresso la sua opinione, però la invito a riflettere: una segretaria che si batte per i diritti non può trascurare l’obiezione di coscienza. Ciò detto, la 194 è legge e nessuno la mette in discussione. Ma la generatività è un grande valore, va sostenuto anche chi si impegna per la vita e per non lasciare sole le donne in difficoltà. Così sarebbe sbagliato considerare di sinistra pratiche come la maternità surrogata. Era Marx a sostenere che mancanza di libertà scaturisce dalle poche alternative. Mi chiedo: che libertà è quella di una donna costretta a mettere in vendita il proprio corpo come gestante per un’altra donna?

Ora sarete una corrente nel Pd?

Non è una “minoranza etnica”, la nostra, ma una cultura che ha contribuito in modo decisivo a fare l’Italia e l’Europa. Dobbiamo ora essere bravi a fare valere le nostre ragioni. Abbiamo sfide come la guerra, l’energia, l’ambiente e abbiamo un modello antropologico che il Papa ci offre. Senza la fraternità di cui parla non è possibile affrontare temi enormi come l’immigrazione.

Come giudica la scelta di riunire il governo a Cutro?

L’esatto contrario di una politica che dà risposte all’«umano che c’è nell’uomo», come dice Vassilij Grossman. Una politica che mette al centro la fraternità non può mettere in secondo piano il dovere di salvare vite umane rispetto alla sicurezza. Non può privilegiare le ragioni della propaganda convocando una riunione del governo mentre a Bruxelles c’è il Consiglio europeo dei ministri dell’Interno, al quale - dopo aver chiesto solidarietà alla Ue - abbiamo mandato a rappresentarci le seconde linee. Piantedosi, avendo a cuore le sorti del nostro Paese, non sarebbe mai dovuto mancare a un incontro su questi temi in un momento del genere.

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