venerdì 14 ottobre 2011
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Ottenuta la fiducia alla Camera governo e maggioranza devono ora misurarsi con la legge di stabilità finanziaria e il provvedimento per lo sviluppo, appuntamenti cruciali per la politica economica dell'esecutivo, chiamato a dare risposte efficaci per superare la crisi. Il percorso e la tempistica delle misure economiche anti-crisi sono state al centro del colloquio al Quirinale tra Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi, dopo il voto di fiducia alla Camera e il Consiglio dei ministri.Proprio sull'istituto della fiducia, il Capo dello Stato ha voluto dedicare un passaggio della lettera con cui ha risposto ai capigruppo della maggioranza, dopo le polemiche seguite alla decisione della Giunta del Regolamento della Camera sulla bocciatura dell'articolo 1 del rendiconto generale dello Stato, e le critiche che la stessa maggioranza aveva rivolto al presidente della Camera Gianfranco Fini.Il ricorso al voto di fiducia, ha sottolineato Napolitano, "non dovrebbe comunque eccedere limiti oltre i quali si verificherebbe una inaccettabile compressione delle prerogative delle Camere", definendo tuttavia "inammissibile una contestazione dell'articolo 94 della Costituzione".Il Capo dello Stato, nella lettera di risposta ai capigruppo della maggioranza, è intervenuto anche sulla questione sollevata dalle opposizioni, secondo le quali il premier, dopo lo scivolone sul rendiconto generale, sarebbe dovuto salire al Colle per dimettersi. Non c'era, ha rilevato Napolitano, "confortato del resto dalla dottrina", un obbligo "giuridico" di dimissioni da parte delpresidente del Consiglio.Tuttavia, era necessaria, "in base ai precedenti", una "verifica parlamentare della persistenza del rapporto di fiducia, come lo stesso presidente del Consiglio ha fatto", ha sottolineato il Capo dello Stato, che ha riconosciuto a Gianfranco Fini di aver operato con correttezza istituzionale nella interpretazione e nella gestione dei lavori di Montecitorio, successivi alla bocciatura del governo sul rendiconto generale dello Stato, usando i poteri che gli sono propri.
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