martedì 15 maggio 2012
​Quagliariello ci crede: «Un’intesa la troveremo, non credo che i partiti vorranno regalare la vittoria a Grillo tra un anno». Ma nel merito si allontana l’accordo che sembrava già raggiunto sul sistema tedesco. Pisicchio (Api): «Dopo la vittoria di Hollande il Pd ha cambiato atteggiamento e ora parla di doppio turno».
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​Torna una tiepida fiducia sulle riforme. Se ne fa interprete Giorgio Napolitano. Esiste un pacchetto «limitato ma significativo» di proposte che è già stato presentato, «c’è solo da auspicare un sollecito svolgimento dell’iter parlamentare», dice il capo dello Stato da Milano, a margine del convegno sulla tradizione cristiana che ha aperto i battenti ieri all’università Cattolica. La riforma della legge elettorale è «essenziale», avverte, e «un impegno da tutti considerato assolutamente ineludibile. Mi pare significativa - poi aggiunge - l’iniziativa che oggi ha avuto un momento di concretizzazione sulla legge sul finanziamento pubblico ai partiti, all’ordine del giorno».Dunque le voci di un Napolitano preoccupato per l’onda montante di protesta emersa dal voto amministrativo (sommando l’astensionismo crescente ai consensi andati al movimento di Grillo) oggetto di un colloquio, sabato, sul Colle, con Mario Monti cedono il passo a una vigilante fiducia, per i riscontri arrivati dal governo e dai partiti della coalizione. Primo segnale, i passi avanti sul progetto di tagli e controlli sui fondi ai partiti.Gaetano Quagliariello, che segue per il Pdl la partita delle riforme, parla di «ottimismo della volontà». Ma non è un dato fideistico, semmai il portato di una stringente razionalità: «Non posso pensare che i partiti siano così autolesionisti da regalare la vittoria a Grillo, fra un anno», spiega il vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato, dove il progetto di riforma costituzionale è incardinato.Nel merito, però, il discorso si fa più complicato. L’accordo sulla legge elettorale di tipo proporzionale, che sembrava blindato fra "Abc", ora torna in alto mare. «Ma resta una base di discussione importante - spiega ancora Quagliariello - anche perché non è che il proporzionale sia sinonimo di frammentazione, ci possono essere diversi correttivi a vantaggio del primo partito e per incentivare le aggregazioni. Ma - conclude - non si può parlare di legge elettorale a prescindere dal resto».Ed ecco il punto. Entrando nel merito, tutto il lavoro che era stato fatto avendo a riferimento il sistema tedesco, dalla legge elettorale al modello di governo, sembra saltato. Pino Pisicchio, che segue per l’Api di Rutelli il lavoro degli sherpa della maggioranza, la spiega così: «Il Pd, dopo la vittoria di Hollande e la tenuta, meglio degli altri, alle amministrative, si è messo a buttare la palla in tribuna, rispolverando la sua vecchia preferenza per il doppio turno. Sul quale, sia chiaro, un accordo difficilmente potrà essere raggiunto, perché gli altri non ci stanno». Tornano alla ribalta quindi, fra i Democratici, le posizioni bipolariste portate avanti sin qui dal solo Arturo Parisi. Che ora denuncia una «crisi di sistema, se dopo quattro mesi siamo ancora lontani dal cambiare una legge ormai disconosciuta da tutti». A rendere la situazione più confusa ci si è messo anche il sostanziale smembramento del Terzo polo, che rende ancor più frastagliata la situazione.«Quagliariello ha ragione ad aver fiducia, ma al momento la via d’uscita non c’è», sintetizza Pisicchio.«C’è stallo, si riprenderà dopo il voto», sintetizza per Fli Italo Bocchino. Ma l’appello di Napoltano, l’ennesimo, non è caduto nel vuoto. L’appuntamento per gli esperti dei partiti, che ieri sono tornati a sentirsi sotto la sollecitazione del Colle, è però rinviato a dopo i ballottaggi, probabilmente a martedì 22. A tema, un «limitato ma significativo» pacchetto di interventi di cui parla Napolitano e che è sul tappeto: riduzione del numero dei parlamentari; superamento del bicameralismo perfetto; voto per i 18enni anche al Senato; sfiducia costruttiva e aumento - contenuto - dei poteri del premier. L’obiettivo simbolico, sul quale tutti concordano (al di là delle soluzioni concrete ancora lontane) è arrivare con un primo sì, almeno al Senato, prima della pausa estiva.
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