martedì 21 maggio 2013
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​Il capo dello Stato Giorgio Napolitano non potrà essere ascoltato dal tribunale di Palermo nell'ambito del processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia agli inizi degli anni Novanta sui contenuti delle sue telefonate con Nicola Mancino. Tali intercettazioni telefoniche sono state fatte distruggere dopo un pronunciamento in materia da parte della Corte costituzionale. Napolitano potrà invece, qualora la corte lo ritenesse utile, essere ascoltato per riferire sulle perplessità del suo consigliere Loris D'Ambrosio espresse in una lettera del giugno 2012. È quanto ha deciso oggi il presidente della Corte d'assise, Alfredo Montalto, secondo quanto riferiscono fonti giudiziarie. Lunedì prossimo inizia il processo.Ieri la Corte d'assise di Palermo ha giudicato legittima la lista dei testimoni - tra cui anche Napolitano - presentata dalla procura. La Corte si è espressa solo sulla legittimità e non sull'ammissibilità dei testimoni, ammissibilità che dovrà essere vagliata durante il dibattimento.I testimoni citati dai pm sono in tutto 178, tra questi figurano oltre a Napolitano anche l'ex pg della Cassazione Vitaliano Esposito, il presidente del Senato Pietro Grasso - ex procuratore nazionale antimafia - e l'ex capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi.Il processo, che inizierà lunedì prossimo 27 maggio davanti alla corte d'Assise di Palermo, vede 10 imputati per la presunta trattativa criminosa: i mafiosi Totò Riina, Antonino Cinà, Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca; il figlio dell'ex sindaco di Palermo, Massimo Ciancimino; gli ex ufficiali dei carabinieri Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno; l'ex senatore del Pdl Marcello Dell'Utri; l'ex ministro Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza.
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