martedì 22 febbraio 2011
Con una lettera il presidente della Repubblica ha richiamato l'attenzione sull'ampiezza e sulla eterogeneità delle modifiche fin qui apportate nel corso del procedimento di conversione al testo originario. Nel pomeriggio Silvio Berlusconi, che concorda sulle osservazione del capo dello Stato, si è recato al Colle.
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Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato una lettera al governo per spiegare che il decreto legge Milleproroghe contiene vizi di incostituzionalità. Lo riferisce una fonte ministeriale senza fornire ulteriori dettagli. Dopo il via libera del Senato la scorsa settimana, il decreto era destinato, secondo le intenzioni del governo, a un rapido via libera in seconda lettura alla Camera, prima della decadenza il 27 febbraio prossimo.Le norme introdotte nel decreto Milleproroghe, nel corso dell'esame in Parlamento, per la loro «ampiezza e eterogeneità» si pongono in contrasto con la Costituzione. Questo il rilievo mosso dal presidente della Repubblica nella lettera inviata ai presidenti di Camera e Senato e al presidente del Consiglio. «Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha oggi inviato una lettera ai presidenti delle Camere e al presidente del Consiglio, nella quale ha richiamato l'attenzione sull'ampiezza e sulla eterogeneità delle modifiche fin qui apportate nel corso del procedimento di conversione al testo originario del decreto-legge cosiddetto milleproroghe», si legge nella nota.Il comunicato aggiunge che «il capo dello Stato, nel ricordare i rilievi ripetutamente espressi fin dall'inizio del settennato, ha messo in evidenza che la prassi irrituale con cui si introducono nei decreti-legge disposizioni non strettamente attinenti al loro oggetto si pone in contrasto con puntuali norme della Costituzione, delle leggi e dei regolamenti parlamentari, eludendo il vaglio preventivo spettante al capo dello Stato in sede di emanazione dei decreti-legge».Nel pomeriggio Silvio Berlusconi, che concorda sulle osservazione di Napolitano, si è recato al Quirinale. Il premiier, infatti, conviene con le osservazioni mosse dal presidente delle Repubblica ai vizi di incostituzionalità del decreto Milleproroghe per l'ampiezza e l'eterogeneità delle modifiche introdotte in Senato. «Il presidente del Consiglio ha convenuto sulle osservazioni di metodo formulate dal presidente della Repubblica nella lettera oggi inviata a lui e ai presidenti delle Camere in materia di decretazione d'urgenza», spiega il Quirinale in una nota.«Nella conversazione sono stati toccati altri temi di attualità di politica internazionale alla vigilia della visita del presidente della Repubblica in Germania. Si è inoltre ribadita l'esigenza della massima attenzione ai principali problemi di politica economica», aggiunge la nota.FINI LEGGE IN AULA LA LETTERAIl presidente della Camera, Gianfranco Fini, legge in Aula a Montecitorio la lettera del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sul dl milleproroghe.  La seduta della Camera è sospesa: i lavori riprenderanno domani mattina alle 9. Lo ha annunciato all'Assemblea di Montecitorio il presidente Gianfranco Fini dopo aver dato lettura all'Assemblea di Montecitorio della lettera del presidente della Repubblica sul decreto legge Milleproroghe.NAPOLITANO: D'ORA IN POI NON RINUNCIO A FACOLTÀ RINVIO«Mi riservo, qualora non sia possibile procedere alla modifica del testo del disegno di legge approvato dal Senato, di suggerire l'opportunità di adottare successivamente possibili norme interpretative e correttive, qualora io ritenga, in ultima istanza, di procedere alla promulgazione della legge. Devo infine avvertire che, a fronte di casi analoghi, non potrò d'ora in avanti rinunciare ad avvalermi della facoltà di rinvio, anche alla luce dei rimedi che l'ordinamento prevede nell'eventualità della decadenza di un decreto legge». È quanto si legge nel testo della lettera che Giorgio Napolitano ha inviato ai presidenti di Senato e Camera.«Ritengo possibile anche una almeno parziale reiterazione del testo originario del decreto legge» Milleproroghe. È quanto afferma nella lettera inviata ai presidenti di Senato e Camera il capo dello Stato, Giorgio Napolitano aggiungendo che ciò può ovviare i problemi che nascerebbero da un rinvio alle Camere del provvedimento.«Ho ritenuto di dovervi sottoporre queste considerazioni, perché a mio avviso non mancherebbero spazi attraverso una leale collaborazione tra governo e Parlamento da un lato e fra maggioranza e opposizione dall'altro, per evitare che un decreto legge concernente essenzialmente la proroga di alcuni termini si trasformi sostanzialmente in una sorta di nuova legge finanziaria dai contenuti più disparati». Lo scrive il capo dello Stato nella lettera inviata al governo sul Milleproroghe.Molte delle disposizioni aggiunte al decreto Milleproroghe «in sede di conversione sono estranee all'oggetto quando non alla stessa materia del decreto, eterogenee e di assai dubbia coerenza con i principi e le norme della Costituzione». È quanto scrive il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella lettera inviata al governo e letta in Aula alla Camera dal presidente Gianfranco Fini.PDL, GOVERNO VERSO MAXI-EMENDAMENTOÈ molto probabile che il governo presenti al più presto un maxiemendamento che riproponga il testo originario del decreto Milleproroghe. È questa una delle soluzioni, che prospettano fonti autorevoli della maggioranza, per uscire dall'impasse che si sarebbe creata dopo la lettera del capo dello Stato nella quale si sostiene che il provvedimento sarebbe stato trasformato al Senato in una sorta di nuova finanziaria. E sul nuovo maxiemendamento è probabile che si chieda il voto di fiducia.LE REAZIONI ALLA LETTERA DEL COLLE«Lo considero abbastanza amico». Così il leader della Lega Umberto Bossi replica ai cronisti che gli chiedono del rapporto con il capo dello Stato anche alla luce di quanto accaduto sul Milleproroghe. Per quanto riguarda il provvedimento, Bossi si dice comunque tranquillo: «Questa - osserva - è l'ultima volta, ma passa».«La denuncia del presidente della Repubblica sul Milleproroghe ha messo in evidenza la mortificazione delle funzioni parlamentari attuata da Berlusconi. Lui e i suoi sodali hanno tentato, ancora una volta, di abusare delle istituzioni, ricorrendo a leggi che favoriscono solo alcuni per bypassare le regole del gioco democratico. A questo punto, siamo certi che se si dovessero ripetere simili comportamenti, il capo dello Stato, oltre a far rilevare l'inaccettabilità, procederà anche allo scioglimento delle Camere». Lo afferma in una nota il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro.«Sta al governo decidere se mettere la fiducia, fregandosene delle indicazioni del capo dello Stato, o se modificare il provvedimento e poi mettere la fiducia». Il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, risponde così ai cronisti che gli chiedono quale sia la procedura da seguire per il Milleproroghe dopo la lettera del capo dello Sato al governo. Sta al governo decidere, aggiunge, «se recepire le indicazioni o fregarsene».«È una questione che il capo dello Stato ha sollevato con grande correttezza istituzionale e sensibilità rispetto al governo e al Parlamento, perché è ovvio che poteva evitare questo rilievo e non firmare. Cosa che avrebbe prodotto un problema ancora più serio». Lo sottolinea il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini parlando alla Camera della lettera con i rilievi che il capo dello Stato ha inviato al governo sul Milleproroghe. «Ora - spiega Casini - la maggioranza ha la possibilità di modificarlo, serve un lavoro rapido però».«In Aula ci siamo impegnati a non commentare la lettera del capo dello Stato per non trascinarlo nel dibattito politico. Credo che sia una lettera di ineccepibile durezza e richiama ai principi costituzionali che giustificano i decreti e le loro modifiche». Così il capogruppo Pd Dario Franceschini apprezza, al termine della seduta dell'Aula, le osservazioni del Quirinale sul decreto Milleproroghe. «Se dalla maggioranza - osserva Franceschini - c'è la volontà di accogliere i richiami del Colle, da parte nostra, senza cambiare il giudizio di merito, si potrebbe approvare in fretta il decreto. Altrimenti useremo tutti i mezzi a disposizione».
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