venerdì 24 aprile 2009
la Liberazione Il presidente della Repubblica ha incontrato le associazioni degli ex combattenti per la libertà Oggi in Abruzzo il presidente del Consiglio e i leader di Pd e Udc celebreranno la fine della Seconda guerra mondiale sul suolo italiano Per il capo dello Stato possono riconoscersi in questa eredità morale anche quanti vissero diversamente gli anni tra il ’43 e il ’45 e quanti ne hanno una diversa memoria. Maroni: data che segna la rinascita. Di Pietro polemico
COMMENTA E CONDIVIDI
Liberazione dalla dittatura fascista e dal­l’occupazione nazista, ma anche dai frutti avvelenati della guerra civile: o­dio, divisioni, pregiudizi, accuse reciproche. È il senso autentico del 25 aprile, non festa di parte ma di tutti gli italiani, spiegato ieri dal presidente della Repubblica Giorgio Na­politano, che ha ricevuto al Quirinale le as­sociazioni combattentistiche e d’arma: «Pos­sono ben riconoscersi nell’eredità spiritua­le e morale della Resistenza, che vive nella Costituzione, anche quanti vissero diversa­mente gli anni 1943-1945, quanti ne hanno una diversa memoria per esperienza perso­nale o per giudizi acquisiti», ha sottolineato il capo dello Stato. Il ministro della Difesa I­gnazio La Russa, cresciuto politicamente nella destra che sorse dalle ceneri della Re­pubblica sociale, era accanto a lui e, «molto contento», ne ha sottoscritto ogni parola: «La festa della Liberazione è una ricorrenza da tutti condivisa», ha detto, e «i valori del­la Costituzione sono oggi valori comuni». Da anni c’è chi chiede che quella odierna sia una giornata di pacificazione nazionale. Ma stavolta (eccezion fatta per alcune fran­ge estreme e minoritarie, di destra come di sinistra) sembrano essercene anche i pre­supposti: il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e i leader dei due maggiori par­titi d’opposizione, Dario Franceschini del Pd e Pier Ferdinando Casini dell’Udc, han­no scelto simbolicamente di celebrare la Li­berazione stamattina a Onna (L’Aquila), pae­se ferito dalla ferocia nazista nel 1944 e dal terremoto nel 2009. Con ogni probabilità, nel suo discorso in A­bruzzo il premier insisterà proprio sul con­cetto, espresso per altro anche lo scorso an­no, del «senso italiano popolare e naziona­le, un senso di libertà e di pace» del 25 apri­le. Prima di partire da Roma, Berlusconi de­porrà una corona all’Altare della Patria in­sieme al presidente Napolitano, mentre nel pomeriggio Franceschini sarà a Milano per la manifestazione nazionale. «Il 25 aprile 1945 resta una data che non può essere cancellata dalla memoria collettiva – ha sintetizzato il ministro dell’Interno Ro­berto Maroni nel suo inter­vento alla cerimonia di ieri al Quirinale – una data storica che ha aperto la strada alla rinascita del nostro Paese, nel segno di valori comuni che ancora oggi condividia­mo ». Infatti, ha aggiunto Maroni, «le conquiste civili e politiche, lo sviluppo eco­nomico e sociale» raggiunti nel dopoguerra «discendono anche da quel­la data, che segna il momento della vittoria sul nazifascismo, conseguita grazie al deci­sivo apporto di tutti i cittadini italiani che lottarono e morirono per la nostra libertà». A tutti loro, che da civili o da militari contri­buirono alla Resistenza, è andato il ringra­ziamento di Napolitano: «Il nostro ricordo, il nostro omaggio a tanto sacrificio si unisce all’impegno a non ripetere più gli errori del passato». Il presidente ha quindi conferito due medaglie d’oro per i meriti acquisiti du­rante la lotta partigiana alle Province di Ge­nova e di Cesena-Forlì. Insomma, c’è chi parla di un 25 aprile «di svolta». È il caso del sindaco di Roma Gian­ni Alemanno, da sempre con orgoglio a de­stra, che oggi si recherà all’Altare della Pa­tria, poi a Porta San Paolo per il corteo del­l’Associazione partigiani, infine a Forte Bra­vetta per inaugurarne idealmente i lavori di restauro e farne «il luogo della memoria». E il segretario del Pd Franceschini si è augu­rato che il capo del governo, a Onna, «non vada per fare un discorso da cerimoniale, ma per dire anche lui quello che tutti gli ita­liani hanno detto per 50 anni: 'Viva la Resi­stenza, viva la Costituzione'». Tuttavia, c’è chi ancora non si fida. Per An­tonio Di Pietro (Idv), quella di Berlusconi «è una mossa per comprare voti». Rosy Bindi invece la condivide ma, temendo «opera­zioni di revisionismo storico», starà «mol­to attenta alle parole» che il premier pro­nuncerà. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (Ansa)
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: