venerdì 28 febbraio 2014

​Due colpi di arma da fuoco per intimidire don Luigi Merola, il parroco anticamorra di Napoli. 
Mai soli contro i boss di Maurizio Patriciello

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Spavento e qualche scalfittura all’auto privata di don Luigi Merola, ma è inquietante il susseguirsi di atti vandalici e intimidatori contro il sacerdote che era parroco nel quartiere napoletano di Forcella nel 2004 quando fu uccisa la piccola Annalisa Durante, vittima innocente della camorra. E contro l’organizzazione criminale che offusca, annienta, imbriglia le vite e l’economia don Luigi Merola si batte facendo crescere conoscenza e consapevolezza nelle coscienze soprattutto dei ragazzi e dei giovani. L’altra notte dunque la Mazda 2 di don Luigi è stata bersaglio di due colpi di arma da fuoco. L’auto era parcheggiata, senza persone a bordo, all’esterno della palazzina dove il sacerdote abita a Marano, grosso centro della periferia nord di Napoli. La notizia ha fatto rapidamente il giro della città, cogliendo di sorpresa persino le persone più vicine a don Merola, che è solito celebrare messa nell’istituto religioso Maria Agostina, a poca distanza dalla rotonda denominata Titanic. Non si sa ancora se a sparare contro la fiancata, lato guida, dell’auto abitualmente guidata dal sacerdote, siano state una o più persone né chi abbia potuto armarle - le indagini sono affidate ai Carabinieri della locale tenenza coordinati dai Carabinieri della Compagnia di Giugliano che non tralasciano nessuna pista o ipotesi - come ignote sono le motivazioni del grave gesto, forse un "avvertimento" per frenare le attività del sacerdote.  Da diversi mesi don Luigi Merola è fatto segno di atti minacciosi di stampo camorristico. «Sono anni che convivo con avvertimenti del genere, ci ho fatto l'abitudine» osserva sempre tranquillo. Ai primi di febbraio, un foro del diametro di circa 30 centimetri, è stato trovato su di un muro della villa assegnata alla Fondazione ‘A voce d’’e creature, creata dal sacerdote nel 2007 per accogliere, seguire, indirizzare la vita, i sogni dei bambini e dei ragazzi dell’Arenaccia, quartiere cerniera tra il centro città e le periferie nord e orientale. Il buco è stato praticato da persone ancora sconosciute in una parete del garage: in un'aula sono poi risultate distrutte alcune suppellettili. L'edificio, prospiciente la Stazione Centrale di Napoli, è un bene confiscato alla camorra: apparteneva infatti al boss "Bambù" Brancaccio. Lo scorso settembre invece è stato rotto con un oggetto contundente il vetro blindato dell'ufficio della Cappella della Stazione Centrale, di cui don Luigi Merola è cappellano da oltre un anno e dove il sacerdote trascorre buona parte della giornata quando non è chiamato ad altri impegni pastorali. Lo spirito del sacerdote non è comunque fiaccato dagli anni trascorsi sotto scorta e dalle minacce della camorra né il suo impegno è venuto meno. «La criminalità organizzata si batte a partire dalla scuola» ripete, ma ieri ha dovuto disdire la conferenza sulla legalità in una scuola della provincia di Latina. «La camorra – annota - ha paura della cultura, di chi si impegna con gli altri e per gli altri nella società».
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