giovedì 26 maggio 2011
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L’elettorato cattolico - e, più in generale, moderato - guarda con una certa apprensione alla sfida all’ultimo sangue per il Comune di Napoli tra il candidato del Pdl Gianni Lettieri e l’ex pm Luigi De Magistris, che guida una coalizione formata dalla strana coppia Idv e Rifondazione Comunista. Scomparsi dalla scena l’ex rettore Pasquino (candidato del Nuovo polo) e il prefetto Morcone (candidato di Pd e Sel), la contesa partenopea sembra aver preso toni piuttosto accesi e radicali. Sul primo candidato - l’ex presidente degli industriali napoletani - pesa il sospetto di essere l’espressione “presentabile” di un gruppo di potere molto forte e consolidato, che fa capo al segretario regionale del Pdl Nicola Cosentino, che ha evitato l’arresto per concorso esterno in associazione camorristica solo grazie al voto della Camera. Sull’ex  pm, i dubbi riguardano il suo passato giustizialista (con indagini clamorose e a vasto raggio, finite in nulla), la mancanza di esperienza amministrativa e il dichiarato impegno per garantire alle coppie gay matrimonio e adozione di bambini, per sancire una liberalizzazione delle cosiddette “droghe leggere” e per l’autodeterminazione eutanasica in tema di fine vita.Spiega Mario Di Costanzo, direttore dell’ufficio del laicato della diocesi di Napoli: «Questa storia napoletana, come del resto le vicende politiche nazionali, sono il frutto dell’omissione e del disimpegno da parte dei laici cattolici. Gli appelli dei papi e dei vescovi continuano a essere ignorati». E dunque, a Napoli, «da una parte abbiamo un candidato proveniente dal mondo industriale che ha suscitato severe critiche persino nel suo ambiente, basti pensare all’ex presidente nazionale di Confindustria, il napoletano Antonio D’Amato. Dall’altra parte c’è, un candidato che ha suscitato la speranza di molti giovani, ma che è sostenuto da una alleanza molto radicale con scelte sui valori piuttosto lontane da quelle del mondo cattolico». Le sortite recenti dell’ex pm hanno sorpreso anche quei cattolici, all’interno del centrosinistra, che si apprestavano a scegliere al ballottaggio De Magistris. L’ex presidente dell’Azione Cattolica nazionale, Raffaele Cananzi, chiamato dalla coalizione che sosteneva Morcone a presiedere il comitato dei garanti delle primarie, ha letto con stupore l’intervista all’«Espresso online» di De Magistris con le sue gravi prese di posizione su famiglia, droga ed eutanasia: «Ho visto che De Magistris ha successivamente un po’ ridimensionato il contenuto delle sua affermazioni, dicendo di essere un cattolico attento conoscitore del Vangelo e ricordando che la sua famiglia è fondata sul matrimonio, sfumando anche sul fine vita e sulle droghe leggere. C’è anche da dire che i temi sui quali ha parlato, dalle unioni di fatto in poi, attengono semmai alla responsabilità del Parlamento nazionale e non certo a quella di un sindaco. Tuttavia, visto che la sua candidatura ha generato un indubbio entusiasmo in una città che sembrava ormai prigioniera del disincanto, e visti anche i suoi appelli al mondo cattolico perché collabori anche a livello di giunta, gli consiglierei di essere più sereno sulla questione dei valori, evitando fughe in avanti che tra l’altro non sono condivise dal grosso della società napoletana».Ma c’è anche chi, come Oreste Ciampa, presidente dell’Unione dei Giuristi Cattolici di Napoli, non fa sconti: «Mi meravigliano i cattolici del Terzo polo e del Pd che, informalmente o formalmente, hanno fatto capire di essere a favore di De Magistris. Si parla tanto e giustamente dei guasti che la camorra fa a livello di coscienze individuali. Ma anche attentare così all’istituto della famiglia fondato sul matrimonio mi sembra altrettanto grave soprattutto in questo contesto “inquinato” dalla malavita». Sulla stessa linea d’onda don Luigi Merola, parroco della zona attorno alla stazione e figura molto conosciuta a livello cittadino per il suo impegno contro la camorra e a favore dei minori a rischio: «Ai  ragazzi insegniamo l’amore per la vita, per la famiglia fondata sul matrimonio: sono questi valori l’antidoto vero al cancro costituito dalla camorra che divora il loro futuro. Io ho stima personale per i due candidati, Lettieri e De Magistris. Mi auguro che la competizione si basi sui problemi reali della città, senza prendere scorciatoie di tipo radicale che portano solo in un vicolo cieco. Il voto cattolico non è disponibile per chi non ne rispetta i valori fondamentali».C’è, però, anche chi non condivide fino in fondo questa impostazione. «In campagna elettorale i candidati dicono di tutto e di più – è l’opinione del professor Lorenzo Chieffi, direttore del Centro Interuniversitario di Bioetica – ma mi auguro che al momento del voto la scelta venga fatta sulle proposte concrete per la città: la questione dei rifiuti, il traffico, la lotta alla criminalità, la disoccupazione, i problemi sociali, l’istruzione. E su questi De Magistris mi sembra avere una visione più fresca e una più chiara discontinuità con il passato e con certi ambienti non limpidi. Sugli altri temi sicuramente importanti, come il fine vita o le unioni di fatto, decide semmai il Parlamento, non certo un sindaco». Già, ma è anche vero che i Comuni sono purtroppo diventati anche "laboratori" in tema di alternative alla famiglia e di cosiddetti testamenti biologici. Ragiona don Doriano De Luca, vicedirettore del settimanale diocesano "Nuova stagione" : «L’impressione generale è che come spesso accade nella sua storia, Napoli stia aspettando da queste elezioni un nuovo deus ex machina che cala dall’alto e risolve i problemi con la bacchetta magica. Lo fu Bassolino, ai suoi tempi. E ora Lettieri si presenta come l’uomo che se verrà eletto riuscirà a portare finanziamenti e opere pubbliche grazie al suo stretto rapporto con il governo nazionale. Mentre De Magistris si propone suggestivamente come il cavaliere del nuovo, il paladino dell’antisistema. Io credo, invece, che la città abbia bisogno di trovare al suo interno le spinte e le forze per rinascere moralmente, economicamente e civilmente». E se dovesse dare ai due candidati un consiglio, quale sarebbe? Don De Luca risponde: «A Lettieri direi di non insistere sul suo programma faraonico di opere pubbliche, di cui la città non ha bisogno, e di concentrarsi sul grande problema di riorganizzare la quotidianità di Napoli. A De Magistris direi che dovrebbe abbandonare il giustizialismo e dovrebbe impegnarsi nella difesa della famiglia tradizionale, che è un’istituzione che a Napoli regge ma che è in grande sofferenza, archiviando i discorsi su altri tipi di unione».
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