venerdì 29 luglio 2011
È protesta dopo la decisione di bloccare i trasferimenti per saldare il debito di 600 milioni con la Protezione civile. L’Anci Campania annuncia una serie di iniziative forti: potremmo riconsegnare le nostre fasce tricolori.
- Rifiuti, la Protezione civile presenta il conto ai Comuni
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«Tagli ai trasferimenti ai Comuni? Non ne so niente». È caduto dalle nuvole Giulio Tremonti quando ieri il governatore della Campania, Stefano Caldoro e l’assessore regionale all’Ambiente, Giovanni Romano, gli hanno chiesto notizie del decreto, reso noto da Avvenire, che per recuperare i debiti dei Comuni campani per la gestione dei rifiuti preleverà parte dei trasferimenti erariali, Irpef compresa, agli enti locali della regione. Dunque, si tratterebbe di un’iniziativa della Presidenza del Consiglio dei ministri e del Dipartimento della Protezione civile, in affanno con le richieste dei creditori (imprese, fornitori, società, ecc.) per i 16 anni di commissariamento nella regione. Strano che Tremonti non ne sappia nulla visto che il ministero dell’Economia non ha un ruolo secondario. Anzi dovrà poi essere il dicastero di Tremonti a utilizzare, assieme al ministero dell’Interno, questi fondi recuperati per pagare i debiti che le varie strutture commissariali hanno accumulato in 16 anni di emergenza rifiuti. La Protezione civile vanta crediti calcolabili tra i 600 e i 700 milioni di euro. Una cifra che servirebbe a pagare l’enorme debito che la stessa struttura e i Consorzi provinciali hanno accumulato, in circa 16 anni, con imprese e fornitori. Una cifra che ha allarmato gli enti locali e che, da quando la notizia si è diffusa, sta causando vibrate proteste, delle quali si fa portavoce il presidente della sezione campana dell’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani), Gaetano Daniele: «Quello che ho appreso dal vostro giornale è un sopruso inaudito. Chi dice di avanzare quelle somme opera una colossale mistificazione della verità storica di questa vicenda e delle relative responsabilità di fatto».Così l’ex sindaco di Afragola entra nel merito: «I Comuni campani hanno già subito costi mostruosi dovendo spesso far fronte a situazioni le cui responsabilità sono da attribuirsi al commissariato di Governo. Se i rifiuti sono per strada è perché i commissari straordinari, pur avendo gestito somme ingenti, non hanno realizzato gli impianti per smaltirli. Questa è una responsabilità propria dei commissari e non dei Comuni che hanno il solo compito di sversare i rifiuti. Ovvio, poi, che ci sono state amministrazioni comunali inadempienti per altri motivi. Ma, tornando al decreto, non ho difficoltà a dire che è privo di fondamento giuridico». Daniele annuncia battaglia: «Ci saranno azioni legali a tutela dei Comuni. È paradossale che lo Stato, che non ha svolto i suoi compiti, se non in parte quasi irrilevante, ora "chieda il conto" per ciò che in realtà non ha fatto. Mi auguro che i parlamentari campani spendano ogni energia, a prescindere dai diversi schieramenti politici, per impedire questa beffa, l’ennesima, che verrebbe consumata a danno dei cittadini campani. Se così non sarà, proporrò ai 551 sindaci di questa regione di consegnare le fasce tricolori nella sede del ministero dell’economia». Molto più concilianti le parole di Giovanni Romano, assessore all’Ambiente della Regione Campania e sindaco di Mercato San Severino, "virtuoso" comune della provincia di Salerno. Pur non condividendo modalità e merito del provvedimento della Presidenza del Consiglio, Romano dichiara: «Occorre un tavolo per avviare una discussione su questa vicenda e trovare un percorso condiviso per non rendere particolarmente dolorosa una situazione già molto delicata per i nostri Comuni e, ovviamente, per le famiglie gravate dalla crisi economica».
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