venerdì 3 marzo 2023
Il ministro per la Protezione civile e il mare: la siccità è vera calamità, nel Pnrr ci sono 4 miliardi ma vanno realizzate dighe, dissalatori, impianti aziendali di raccolta dell'acqua piovana
Il ministro Sebastiano Musumeci

Il ministro Sebastiano Musumeci

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«Col cuore dobbiamo pensare che potevamo salvarle quelle 67 vittime, con la ragione però abbiamo il dovere di attendere l’esito delle indagini». Usa parole prudenti, Nello Musumeci e, anche da ex presidente della Regione Siciliana, il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare si chiede anche: «Quante altre persone potevamo salvare delle 26.040 morte annegate negli ultimi 10 anni nel Mediterraneo? E ancora. Quante volte è stato messo sotto accusa il ministro dell’Interno di turno?».

In realtà Piantedosi, al di là delle responsabilità ancora da accertare, è sotto accusa soprattutto per il tenore delle parole usate.

Conosco Piantedosi per bravissimo poliziotto , con una carico di umanità che forse non appare. Ho l’impressione che da parte di qualche forza politica ci sia il tentativo di strumentalizzare la drammaticità di un evento che presenta un bilancio pesantissimo in vite umane. Direi di fermarci un attimo: abbiamo tutti il dovere di attendere l’esito delle indagini. Se emergeranno responsabilità è giusto che chi deve pagare paghi.

Questa tragedia, come ha sottolineato Mattarella nel messaggio di cordoglio, riguarda soprattutto migranti in fuga da zone di conflitto o persecuzioni.

Il migrante che fugge da guerre e persecuzioni ha il diritto di approdare sulle nostre coste nella più assoluta sicurezza e non da “pegno umano” nelle mani di ignobili criminali. Ma l’auspicio che tutti dobbiamo formulare, senza retorica, è che davvero il Mediterraneo cessi di essere un cimitero senza croci.

Come passare, però, dagli auspici ai fatti concreti?

Da sola l’Italia non ce la può fare. Ma sono fiducioso: l’Europa mostra sul tema una inedita attenzione. Il 23 il tema sarà in agenda sul tavolo dei leader, come richiesto da Giorgia Meloni, nel prossimo Consiglio europeo.

Ci sono altre emergenze che rientrano direttamente nelle sue competenze. Prima fra tutte la siccità.

Non chiamiamola più emergenza. Si tratta di un fenomeno che va avanti da anni, che quest’anno ha assunto i caratteri di vera e propria calamità: meno pioggia, meno neve e totale impreparazione da Nord a Sud. Nell’ultimo decennio è mancata la programmazione, bisogna passare all’azione.

Come intervenire?

Come azioni nel breve termine, abbiamo dichiarato lo stato di emergenza in 10 Regioni nominando commissari i rispettivi presidenti, mettendo a loro disposizione risorse per 55 milioni. A medio e lungo termine occorrerà invece intervenire sulle infrastrutture, accelerando le procedure. In Italia non si fa una diga da 40 anni, in Sicilia a Pietrarossa ne ho riattivata una che era ferma dagli anni ‘90. Si tratta poi di fare la manutenzione degli impianti già esistenti, che in gran parte sono insabbiati; c’è da sostituire la rete idrica delle città in cui la perdita d’acqua a regime supera il 40%; vanno realizzati dissalatori e depuratori per l’irrigazione dei campi e gli usi industriali. In co-finanziamento pubblico-privato, infine, come abbiamo fatto in Sicilia, vanno realizzati impianti aziendali per il recupero dell’acqua piovana.

Nel Pnrr le risorse stanziate sono sufficienti?

Per il settore acqua sono a disposizione 4 miliardi. Si tratta ora di metterli “a terra”, dando vita una cabina di per la programmazione e la ricognizione, e nominando un commissario con poteri in deroga per l’attuazione del piano.

Per la Protezione civile in Italia non manca mai “lavoro”.

Ma la linea del governo è andare oltre la gestione delle emergenze, dando nuovo impulso alla previsione e alla prevenzione. Il codice di Protezione civile, che è del gennaio 2018, va adeguato al nuovo contesto in materia di cambiamento climatico e orientato maggiormente alla prevenzione e al potenziamento della comunicazione: i cittadini vanno resi più consapevoli delle vulnerabilità del loro territorio. Occorrono poi nuove norme per la ricostruzione post-calamità che, visti i precedenti, indichino con certezza la durata degli interventi.

E sull’accoglienza della gente ucraina?

Abbiamo stanziato 89 milioni, 40 dei quali destinati a Comuni per potenziare le loro politiche sociali. Nella speranza che questa emergenza un giorno, prima possibile, possa finire per la cessazione delle ostilità.

La delega per il mare è una novità, come pensa di intervenire?

Il nuovo ministero ha una funzione di coordinamento fra i soggetti interessati. Contiamo di realizzare, entro luglio, un piano nazionale per il mare, che andrà aggiornato ogni tre anni.

Infine l’autonomia differenziata. La conferenza Stato Regioni si è spaccata sul piano Calderoli. Da ex governatore del Sud vede deri rischi?

Nessuno ci crede più di me. Bisogna sgombrare il capo dalla demagogia visto che l’autonomia differenziata la prevede la Costituzione.

Tutto dipende da come la si attua, se mette o meno in pericolo l’unità del Paese.

La bozza Calderoli premia i virtuosi, e stimola comportamenti virtuosi, ma non pensa di fare figli e figliastri. Si tratta di archiviare il concetto di spesa storica, che “cristallizza” sprechi e disservizi e passare ai Lep, i livelli essenziali di prestazioni. Il confronto con il Parlamento e le diverse articolazioni istituzionali è aperto, per arrivare a un risultato che sia equo e giusto. Ma le leggi camminano sulle gambe degli uomini, non mi illudo che con l’autonomia differenziata si porrà fine al divario Nord-Sud.

Purché non aumenti...

Non accadrà. Noi meridionali dobbiamo smettere di essere fatalisti e provare a osare un po’ di più. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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