lunedì 4 febbraio 2013
​L'ex presidente del Monte dei Paschi (nella foto) si è avvalso della facoltà di non rispondere. Mentre il supertestimone afferma l'esistenza di «una banda del 5%» che prendeva una percentuale illecita su ogni operazione.
Le virtù capovolte di Luigino Bruni (3/2/2013) 
IL RETROSCENA Già nel 2008 i primi esposti sulle anomalie del Monte (Nello Scavo)
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​E adesso che sono sparite le email e intere cartelle di documenti informatici, il rischio di provvedimenti per inquinamento delle prove è davvero alto. Forse anche per questo Giuseppe Mussari si è detto disponibile a parlare. Non ieri, ma tra due giorni sì. In tanti avevano scommesso sul suo silenzio. In molti adesso tremano alla sola idea che l’ex presidente di "babbo Monte", possa lasciar baluginare qualcuno dei segreti della più antica banca in attività.Dal computer di Mussari, indagato per reati che vanno dall’ostacolo agli organi di vigilanza fino alla manipolazione del mercato, «sono stati cancellati tutti i messaggi di posta elettronica. Lo stesso – rivelano fonti investigative – è avvenuto sui centraloni della banca». Si tratta in particolare di corrispondenza del 2007, anno in cui venne trattata l’acquisizione di Antonveneta. La conferma, secondo gli uomini della Guardia di finanza, che c’è qualcosa da nascondere e qualcuno disposto a farlo (a indagini in corso) anche con gli ex vertici oramai estromessi dal piano nobile di Rocca Salimbeni.«Se non ci scippano l’inchiesta – confida con calcolata enfasi una fonte investigativa senese – qui rischiamo di replicare Tangentopoli». Al momento la procura di Trani ha trattenuto una parte delle indagini su Mps e ha inviato ai pm toscani alcune delle altre ipotesi di reato che emergevano dall’esposto depositato nei giorni scorsi dall’Adusbef. Anche a Roma è aperto un fascicolo e si profila all’ennesima guerra tra procure, con il rischio di fare dell’indagine uno spezzatino che negli uffici giudiziari di Siena viene visto come una disgrazia.L’affaire Mps è sempre più un intrigo all’italiana. C’è la politica, quella locale e quella nazionale. Con uomini del Pd seduti in plancia di comando ed esponenti del Pdl a cui non è mai stata chiusa in faccia la porta corazzata del caveau, né i tavoli per la spartizione di finanziamenti e carriere. Il Monte ha le mani su 34 società controllate e una sessantina di compartecipate. Solo per i Cda si parla di mezzo migliaio di poltrone. Trattative alle quali, stando alle intercettazioni trapelate e che devono essere "sviluppate" dai pm, si interessano anche esponenti nazionali. C’è poi la finanza internazionale, da Jp Morgan ai giapponesi di Nomura, fino alle più blasonate società di revisione che, stando alle accuse, si sarebbero fatte truccare i bilanci (inconsapevolmente?) sotto il naso.Ma quella di ieri è stata la giornata di Giuseppe Mussari, ex presidente di Banca Monte dei Paschi e dell’Associazione bancaria italiana. È arrivato poco dopo le 15,20 negli uffici della procura di Siena per essere interrogato sul controverso acquisto di Antonveneta, pagata 10 miliardi e assicurando a Santander una plusvalenza di tre miliardi in un solo mese. Con i pm Mussari non c’è rimasto a lungo. Dopo neanche mezz’ora era già di ritorno a casa. Non ha parlato, ieri. Ma lo ha fatto in modo che all’esterno si sapesse che non vuole essere il capro espiatorio di quel "groviglio armonioso" su cui si è retto il "sistema Siena". Secondo quanto spiegato da uno dei suoi difensori, l’avvocato Fabio Pisillo, Mussari ha chiesto il rinvio dell’interrogatorio rendendosi disponibile da giovedì in avanti, perché un altro dei suoi legali, Tullio Padovani, non sarà libero prima di allora. Fonti giudiziarie hanno confermato che Mussari si è detto disponibile a rispondere alle domande dei pubblici ministeri Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso. I magistrati, però, non hanno accolto la richiesta di rinvio, costringendo l’illustre indagato ad avvalersi della facoltà di non rispondere. «Solo per questa circostanza», assicurano fonti vicine all’ex presidente di Mps.I conoscitori del "groviglio" senese, non senza malizia, fanno osservare che la mossa di Giuseppe Mussari può essere anche orientata a verificare su quali appoggi possa ancora godere dopo che è stato disarcionato da ogni incarico.Più circoscritta a singoli episodi è invece apparsa la testimonianza, resa a Roma, di Antonio Rizzo, ex funzionario della Dresdner Bank. Il manager finanziario ha confermato le accuse nei confronti degli ex vertici di Mps, ribadendo – grazie anche ad alcune registrazioni audio che ha consegnato ai finanzieri – l’esistenza di quella da lui già definita nel 2008 davanti ai pm della "banda del 5%", così definita dalla percentuale che avrebbe pretesto su ogni operazione finanziaria.
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