martedì 29 marzo 2022
In provincia di Lecce, un operaio è rimasto folgorato dall’alta tensione. Nel Mantovano, un 52enne si è ribaltato con il muletto, mentre nel Pavese, un uomo è caduto dal tetto che stava riparando
Il braccio meccanico che ha provocato la morte di Antony Turnone, andando a toccare i cavi dell'alta tensione

Il braccio meccanico che ha provocato la morte di Antony Turnone, andando a toccare i cavi dell'alta tensione - Ansa

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Folgorato dall’alta tensione. Così è morto Antony Turnone, operaio di 30 anni, nato a Martina Franca e residente a Crispiano, comuni della provincia di Lecce. Il giovane stava manovrando un braccio meccanico all’interno di un parco fotovoltaico a San Donato, quando il mezzo ha urtato i cavi elettrici e la violentissima scarica l’ha investito in pieno. «È inaccettabile che nel terzo millennio si continui a morire sul lavoro», tuona il sindaco di Martina Franca, Franco Ancona, mentre il primo cittadino di Crispiano, Luca Lopomo, parla di «insopportabile morte».

Sconvolti anche i sindacati: «Tutto ciò è inaccettabile», si legge in una nota di Cgil, Cisl e Uil leccesi. «Serve un cambio repentino di cultura, della cultura della prevenzione e della sicurezza», chiedono i segretari generali Valentina Fragassi, Ada Chirizzi e Salvatore Giannetto.

Un secondo lavoratore, Giacomo Turra, 52 anni, di Rudiano, in provincia di Brescia, ha perso la vita nel cantiere della nuova casa di riposo di Castel Goffredo, nel Mantovano. Mentre era alla guida di un muletto, l’uomo ha perso il controllo del mezzo che si è ribaltato schiacciandolo. Per liberare il corpo senza vita sono dovuti intervenire i Vigili del fuoco, mentre i tecnici della medicina del lavoro dell’Ats Valpadana, con i carabinieri, stanno indagando per risalire alle cause della tragedia. Secondo una prima ricostruzione, il lavoratore, subito dopo la pausa pranzo, si era messo al lavoro a bordo di un muletto dotato di benna, per spostare della sabbia accumulata in varie parti del cantiere. L’operazione è andata avanti regolarmente per un po’ fino a quando il mezzo non è salito, con le ruote, sopra un cumulo di sabbia, che lo fatto sbilanciare e piegare su un lato fino a rovesciarsi. Il lavoratore, un capocantiere, che, stando almeno a questa prima ricostruzione, pare non avesse il casco protettivo e non indossasse nemmeno le cinture, è stato sbalzato fuori dal mezzo che, poi, rovesciandosi lo ha schiacciato.

Sempre in Lombardia è morto un terzo lavoratore. L’incidente è avvenuto domenica pomeriggio, quando Angelo Pezzoni, 47 anni, ha deciso di salire sul tetto della propria casa, a Badia Pavese, per eseguire dei piccoli lavori di manutenzione. L’uomo, un operaio, aveva già effettuato questo tipo di manovre ma, questa volta, qualcosa è andato storto. Per cause accidentali, il 47enne ha perso l’equilibro ed è caduto da un’altezza di circa 5 metri. Sul posto sono intervenuti gli operatori del 118, con l’elisoccorso giunto dall’ospedale Niguarda di Milano, ma i tentativi di rianimarlo sono stati vani.

La giornata di ieri ha visto, infine, altri due gravi incidenti sul lavoro, fortunatamente non mortali. All’ospedale Santo Spirito di Roma è ricoverato in codice rosso un operaio di 44 anni, caduto dalla cima di un albero mentre eseguiva lavori di potatura, in zona Prati. Per cause in via di definizione da parte dell’autorità giudiziaria, l’uomo è caduto dal cestello su cui stava lavorando, riportando ferite molto gravi. Il mezzo è stato posto sotto sequestro. Sul posto per ulteriori accertamenti anche personale dello Spresal e dell’Ispettorato del lavoro.

Infine, un altro operaio forestale è rimasto ferito in modo grave in un infortunio avvenuto in tarda mattinata a Piazzatorre, in località Prati di Pegherolo, in una zona boschiva in provincia di Bergamo. L’operaio è stato colpito da una pianta e ha riportato un trauma cranico commotivo e un trauma toracico. È stato trasferito all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo in codice rosso con l’elisoccorso.

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