sabato 19 aprile 2025
Un territorio ricco di risorse naturali e boschi pregiati, dilaniato da conflitti territoriali e politici. In questo Stato del Messico le sparizioni forzate sono iniziate nel 20 con la 49enne Claudia
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Dare voce alle donne. Quando e dove non ne hanno. Perché della loro condizione ancora troppo svantaggiata si sappia e si parli. Dal Libano all’Iraq, dal Messico alla Nigeria, dall’Afghanistan alla Somalia, dall’India al Perù: sono 10 le reti indipendenti di giornaliste che hanno aderito alla nostra proposta “Donne senza frontiere”, il progetto di Avvenire per l’8 marzo 2025. A partire da quella data pubblichiamo ogni 15 giorni un reportage di ciascuna delle reti coinvolte. Questa puntata è stata realizzata dalla Red mujeres periodistas de Oaxaca, Stato del Messico meridionale.

Il silenzio della mezzanotte del 5 novembre 2024 è stato interrotto dagli spari esplosi da due uomini in moto che hanno colpito le sorelle Adriana e Virginia Ortiz García, indigene e impegnate nella difesa dell’ambiente a El Rastrojo, comunità di San Juan Copala, vicino a Juxtlahuaca, nello Stato messicano di Oaxaca. Là vive l’etnia triqui, in una terra contesa e dilaniata da conflitti territoriali, politici, di leadership. Oltre a battersi per l’ecosistema, le due attiviste lottavano per scoprire quanto accaduto alle loro cugine Daniela e Virginia, anche loro native triqui, rapite nel 2007 e mai tornate a casa. Adriana e Virginia sono 2 delle 7 ambientaliste assassinate nell’Oaxaca tra il 2018 e il 2024. Tutte appartengono al popolo triqui. Nel sud del Messico, difendere ciò che è tuo, della famiglia, del tuo popolo, rivendicare i propri diritti e quella della comunità di appartenenza è sinonimo di aggressione, criminalizzazione, sparizione e persino morte.

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Oaxaca, al primo posto per gli omicidi delle ecologiste

Da dicembre 2018 a dicembre 2024, 58 difensori dell’ambiente sono stati assassinati: sette sono donne, secondo il rapporto “Tutti i loro nomi, tutte le loro lotte”, realizzato da varie organizzazioni della società civile. Gli omicidi delle attiviste hanno un impatto ancora maggiore sul tessuto sociale rispetto a quelli dei colleghi uomini: le radici della comunità vengono recise e si genera un terrore incontrollabile, come afferma il Consorcio Oaxaca. Secondo Yésica Sánchez Maya, membro del consiglio di quest’organizzazione, l’uccisione di una paladina della terra rappresenta un colpo ancora più duro per la collettività. «Tutti gli attacchi ai difensori cercano di ostacolare, cancellare, eliminare la lotta per la difesa dei diritti umani o della libertà di espressione. Quando le vittime sono donne, però, si rivelano più efficaci», aggiunge Sánchez. Molte di loro sono capofamiglia: al ruolo sociale, dunque, si somma quello economico. «Nella comunità, inoltre, si crea un terrore diffuso: le persone hanno paura di alzare la voce, denunciare, sfidare il patriarcato e il potere perché si tratta di azioni ad alto rischio. Nel caso delle sparizioni, le conseguenze sono perfino più dolorose poiché la sofferenza si dilata nel tempo», sottolinea.

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Dove sono Irma, Claudia e Sandra?

Per aver denunciato la corruzione nell’amministrazione dei servizi sociali a Asunción Nochixtlán , uno dei 570 Comuni dell’Oaxaca, Claudia Uruchurtu Cruz è scomparsa il 26 marzo 2021, più di quattro anni fa. Aveva 49 anni. Quello di Claudia è stato il primo caso ad essere classificato come sparizione forzata: la presunta responsabile è Lizbeth Victoria Huerta, allora presidente del municipio situato nella regione Mixteca. «Ci hanno detto che l’hanno messa in un furgone. E l’hanno confermato le telecamere di sicurezza. Da quel momento, però, non sappiamo più nulla di nostra sorella; è sparita senza lasciare traccia, la nostra speranza è che si faccia viva, la stiamo ancora cercando», raccontano Sara ed Elizabeth Uruchurtu Cruz. Ma non è tutto: nonostante le prove sulla colpevolezza di Lizbeth, il Tribunale superiore dell’Oaxaca, a cui la difesa dell’imputata aveva fatto ricorso, ha deciso di modificare la sentenza. «L’hanno rilasciata», affermano le sorelle, che dopo il verdetto hanno descritto quello statale come un «governo dell’impunità».




Adriana e Virginia Ortiz García sono state uccise
il 5 novembre: oltre a battersi per l’ecosistema,
le due sorelle lottavano per scoprire
quanto accaduto alle loro cugine Daniela e Virginia,
anche loro native del popolo triqui,
rapite nel 2007 e mai tornate a casa

Cinque mesi dopo, il 27 ottobre 2021, Irma Galindo Barrios, guardia forestale di 39 anni di Atatlahuca, è scomparsa a Città del Messico, nonostante fosse sotto la protezione del Meccanismo federale per i difensori dei diritti umani. Una settimana prima, il 21 ottobre 2021, attraverso i social network, Irma aveva puntato il dito sul governo locale: «Da più di due anni sta impiegando varie strategie, tra cui lo sfollamento forzato, nei confronti degli abitanti di Mier, Terán e Ndoyonuyuji». La terza sparizione forzata è avvenuta il 4 ottobre scorso: l’attivista del popolo Ayuuk, Sandra Domínguez, è scomparsa insieme al marito Alexander Hernández in una comunità al confine tra Oaxaca e Veracruz. Nel 2023 Sandra aveva rivelato che la propria fotografia era stata utilizzata in una chat pornografica creata da funzionari dell’Istituto nazionale dei popoli indigeni.

Cosa c’è nell’Oaxaca che deve essere difeso?

L’Oaxaca si trova nel sud-ovest del Messico e confina con Chiapas, Veracruz, Puebla, Guerrero e l’Oceano Pacifico: è il quarto Stato più grande della Repubblica messicana e agli ultimi posti per lo sviluppo sociale insieme ai vicini Chiapas e Guerrero. Quest’area, tuttavia, possiede risorse naturali ingenti, come la giungla di Los Chimalapas - che significa “ciotola d’oro” -: 595mila ettari di boschi pregiati che si estendono anche in Chiapas e Tabasco. Situato nella parte più stretta del Paese, per l’Oaxaca passa anche la maggior parte del tragitto del “Corridoio interoceanico dell’Istmo di Tehuantepec”: una maxi-ferrovia tra i due oceani voluta dal precedente governo di Andrés Manuel López Obrador e inaugurata alla fine del 2023. Il “Canale messicano”, l’hanno soprannominato i media, poiché dovrebbe rappresentare un’alternativa allo stretto di Panama. Le sue terre, inoltre, sono considerate ideali per l’estrazione mineraria, l’installazione di turbine eoliche e la creazione di complessi turistici. Le multinazionali globali sono ansiose di accaparrarsele con l’appoggio dei rispettivi governi. In questo contesto, sono aumentate le denunce di intimidazione, attacchi e criminalizzazioni contro le comunità impegnate nella resistenza ai mega-progetti.

Di fronte al numero allarmante di casi di sparizione – oltre 125mila dal 2000 in base al registro ufficiale -, lo Stato messicano ha istituito commissioni di ricerca, sia a livello federale che statale. In Oaxaca da poco c’è una Commissione per l’attenzione alle vittime, il cui presidente è stato criticato per non aver incontrato il comitato locale per la ricerca delle persone scomparse. Martha Pablo Cruz, che cerca suo figlio Jassiel Vladimir dal 2019 e ha fondato il collettivo “Alla ricerca dei nostri”, si è indignata per il fatto che la Commissione ha sottoscritto l’affermazione di un funzionario governativo secondo cui l’83 per cento delle persone scomparse nell’Oaxaca è stato localizzato. «Quelle cifre sono false», sostiene Martha. In base al monitoraggio “Tutti i loro nomi, tutte le loro lotte”, tra dicembre 2018 e ottobre 2024 sono stati registrati 252 attentati gravi nei confronti dei difensori dei diritti umani in tutto il Messico. In 225 casi si tratta di omicidi, il resto sono sparizioni. La violenza è diffusa a livello nazionale ma il sud-est è la parte più pericolosa con oltre il 50 per cento dei delitti. Cinquantotto assassinii, nel periodo di riferimento, sono stati perpetrati in Oaxaca. Un mese dopo, il 6 novembre 2024, se ne sono aggiunti altri due: le vittime erano attivisti triqui.

(traduzione dallo spagnolo a cura di Lucia Capuzzi)


La Red mujeres periodistas de Oaxaca, spazio di ascolto, sostegno e lavoro comune

Paulina Ríos e Diana Manzo, autrici di questo reportage, sono tra le fondatrici della Red mujeres periodistas de Oaxaca, organizzazione creata nel marzo 2022 da nove giornaliste dello stato del sud del Messico. Uno spazio di sostegno, accompagnamento, ascolto e lavoro comune tra reporter donne specializzate nel racconto della violenza di genere. Invece di concorrenti, le componenti della Rete si considerano alleate nello sforzo per realizzare un giornalismo che rispetti la dignità femminile, la collochi al centro della notizia, riconosca lotte, obiettivi, contributi delle donne. Un’immagine più completa e sfaccettata di quella di semplici vittime, come spesso sono rappresentate dai media. Tra le iniziative principali, la redazione di un manuale di auto-aiuto in collaborazione con il Gruppi per gli studi sulla donna Rosari Castellanos. E la partecipazione a Patchwork Healing Blanket / La Manta de la Curación: rispondendo all’appello lanciato dalle artiste Lourdes Almeida, Susana Casarin, Yolanda Luna e Margara de Haene, la rete ha confezionato uno dei seicento “pezzi” di stoffa da 70 centimetri per 70. L’opera collettiva – un’enorme coperta – è stata esposta in tutto il Paese. Da questo è nata poi “Hilos de justicia”, fili di giustizia. «In un mondo accelerato, in rincorsa continua del futuro, abbiamo deciso di fermarci e guardare al passato. Abbiamo ricamato storie, quelle che si ripetono, per risignificare il presente», spiegano dalla Rete. Paulina Ríos, con trent’anni di esperienza, dirige il portale Página 3 (pagina3.mx) mentre Diana Manzo, indigena zapoteca, guida la redazione di Istmo Press e collabora con varie testate nazionali e locali.

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